
L'aria gelida investì quasi con rabbia il volto pallido e tirato di Beth,quel rigido mattino di novembre. Sulla casa il cielo pesava come fosse stato di piombo.E di piombo pareva tutto;gli alberi che sotto le loro chiome avevano visto passeggiare tutta la famiglia, il lago che aveva ospitato tante gite in barca,ma la cosa che più di tutti pesava era il cuore,sepolto dentro al petto.Beth quella notte non era riuscita a riposare neppure un attimo.Aveva percorso,scalza i corridoi che l'avevano vista correre,con dita fredde aveva sfiorato le pareti, i corrimani, aveva immerso i piedi nudi nei tappeti,come faceva da piccola,si era dondolata sulla vecchia sedia a dondolo in cucina, era salita in soffitta,si era affacciata dalla minuscola finestrella ovale seminascosta dall'edera.Se solo si fosse fermata un attimo, avrebbe capito che quella forse sarebbe stata l'ultima volta che la sua anima avrebbe accarezzato quei luoghi.Sarebbe stata sicura di provare la stessa sensazione di assoluto nulla che l'aveva invasa quando Franz le aveva portato la notizia della morte di Diane. Si era messa a correre, a correre lontano.Non avrebbe potuto piangere,non sarebbe riuscita a piangere.Quella mattina gli occhi di Elizabeth erano gonfi,pieni del pianto che non erano riusciti a tirare fuori.Sembrava quasi un fantasma, quando era uscita dal portone principale,al braccio di Franz.Da sola non ce l'avrebbe fatta,a varcare quella soglia.Le guance che un tempo erano state le più belle da baciare erano quasi parte delle ossa.Gli occhi erano scuriti dall'ombra delle ciglia,i capelli lasciavano spazio alla fronte,bianchissima anch'ella.Se fosse stato solo per la casa,e se solo Amy fosse stata al suo fianco,il lasciarla non sarebbe stato così straziante.Amy,Amy! Ovunque Beth posasse lo sguardo,vedeva la sorella.A tratti credeva di impazzire.La vedeva,seduta al vecchio piano,i suoi bei capelli castani,gli occhi color fiordaliso,quell'aria strana,distaccata,quando sfiorava i tasti bianchi e neri.Anche Beth li aveva sfiorati,ma erano troppo bianchi,troppo freddi.L'aveva vista vicino al camino,sul tappeto.Si era stesa accanto a lei.Era piccola.Il fiocco rosso nei capelli,lo ricordava ancora.L'aveva sentita cantare,aveva cantato anche lei.Ma alla fine,era solo una Beth piegata dal dolore che cantava la vecchia marcetta,sola.del fiocco rosso nessuna traccia.Eppure era certa di averlo visto.Così come era certa di aver visto Amy sul vecchio sgabello,intenta a cucire.Beth aveva allungato una mano per toccarla,ma aveva accarezzato solo una vecchia spalliera.E le lacrime le si erano barricate dentro agli occhi.Tutto era un addio.La casa era Amy.Lei non lasciava la casa,lasciava Diane.Ma non c'era più tempo.La carrozza attendeva,i bauli con quanto era stato permesso loro di portare erano già issati.I cavalli scalpitavano.Due ufficiali si erano affrettati a piazzarsi davanti al portone.Uniformi blu dappertutto.Beth lanciò un ultimo sguardo alla finestrella della soffitta.Ancora una volta le sembrò di scorgere la sorella che le rivolgeva un mesto segno d'addio,lo stesso di quando era fuggita per Vienna.Beth non le aveva risposto.Era furiosa a causa di Wolfie.Wolfie,Wolfie!Era tutta colpa sua!
Lasciò cadere lo sguardo sulla bimba che portava in braccio. -Diane...-sussurrò.Le sfiorò una guancia.Era morbida e calda...
La servitù era in attesa, fuori dalla porta,in fila.
Beth si avvicinò alla donnina in abito nero,che,scossa dai singhiozzi,afferò le mani della padrona.
-Charlotte...sei stata sempre fedele.Grazie...-disse,facendole scivolare nelle mani gelate tre scellini.-Questo...è ciò che posso darti- disse, facendole cadere nel grembiule un piccolo orologio d'argento.
Poi c'erano Amélie, Katherine, agnes,Josephine...e tante,tante altre,che in piedi aspettavano di dare un ultimo saluto ad Elizabeth,che era stata tanto buona con loro.Ognuna di loro aveva una storia alle spalle,altre,le più giovani erano nate lì.Era casa anche loro,non bisognava dimenticarlo.Ad ognuna Beth aveva una parola di conforto,detta con il cuore,e ad ognuna affidava una piccola parte della casa.C'era chi,in pegno per la sua fedeltà,aveva ricevuto un quadretto,chi un libro di preghiere,altre fiori secchi in piccoli mazzi.La più piccola si chiamava Marianne.Aveva sette anni.I lunghi capelli biondi le scivolavano davanti agli occhi,mentre si nascondeva dietro le gonne della madre.Beth la prese in braccio,le soffiò il nasino.-Anche tu sei stata brava...-le disse,passando oltre,con il cuore sempre più gonfio.Ultima,c'era Solange.La povera donna era dritta,accanto la colonna di marmo,uno dei pilastri della casa.Una dei pilastri della famiglia...portava un lungo abito nero,il migliore.Il suo vecchio volto raggrinzito era teso dal dolore.I capelli erano come sempre impeccabili.Nulla di lei era cambiato.Le sue vecchie mani nodose,che avevano sculacciato e preparato,pulito e riassettato,accarezzato,consolato.Quelle vecchie mani che avevano visto nascere la loro madre,e poi lei,lei ed Amy, ed i suio figli.Aveva raccolto tre generazioni.Quella donna che,per settant'anni aveva fatto il suo dovere,era rimasta fedele anima e corpo alla famiglia,che ogni mattina si alzava alle quattro,sempre borbottando,si riassettava i capelli nella grossa cuffia bianca,afferrava mestoli e padelle e governava la casa.Quando era stata accolta dalla famiglia di Isabella,il giorno di Natale,all'orfanatrofio, aveva solo cinque anni.Era stata sbattuta in cucina come semplice sguattera,poi era stata messa ai piedi del letto della padrona,aveva fatto nascere Isabella,era diventata la sua bambinaia e cameriera personale.L'aveva assistita nella fuga da Venezia,le era stata amica quando aveva perso suo marito,aveva fatto nascere lei e la sorella.Si,anche Amy.Era stata lei che aveva scelto i loro nomi.Era stata di più che una semplice parte della servitù di casa De La Mare.Si ricordava ancora,il giorno del suo ritorno a casa,Solange,ritta sugli scalini,davanti alla stessa colonna di marmo,sempre lì.Presente sempre,nelle disgrazie e nelle gioie.Ed ora?
Beth la guardò.No,non poteva lasciarla. -Solly...-
-Elizabeth De La Mare,io vengo con te.Sono la tua bambinaia.Ed una ragazza senza bambinaia è peggio di una sgualdrina.-sentenziò,guardandola fissa negli occhi.
-Tu devi piangere. - proseguì.
Beth la abbracciò.Si,non poteva lasciarla...o era il contrario?
Solange con il suo burbero modo di fare si slacciò dalla stretta,e,presa in braccio la bambina,salì sulla piccola carrozza coperta parcheggiata sul piazzale,accanto ad una fontana che non zampillava più.
Era il momento.Sentiva che doveva farlo.Strinse forte il medaglione al collo e con passo spedito si accostò al colonnello,che,seduto volgarmente sugli scalini era intento a fabbricarsi del tabacco.
-Ascolti.- la sua voce era chiara e fredda come mai era stata prima.
- Vi siete presi la casa e tutto ciò che era nostro,ma mi dovete promettere una cosa.-
-Cosa?- disse sgarbatamente il colonnello.
Beth scandì bene le parole.
-Non dovete toccare la servitù. E le ragazze che sono con loro.-
Il colonnello fece un sorriso beffardo.-Come pensate di impedircelo?Ci sentiremo tanto soli...-
Ad un tratto alle spalle dell'uomo ne apparve un altro.
-Via di qui!-esclamò.
Il colonnello battè i tacchi e si tolse dagli scalini.
-Signora,-disse.-Sono inglese anch'io.Dite a me cosa volete che vi prometta.-
Beth si guardò attorno,Franz era accanto a lei.Era sempre stato accanto a lei.
-Voglio che non tocchiate la servitù.Ci sono delle ragazze,e...delle bambine.-
-Certo.Vi dò la mia parola d'onore.-
Beth alzò ,lo sguardo.Sotto il cappello blu, gli occhi del generale erano sinceri.Sentì che si sarebbe dovuta fidare.Proseguì.
-E poi...non voglio che facciate... scandalo in questa casa.-Il suo sguardo volò sul poggio di fronte,seminascosto dai salici.
-E poi...non voglio che facciate... scandalo in questa casa.-Il suo sguardo volò sul poggio di fronte,seminascosto dai salici.
-Lì...sono sepolte...mia madre e ...e mia sorella.Abbiate rispetto per...per loro.-
-Vi dò ancora la mia parola.Questa marmaglia non farà nulla di ciò che avete detto.-
Beth era stupita.Un suo nemico...che aveva avuto...pietà? Che non l'aveva aggredita o insultata con parole ingiuriose?
-Vorrei sapere...perchè lo fate.-
Il generale si tolse il cappello.
-Anche io sono di qui...e non credo in questa guerra.Ho solo la fortuna di tenere tutti sotto di me,e vi posso promettere che tuto ciò che avete chiesto sarà rispettato.In quanto a lei...spero che tutto questo finisca...e presto.-
Beth si voltò,corse verso la carrozza.Di cosa avrebbe dovuto ringraziare?Che cosa ancora la tratteneva?
Il cocchiere fece schioccare la frusta.Solange era accanto a lei,Franz dall'altra parte,le teneva la mano.I bambini dormivano.In quell'istante provò un terribile desiderio di piangere,ma le lacrime non volevno uscire.Era come se uno strato troppo spesso di dolore si fosse accumulato tutto in una volta,ed era troppo per farlo uscire.Si voltò.Dal vetro dietro la spalliera vide la casa allontanarsi.-Amy...-sussurrò.Stava andando via da lei!
-Franz!Di' al cocchiere di fermarsi!-
-ma Beth...-
-Subito!-
Beth scese dalla carrozza,bruscamente fermata.Inciampò nel pedellino,cadde nella polvere rossa.
-Amy!-
Le rispose soltanto il fruscio del vento.
-Amy! Amy!-
...
-Amy!-
In quell'istante un usignolo si mise a cantare.Le note,limpidissime salivano e giungevano fino al suo orecchio.Cercò di vederlo,magari su un albero,ma ne udiva solo il canto.
-Amy...-sussurrò piano.
Si alzo,e si incamminò verso la carrozza barcollando.Aveva capito.Sarebbe stato così,come l'usignolo.Non lo aveva visto,ma ne aveva udito il canto,e non sarebbe stata mai più sola.Amy era ormai nel suo cuore,e in qualunque istante avrebbe potuto ascoltarne il canto,la risata!
La carrozza ripartì.Con lei c'era Solange,suo marito,i figli.Claude dormiva tra le braccia del padre,mentre Diane si succhiava rumorosamente il dito.Solange borbottava che se avesse continuato così le si sarebbe rovinata tutta la bocca.Beth appoggiò la testa sulla spalla di Franz,e per la prima volta,dopo tanto tempo si mise a piangere.Sarebbero rimasti uniti.
Per sempre.
Bellissimoooooooooo...tra un pò mi mettevo a piangere!!!!!
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