Dal diario di Elisabeth
Sono lieta di poter finalmente tornare a vergare queste pagine.
Non lo credevo davvero dopo il mio terrificante viaggio, giuro che mai più Salirò su una nave né lascerò la mia amata casetta, ma ahimè questa orribile traversata oltre il tremendo dolore di lasciare mia sorella è il prezzo da pagare per essere voluta al college, qui a New Port,in Irlanda.Devo ammettere però che ne è valsa davvero la pena: Waterford è un posto davvero magnifico, ma sarà meglio iniziare da una descrizione accurata...Dunque il college si trova nell’ adorabile paesino di New Port,una cittadina abitata in prevalenza da pescatori,ed è situato nella parte “alta” del villaggio;alta proprio nel senso“glietterale”,come
Dice Adele della parola, visto che è un gigantesco edificio arroccato sull’unica altura del villaggio da cui domina tutte le casette sottostanti.
Io avrei preferito che il college fosse situato tra quelle pittoresche casupole colorate nel mezzo del via vai inarrestabile delle barche, dove il mare ti accompagna sempre con il suo dolce rombo...Comunque è lo stesso un bellissimo edificio:un complesso in stile elisabettiano con i muri color del cielo e ampie finestre stuccate;un lungo viale alberato conduce all’ampio portone d’ingresso. Il giardino è all’altezza di quello delle Americhe,con roseti ,fontane, statue e vialetti in un impeccabile stile italiano .Un imponente scalinata conduce al primo piano dove si trovano i dormitori femminili;ho scoperto con mio grande disappunto che la mia non è una camera singola ma che la dovrò dividere con due ragazze che non ho ancora conosciuto ma di cui so solo i nomi:Katherine Moore e Rosamund Landford. A parte questo la mia nuova stanza è il più grazioso e dolce nido che una ragazza possa sognare. Certo il tappeto di velluto dorato e le tende di raso che decoravano la mia camera nella villa sono scomparsi ma sono più contenta cosi .Il pavimento è coperto da un bello stuoino fatto a mano e le tende di fine mussola verde pallida lasciano entrare,svolazzante una brezza fragrante;le pareti sono ricoperte da un’allegra tappezzeria decorata con fiori di melo. Non ci sono più i bei mobili di mogano ma solo un'ampia libreria laccata di bianco,pronta ad accogliere i pesanti libroni su cui tra poco dovrò sudare sette camicie,una grande sedia a dondolo di vimini coperta da un cuscino colorato, un tavolino rivestito di mussola bianca,una deliziosa specchiera e tre bassi lettini anch’essi dipinti di bianco, completano l’arredamento. Appena arrivata, mi è stata data la possibilità ,come a tutti gli studenti, di rinfrescarmi,visto che le lezioni sarebbero iniziate solo di lì e qualche ora. Ho approfittato appieno del tempo a mia disposizione: prima di tutto mi sono fatta un bagno rilassante e devo ammettere che ho rimpianto la vecchia Solly che mi lavava la schiena e Amy che mi schizzava. Basta quando ho deciso che sarei venuta a Waterford e che mi sarei separata da mia sorella ho giurato che non avrei perso tempo a rinvangare il passato quindi... Per farla breve mi sono lavata e ho indossato la mia nuova divisa fragrante di bucato;la divisa del college è formata da una graziosa camicetta turchese con una giacca blu e una gonna a pieghe dello stesso colore della giacca.. Una volta vestita mi feci una piccola coda legata con un nastrino blu e lasciai il resto dei capelli sciolti sulle spalle. Resa presentabile mi recai al piano di sotto, dove c’erano la mensa e il salone degli studenti;entrai in quest’ultimo, una grande sala con ampi divani, molti tavoli, un lunga libreria che correva lungo tutta una parete e un grandissimo camino in cui ardeva un bel fuoco scoppiettante. Per tutta la sala c’erano studenti impegnati nelle più diverse attività: molti ragazzi stavano pigramente distesi davanti al camino ,immersi nella discussione sulla costruzione di un nuovo campo da cricket. Un ragazzo alto si esercitava in un angolo a suonare il flauto per nulla infastidito dal frastuono che lo circondava, in un tavolo si giocava a biglie, in un altro si svolgeva una partita a dama, mentre sprofondato in un divano, c’era un ragazzo immerso nella lettura, senza contare tutti quelli che ancora carichi di valigie si affollavano nella sala per salutare i compagni. Mi sentii così attratta da questa invitante visuale che a poco a poco uscii dal mio cantuccio e quando una ragazza dall’aria vivacissima sbucò da dietro un divano a velocità incredibile e inciampò in un tappeto finendo così ai miei piedi ebbi perfino l’ardire di slanciarmi verso la ragazza, con il timore di trovarla mezza morta. Invece la bambina strizza per un momento gli occhi,e poi li spalancò calmissima,con un esclamazione di sorpresa:
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<<>> Risposi un po’esitante.
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<<>> Disse quella con un’alzata di spalle però sembrava dispiaciuta perciò soggiunsi
<<>> Rise e poi esclamò
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<<>> Soggiunsi, ma troppo tardi, lei era già schizzata via in direzione del giardino. Scossi la testa, non che questa Katherine mi fosse antipatica, anzi, però si comportava un po’ troppo da maschiaccio per i miei gusti. Soprattutto mi mancava Amy lei si che si sarebbe catapultata verso i campi... Comunque non è certo signorile giocare a cricket, mi sorprende che l’insegnante di etichetta lo permetta... Sempre che ci sia un insegnante di etichetta... Mi accorsi che erano già le tre e mancava solo un’ora all’inizio della lezione tanto valeva disfare davvero i bagagli. Mi avviai verso la mia stanza, percorsi il corridoio in tutta fretta e mi precipitai verso la mia stanza, pronta a catapultarmi sul letto... Peccato che il mio letto fosse già occupato... Seduta sul copriletto di trapunta rosa era seduta una ragazza che dimostrava si e no quattordici anni, molto graziosa a dire il vero con due lucide trecce castane e due enormi occhi azzurri; una combinazione rara e interessante. Era così intenta nel suo lavoro, ripiegare accuratamente camicette di vari colori, che non si era nemmeno accorta del mio ingresso. Mi sentii in dovere di dire qualcosa così esclamai:
<<>> Lei al sentire la mia voce balzò in piedi tutta rossa rovesciando la perfetta pila di camicie
<<>> Poi si chinò imbarazzata per raccogliere i vestiti. Io tentai di precederla ma così facendo sbattemmo le teste e finendo a gambe all’aria, una posizione certamente poco signorile; Ero riuscita solo a peggiorare le cose, infatti, ora stavamo lì immobili a guardarci ancora più imbarazzate di prima, ma proprio quando stavo meditando se era meglio sprofondare nel pavimento o nascondersi per sempre quando qualcuno spalancò la porta come una furia. Un bolide rosso si catapultò nella stanza, inciampò nella pila rovesciata di camicette e capitombolò a terra. A questa vista, poiché il bolide chi altri poteva essere se non Katherine Moore la tensione che si era accumulata si sciolse come neve al sole e tutte e tre scoppiammo a ridere come matte, circa dieci minuti dopo ci calmammo, con le convulsioni e le lacrime agli occhi, Rosamund fu la prima a riprendere la parola.
<<>> Esclamò sorridendo indicando il mucchio stropicciato e sporco di quelle che una volta erano state impeccabili camicie. Noi balzammo in piedi, vergognose e ci mettemmo alacremente al lavoro. Io e Katie, mi chiese di chiamarla così, ci dedicammo alle camicie, Rosie sistemò il resto del suo bagaglio. Una volta che la sua roba fu a posto, ci dedicammo ai nostri bagagli e in meno di un’ora la roba fu a posto. Ovviamente avemmo le nostre piccole difficoltà, quando tre ragazze armate di buona volontà si mettono all’opera, è impossibile evitarle: così ci ritrovammo con un'anta dell’armadio in meno, che era rimasta in mano a Katie, la stanza allagata dalla bacinella per lavarsi che avevo rovesciato, un letto con il materasso rotto perché c' eravamo gettate sopra, oltre ovviamente a una dozzina di guai minori. Quando finalmente esauste ci buttammo (in tre) sulla sedia a dondolo che cigolò paurosamente, era già l’ora di andare a lezione. Mentre ci avviavamo cicalando allegramente verso le aule, venni a sapere, con mia grande disperazione, che nessuna delle due frequentava il mio anno. Infatti, io grazie alla mia solida preparazione, merito di Julien, sarei entrata al secondo anno, Katherine era già al penultimo, mentre Rosie avrebbe iniziato dal primo. Sarà meglio prima spiegare com’è organizzato il college di Waterford. L’università dura quattro anni e uno, a seconda delle sue capacità viene inserito in uno dei quattro corsi. Le lezioni si svolgono fortunatamente solo la mattina, ma di pomeriggio ci sono alcune attività come teatro, coro, orchestra e sport vari che permettono di accrescere il “bagaglio culturale dello studente”. Rosamund fu la prima di noi a entrare tremante nella sua aula dove si accalcavano primini terrorizzati; mentre io e Katie ci incamminavamo verso le nostre classi io smisi di ascoltare il suo inarrestabile chiacchiericcio. Cominciai a chiedermi con ansia crescente se, dopotutto avessi fatto bene a iscrivermi al secondo anno, e se quello non fosse stato solo un gesto dettato dalla presunzione, e se fossi stata l’ultima della classe, e se, e se... un’interminabile serie di dubbi sempre più pressanti mi affollava la mente. Tanto che se non ci fosse statala mia nuova amica a trattenermi con una stretta di ferro sarei già scappata a gambe levate da un pezzo; sentivo soprattutto la mancanza di Amy la mia adorata gemellina, non avevo mai affrontato una nuova classe senza di lei... se almeno le mie neoamiche fossero state con me... ero così assorta nei miei pensieri che non feci in tempo a sentire la voce di Katie che mi diceva:
<<>> Che già lei era schizzata in fondo al corridoio verso la sua classe. Fu così che mi ritrovai da sola ad affrontare una classe completamente sconosciuta, mi feci coraggio ed entrai.
Fu proprio come temevo: terribile! O forse no, voglio dire uno come tirare le somme quando sa di essersi procurata una amica e una nemica, quando ha trovato un insegnante adorabile e uno tremendo...
Meglio andare con ordine, dunque dov’ero rimasta...
Quando entrai in aula, non vidi niente di particolarmente spaventoso: una classe ampia e luminosa con quattro file di banchi, carte geografiche e mappe appese al muro. Molte delle ragazze avevano già occupato posto e io rimasi per un attimo incerta sulla soglia ma poi la mia attenzione venne attratta da un gruppo di tre o quattro ragazze in cerchio sotto una finestra. Sembravano tutte entente a osservare qualcosa che io non vedevo e a giudicare dalle espressioni compiaciute che avevano sul volto erano molto soddisfatte da quel che vedevano. Mi avvicinai incuriosita, ma non riuscii a scorgere niente se non quando mi trovai in pratica a spalla a spalla con loro. Al centro del cerchio c’erano due ragazze una in piedi che mi dava le spalle, l’altra rannicchiata contro il muro con le mani sul volto e le guance rigate di lacrime.
è bellissimo!!Vorrei vivere in un college così...
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