martedì 23 dicembre 2008

Clara Wiggins

Clara Wiggins

Il primo giorno di scuola di Clara wiggins, in quella fredda giornata di settembre , non si dimostrò un granchè già fin dall' inizio.Arriv ò a scuola in peretto orario e di certo ciò non l' aiutò minimamente. Distribùì sorrisi in quantità, sperando inutilmente di migliorare la situazione.
Si era appena seduta sul suo banco, quando l' insegnante, Miss Blanchiesoap, fece il suo ingresso nel bianco vano della porta. Tutto il chiacchiericcio presente nell' aula scomparve, e le ragazzine si misero subito in piedi...............tranne una. Clara Wiggins.
- Tu! -urlò la suora con il velo deformato dalla rabbia, stringendo il crocifisso che teneva appeso al collo
- Tu non ti sei alzata! - sillabò, quasi senza fiato
- Ma mi ero appena seduta! - rispose con semplicità la bambina, stringendosi nelle spalle.
- Come osi! Sciocca, come ti chiami, se lecito? -
- Clara -
- Non basta! -
- Vuoi intendere il mio nome senza smangiucchiature? - domandò Clara
- Come sei volgare! prima di tutto dammi del lei! E non usare mai più quella parola!-
- Che, "smangiucchiature" ? -
Miss Blanchiesoap si fece il segno della croce.
- Clara Wiggins, allora! -
- Oh, menomale! ma manca ancora qualcosa! - strillò
- Clara Sibilla Erniette Wiggins, LE va bene? -
Le bambine dietro di lei risero di gusto
- Psss....... la suora ama farsi chiamare "Sua Barbabietolona" ! - le suggerì quella dietro di lei
- Ho capito! - gridò felice - Mi chiamo Clara Wiggins, Sua Barbabietolona! - proclamò, viso rosso d' eccitazione
La suora si sedette, accasciandosi sul bracciolo della poltrona, stringendo disperatamente il rosario- Signore mio dammi la forza! - ripetè una serie di volte.
-ULTIMO BANCO! SUI CECI! -
- Marilla, prepara i ceci! -disse a una bambina, la stessa che aveva suggerito a Clara.
- Sì, sua Eccellenza Suorifera! -
E così la povera Clara si ritrovò sui ceci.
E la lezione iniziò.
- La mamma sarà felice se gliene porto un po'! - pesò Clara, in ginocchio, senza la minima sofferenza, dato che era abituata a graffiarsi le gambe sempre, ogni giorno.
Prese una manciata di quei legumi e se la mise in una delle tasche del grembiulino.
- WIGGINS! COSA STAI FACENDO? CERCHI FORSE DI MIGLIORARE LA TUA SITUAZIONE RUBANDO I CECI?-
- No, ne stavo portando un pò a casa per stasera: sa, la trovo una stupidagginbe sprecare così il buon cibo che il Sihgnore ci regala! - rispose la piccola con grande franchezza.
- Wiggins, subito qui, senza polemiche.- La apostrofò duramente l' insegnante, viola in viso come una melanzana troppo matura. Clara si avvicinò alla lavagna
- Apri la mano! -
tutte le bambine trasalirono, tranne una, e quell' una era proprio Marilla, gongolante nel suo banco.Miss Blanchiesoap estrasse una lunga e flessibile asta di legno da sotto la cattedra." per ogni evenienza" sussurrò.
- A che serve ? - domandò Clara -Mia mamma ne ha una simile per togliere le ragnatele!
Ma io qui non vedo affatto ragnatele! - disse, guardando ogni angolo della classe con circospezione
- Questa, è per avermi insultata davanti a tutti! - disse la suora, colpendole la mano con l' asta. - E questa per aver cercato di rubare i ceci ! - esclamò, colpendola nuovamente.
Clara era esterrefatta. la suo mano, ora era piena di segni violacei. Non che la suora l' avesse picchiata con tutte le sue forze, anzi, era stata piuttosto parca, ma ora la piccola aveva scoperto tutt' altra realtà: non una fatta di amore e comprensione, ma un' altra, fatta di odio e cattiveria .
- A posto, ora! - disse l' insegnante, riponendo la bacchetta con aria appagata.
Clara si sedette, tremando tutta. Molte ragazze le inviarono bigliettini di solidarietà, e una addirittura le offrì la sua pomata, come emolliente per i segni sulla mano.
Clara rifiutò ogni offerta, indignata com' era.
Lei, che da sempre era nata circondata dall' amore dei suoi cari, cresciuta nella fraternità e nell' aiuto, nella parsimonia e nella preghiera..............................
Clara era povera. Molto povera. Famiglia Wiggins era decaduta alla nascita di suo padre, Manfrèd Wiggins, ai tempi del suo matrimonio con Margot Gravie. per dare un futuro alla famiglia che voleva mettere in piedi, a quel tempo servivano molti soldi, che papà Wiggins non aveva.............
Clara era la più grande in casa, dal momento in cui il suo fratello maggiore, Richard, era partito per le Americhe quando lei era molto piccola, nella speranza di trovar denaro sufficiente per tutti i debiti che la famiglia si era tirata dietro nel corso degli anni.
Poi venivano Anne e Demi di entrambe 6 anni, e Lilù, Leopoldine, la più piccola, di appena 3.
Dato che la signora Wiggins era incinta, era Clara che doveva prendersi cura della casa, e fino a quel giorno non aveva mai frequentato le scuole; d' altronde entrambe i genitori erano analfabeti, solo la mamma era arrivata alla quarta elrmentare, poi aveva smesso, a causa della morte del nonno con il quale viveva.
Ed era stata Miss Dertére, la moglie del pastore , a criticare aspramente la vita della bambina, "senza un' istruzione" diceva " non si vive!" le aveva detto,poi si era personalmente preoccupata di iscriverla alla St. Mirelle, scuola elementare del comune.
Sebbene Claire avesse quasi nove anni, Miss Dertére aveva insistito, nonostante le polemiche della madre, di iscriverla alla " Classe seconda ", inoltre
Mamma Margot aveva speso tutti i soldi arrivati dalle Americhe, i quali, invece di finire nelle mani del macellaio per la carne della settimna scorsa, andarono bensì nelle mani del cartolaio per libri e quaderni.
Suonò la campanella, e Claire fu la prima ad andarsene, piangendo furibonda.
Un' insegnante gentile l' aiutò a sistemarsi la cartella nuova sulle spalle senza preoccuparsi di non aver ricevuto un grazie. Si limitò a guardarla, pensando " poverina, un' altra vittima della Blanchiesoap! " e a tornare in aula.
Clara percorse la bianca strada polverosa di corsa, fino a scorgere, in cima alla collina, un grande edificio di mattoni , un pollaio a fianco, e un' immensa aia con il tino già pronto per la vendemmia davanti alla porta: era a casa!
Lilù le corse incontro, come un piccolo sole a braccia aperte, gridando di gioia, abbracciando la sorella, come se non la vedesse da qualche anno.
Clara, invcece di abbracciare a sua volta la piccola, specchiandosi in quegli occhi così vivaci come sempre quando tornava dal paese vicino per qualche commissione, la scansò con malgarbo. - Lasciami in pace! - le intimò .
Leopoldine corse via, scossa dai singhiozzi.
" e ora come faccio? " pensò. " non solo hom fatto piangere mia sorella, ma dovrò di certo addolorare mamma e papà! " ma nonostante tutto, spinse la porta ed entrò.
La accolse un soffocante nugolo di vapore , e , tra il lugo tavolo di noce e la caldaia, stava la mamma. Da sotto il tavolo provenivano mormorii eccitati: " eccola! E' arrivata! sta' zitto, e non rovinare tutto!-
- Clara! oh, tesoro, com' è andata? chi sono le tue compagne?E l' insegnante? M' han detto che è eccezionale! ma cos' è quella faccia scura? -
La bambina si sciolse in un sorriso forzato, - Tutto bene, è stato.... beh, è stato semplicamente........fantastico! - disse, sperando che la mamma si fosse accontentata di quella risposta, ma non fu così. andò avanti a far domande, per tutto il pasto. E Clara sempre a raccontar bugie...........
All' improvviso, da sotto il tavolo, qualcosa di molle le toccò il piede, andandosi a rovesciare per terra con un tonfo indistinto. - DEMI! OH, NO! Hai rovinato tutto!!!- Anne uscì da sotto al tavolo, tutta imbrattata di torta Meringhella. - Mamma, hai visto cos' ha fatto? Ha rovinato la Torta- a - Sorpresa di Clara! Io gliel' avevo detto di darla a me! - Disse, scoppiado a piangere. - Sarebbe dovuto succedere! - Disse con filosofia la mamma, sorridendo dolcemente.Un musetto sporco e desolato comparve, reggendo tra le mani una massa informe di torta, appollaiata su un piccolo vassoio.
- Ciao Clara! - disse - Mamma, ma mica sono stato io! -
- E chi sennò? - gli fece eco la sorella
- Mi hai dato una spinta! -
- NON è VERO!-
- a litigare, fuori! - esclamò la mamma, asciugandosi il sudore.
Clara finì per pulire in terra e per riassettare la cucina, e tutto senza una sola parola.
la mamma la guardava con dolcezza.
- Tesoro, vieni qua, un secondo solo! Cos' hai sul palmo della mano? -
Ma non fece neanche in tempo a finire la domanda, che la figlia corse sù per le scale, finendo poi con l' abbandonarsi stremata sul sacco di fieno che le faceva da cuscino.
La stanzetta di Clara, sarebbe dovuta essere infatti un deposito per il grano, di quelli che sulla parete esterna avevano tanti mattoni messi in tal modo da formare dei buchi, permettendo di far asciugare le paglie con i raggi del sole.
La mamma aveva tentato di far assomigliare quella come una stanza mettendo al centro un bel letto di ferro, un materasso pieno di paglia con una coperta patchwork fatta a mano, e un cuscino di paglia anch' esso, dato che i materassi e i cuscini di lana costavano un' enormità rispetto alle magre finanze di casa Wiggins.
Nel complesso, però, la camera di Clara era piuttosto graziosa:
Un armadio molto piccolo, un liso tappeto scolorito. Ma la cosa più bella erano i fiori
con i quali la bambina ornava tutto ciò: le istoriazioni del letto si popolavano di odorosi giacinti, mentre il tappeto diventava un mare di petali rosa e bianchi. sul letto stavano i
suoi " tesori ": una bambola di pezza di nome Annabel fattale dalla mamma con vecchi stracci da cucina, e un libro di lodi.
Clara era felice di avere una stanza tutta per lei " come le altre bambine" e non di stare ammassata con tutti gli altri fratelli più piccoli.
Anne e Demi stavano infatti in una stanza grande quanto spoglia invidiando quella occupata solo dalla sorella, mentre Lilù in un lettino a sbarre ai piedi del letto dei genitori.
mamma Wiggins però aveva detto che quando sarebbe nato il bambino che teneva in grembo, Leopoldine avrebbe dovuto dormire con la sorella maggiore.
- Ma mamma, - aveva ribattuto Clara - può dormire nella stanza degli ospiti! tanto non dorme mai nessuno in quella stanza! - ma a quel punto Lilù era scoppiata a piangere e Clara non aveva più avuto nulla da ridire per parecchio tempo. Leopoldine aveva una stima quasi soffocante per la sorella più grande, e soffriva molto se non ne veniva ricambiata.
Clara si riscosse dai suoi tristi pensieri, qualcuno aveva appena bussato alla porta. Era un bussìo lieve ma deciso, di chi sarebbe entrato anche senza aver ricevuto una risposta. E quel" chi " era la mamma. Entrò delicatamente, sfiorando i petali sparsi sul tappeto.
- cosa c'è, piccola? So che c'è qualcosa che non va. Se è perchè non hai capito come si scrive il tuo nome, non è un problema.Te lo insegnerò io. -
le disse, accarezzandole i capelli spettinati.
Clara voleva parlargierne, delle bacchettate e tutto il resto, ma aveva paura di dare un nuovo problema alla mamma, che già doveva badare a tre figli, con caratteri diversi e difficili, per giunta!
- Coraggio, Clara! Non ti sgriderò se hai preso una nota! dopotutto,anche io il primo giorno di scuola ne ho presa una ! e si dice che porti fortuna! e guarda quanta fortuna che ho avuto! Ho dei figli meravigliosi!-
No, non poteva dirglielo. avrebbe dovuto cavarsela da sola. si sarebbe alzata, avrebbe detto" eccellenza Suorifera" e avrebbe studiato. Ecco, così. per i segni sulla mano disse che era scivolata sul ghiaino. E la cosa finì lì. Ma non per Mamma Wiggins, la quale era molto in ansia per l' atteggiamento della figlia. Avrebbe comunque indagato. Quella sera Clara studiò l' alfabeto, e imparò a contare per conto suo i numeri a memoria fino a dieci, e
solo quando la candela si consumò del tutto, la mamma venne su per invitarla per la cena,e la trovò profondamente addormentata, china su una pila di libri.
Il giorno dopo, Clara uscì prima che il gallo cantasse,preparò la colazione e pulì la gabbia dei conigli, uno dei compiti più odiati da Demi, che in quel periodo pensava solo alle macchinine di latta che lui non poteva avere.
giunta a scuola, iniziò a chiacchierare fitto fitto con una sua compagna, Eleni. Avevano stretto un' ottimo rapporto da una decina circa di minuti, scoprendo di avere molte cose in comune, quando l' insegnante entrò in aula. Eleni corse al primo banco, che era il suo posto, mentre Clara tornò al proprio, in ultima fila, isolata da tutti.
- Allora, bambine! Eccoci giunte al secondo giorno di scuola, giorno nel quale affronteremo i primi rudimenti della matematica. Allora, chi verrà oggi alla lavagna per mettersi alla prova? Così dicendo scrutò con occhi volpini la classetta, felice di vedere quei piccoli occhi sgranati che la fissavano imperterriti, quasi con terrore.
- Mmmmm........chi si fa avanti, oggi? -
La bambine si rilassarono, scoprendo che si trattava solo di una domanda, senza obbligo di risposta, quindi. Una manina battagliera sventolò nell' aria.
- Oh, chi si fa avanti? - ripetè, notando benissimo la mano di Clara sventolare come una bandiera
Per dieci minuti la mano sventolò con ostinazione, e alla fine, Miss Blanchiesoap , con i nervi a pezzi, si decise.
- Wiggins? Cosa c'è che devi dirmi con così tanta agitazione, se lecito? -
- voglio andare alla lavagna, Sua Eccellenza Suorifera. -
- Ah, sì? E come crede di cavarsela, la signorina? - disse, sbeffeggiandola.
- Questo lo vedrà, Sua Eccellenza Suorifera.-
Quell' " Sua Eccellenza suorifera" le pesva come una sberla. Il tono odioso con il quale la ragazzina la nominava, sembrava quasi una beffa. Da principio volle punirla ma si rese conto che effettivamente avrebbe dato troppo nell' occhio. Dopotutto non era così che voleva sentirsi chiamare? avrebbe agito con cautela, sicura nel prenderla in fallo sulla matematica.
- Bene, allora. Alla lavagna! -
Clara si avviò, più sicura di prendere in giro la suora, che il contrario.
Era giorno ddi mercato per papà Wiggins, indaffarato come sempre. Si era svegliato molto presto, quel giorno, bevuto un po' di rosso per darsi tono.
Aveva attaccato Harvy al suo calesse, stracolmo di frutta gonfia e fresca, di verdure piene e saporose, cariche di bellezza statuaria, fatta di colori intensi, un richiamo alla primavera ormai fuggente.
L' aria era nitida e fredda, e la strada di Canterbury, si riempiva di mille aspri gorgheggi degli uccellini, che però raramente si vedevano appollaiati sulle fronde dei tigli che costeggiavano la strada. Un attimo fa sentivi un piccione cntare proprio dietro la tua schiena infreddolita, e poi, proprio quando ti giravi di scatto per coglierlo di sorpresa.......
Lui non aveva mai creduto a quel detto popolare delle donnine di Carmody " se vedi una piuma porta fortuna " anzi, lo trovava addirittura superstizioso e poco veritiero, ma quel giorno, quando vide proprio sulla sua spalla un pettirosso tutto tremante, con le ali soprafatte dalla brina, cambiò subito idea:
Il sorriso gli spuntò sulle labbra, donò una mela a qualche vecchietta gobba per il peso che portava sulle spalle, e ringraziò il Signore per il sole che splendeva.
Poi pensò alla moglie, ai figli, a Clara........e si ripromise una cosa.
Giunto a Canterbury , venne pervaso da un miscuglio indistinto di profumi e di colori: c'erano gli uomini con carretti carichi di spezie, zafferani odorosi, coriandoli, le donne con tranci di pesce che agitavano ancora le guizzanti code sui cappelli della gente, c' erano i piccoli fattorini, che si massaggiavano il fondoschiena per le bastonate............
Quando era giorno di mercato, le strade si tingevano di chiacchiere, di suoni e urla di qualche bigotta scippata del suo rosario, lestofanti in borghese scivolavano tra panciuti uomini col sigaro, tra le belle donne , e tra gli orologiai in pensione, bambine tonde incollavano i nasini umidi sulle vetrine, altre piangevano tra le braccia della mamma, e qua e la rumoreggiava il suono di qualche zuffa tra un brigante e un avvocato. Vigili agitavano lo spadino, alcuni facavano i galanti alle finestre, pitali si svuotavano con urla e fracasso, cani guaivano, zingare mendicavano ai portoni delle chiese, e anche se auguravano" tanta salute" il loro piattino era sempre vuoto, la ruota dell' ospizio era sempre piena, marinai mutilati zoppicavano tra la folla, alla ricerca di qualche baccalà di quelli che avevano assaggiato quando erano ancira in servizio, vecchie sparlottavno senza ritegno, altre si curvavno sul banco delle calze, casalinge coi fazzoletti in testa vagavano con biglietti da cinque dollari tra le mani, camerierine in giornata libera, e poi giovani, grassone infagottate, donne con i piccoli in grembo, e poi chi si sentiva male, chi piangeva, chi dàva retta a qualche matto che urlava di una prossima rivoluzione, e ancora notài, appollaiati sui loro banchetti, vedove vestite a lutto che discorrevano di argomenti leggieri, uomini di porto che scorazzavano intonando " mia bella marinaretta " tra gli ubriaconi........
Una donna si avvicinò al banco del signor Wiggins, comprò una pera da spartire con i cinque figli affamati al seguito, ricavandone anche una mela e un cartoccetto di ciliege.
In mezza mattinata riuscì a guadagnare solo tre dollari, ma egli non si perse d' animo. Aveva pur visto un uccellino, quel giorno.
All' improvviso l' uomo si distolse dai suoi pensieri di speranza, nel tentativo di ascoltare il discorso di due donne riccamente vestite che chiacchieravano, poco distanti da lui.
- Oh, Meredith! Che disgrazia! E' tutta la mattina che giro in questo borgo di mendicanti in cerca di frutta decente da portare alla mia festa di Autunno! - Diceva la prima, qulla con le volpi appese al collo.
- Coraggio, cuor mio! ci sono così tanti banchi! - La incoraggiava la seconda, una spilungona dal collo adorno di catene d' oro.
- E' tutta la mattina, ho detto! Tutte le mele sono bacate, chi troppo piccole chi troppo grandi: e tu lo sai, sul mio tavolo solo cose PERFETTE!-
Ecco: era l' occasione ideale! Papà Wiggins si avvicinò, cauto, alle due dame.
- Permettono.........? - domandò.
- No, caro, ho finito gli spiccioli......chiedi a qualcun altro! -
Ma il signor Wiggins non voleva affatto l' elemosina, anzi, sino ad adesso era stato lui a farla, sebbene la sua povertà.
Guardò oltre alle spalle delle due donne, le quali, dimenticando ogni utile precauzione mostravano con sfarzo i loro gioielli, inconsapevoli di chi le stava mirando là, dietro al vicolo.Ma papà Wiggins sen' era accorto, eccome!
- Vorrei farvi vedere e ammirare le mie mele a le signorie Vostre........sa, mi sono permesso di ascoltare il vostro drammatico discorso in quanto a............- Era all'erta, dato che i briganti si erano lanciati all' attacco. Brandendo un coltelletto in mano, avanzavano a passi lenti tra la folla.
- Via di qua! - gridò, ma troppo tardi: un brigante si era slanciato verso una delle due, puntandole il coltellino alla gola, mentre l' altro le slacciava tutti i gioielli di valore. papà Wiggins si lanciò contro di loro, lottando corpo a corpo. Riuscì a liberare la dama dalla poderosa stretta dell' individuo, che venne subito steso a terra con un pugno.
Poi si avventò con ira verso l' altro, quello con i gioielli e il denaro. Nella furiosa lotta scaraventarono in terra uno e più banchi disabitati. Non bisogna però pensare che papà Wiggins facesse tutto per conquistare clienti, ma perchè amava la giustizia, e più volte si era battuto in difesa di un bambino o di un povero anziano, e tutte le risse finivano sempre con la sua vittoria.
In questa occasione però, nessuno dei due era deciso a mollare. I pugni volavano senza sosta, e si sarebbero di certo fatti molto male entrambe, se lì per lì non fosse passato un carabiniere a cavallo, armato di tuttto punto.Scese con fare impettito e frammise il suo spadino fra i due litganti.Subito smisero di divincolarsi, per paura di essere involontariamente infilzati.Il primo restituì i gioielli, mentre l' altro, quello steso a terra in precedenza veniva fato rinvenire a suon di calcioni
Le due donne, stupite, da posa pomposa e evidene, si coprirono fino ai capelli, avendo cura di riporre gli oggetti di valore in una borsetta, che a sua volta venne fatta passare sotto tutti gli abiti.
- Tutto bene? - domandò in seguito, asciugandosi un graffio con la manica della camicia.
- Oh, la siamo così grate...........lei si è comportato da perfetto galantuomo! non sapemo mai come ringraziarla abbastanza, nevvero, Meredith? -
- Certamente, Hilda! - così dicendo, aferrò una mela dal banco e le diede un ampio morso goloso
- MMM.....Gioia, Hilduccia mia, senti qui che sapore celestiale! - la richiamò
Papà Wiggins era molto orgoglioso di se stesso.
- Già, devo ammettere che sono proprio buone! coltivate dal sole e dalle risa dei miei figli! Sapete, signore mie, che la bontà nasce tutta dalla gioia! -
proclamò con filosofia, porgendo un' altra mela alle donne
- Oh, ma è deliziosa! e che bel colore! e che polpa soda e fresca! -
- Che dici, mia cara?-
- Oh, Meredith, penso sia la cosa più giusta! -
- Dopotutto.......-
- Lui.........-
- Ci ha salvato la vita! -
Papà Wiggins era un fascio di nervi, nella paura che le due dame gli donassero qualche pendale o qualche invito ad una cerimonia, o, peggio ancora, che lo facessero nobile o cavaliere........e lui non lo voleva per nessun motivo. Che avrabbe detto laggiù, ai suoi amici della fonderia? Lo avrebbero di sicuro schernito..............
- Lo compriamo! -
Papà Wiggins venne brutalmente riscosso ai suoi pensieri
- Che cosa? -
- La frutta.....le mele............il carretto! Si, abbiamo intenzione di comprarle tutta la merce in vendita! -
L' uomo era incredulo
- Suvvia, non è contento? le daremo anche una lauta ricompensa per averci salvate! -
- No...No! assolutamente, è che non ho mai avuto tanta fortuna in vita mia! -
- Nel senso che nessuno apprezza la sua frutta? Beh, se è così.......allora avrà, a partire da oggi, due nuove clienti, No Meredith?-
- Ovvio e scontato, Hilda! -
- Viviamo la' al castello di Brouge. E lei sarà così gentile da portarci ogni settimana tutta la frutta possibile! E questo è un acconto! Sa, in questo postaccio non vogliamo assolutamente tornarci, no, Hilda, sorella mia? -
mezz'ora dopo, papà Wiggins aveva sciolto Harvy dal suo giogo, e saltellava felice, felice di abbracciare sua moglie e i suoi figli, con 690 dollari freschi e fruscianti in tasca.
Quella sera, oltre alla farinata,c'era festa grande, in casa Wiggins.Il fuoco tingeva allegro le pareti della stanza, facendo baluginare i loro piatti vuoti di una luce densa e rossa.
Il papà raccontava animatamente a tutti il miracoloso avvenuto della giornata, arricchendo i fatti con mimica gestuale, e quando ruppe il terzo bicchiere mostrando ai figli come aveva massacrato il ladro, mamma Wiggins dovette minacciarlo di rinchiuderlo nel pollaio, se non fosse stato fermo.
- Ora che abbiamo i soldi, domani ti regalerò un intero servizio di Boemia! - aveva ribattuto, prima di rovesciare il vino in modo irrimediaile sulla tovaglia della festa
Anne e Demi erano eccitatissimi: i loro faccini erano pieni d' ammirazione
Lilù si era addormentata tra le braccia di Clara.
Quando anche ohgni curiosità venne ammorzata, la mamma li spedì tutti a letto. fece un gesto d' intesa con gli occhi al papà, e nel linguaggio della famiglia significava" dobbiamo parlare" .
Mentre si infilava la camiciola per la notte, Clara pensò a lungo. Gliel' aveva fatta vedere, a " sua eccellenza suorifera" o come diavolo si chiamava.E come si era arrabbiata quando le aveva detto che il tre sta prima del due! Tutta invidia, probabilmente. Eleni era diventata sua inseparabile amica. Anche lei era decisa a non dargliela vinta alla suora.
Eppure a Clara non piaceva la scuola. Anzi, la odiava con tutte le sue forze. Si ricordava quando, fino a nove mesi prima aveva costruito la Casetta- Anti- Fratellino- Nuovo con tutti i suoi fratelli in cima al pioppo, quando la mamma aveva dato l' annuncio di aspettarne uno. Come avevano lavorato, quel giorno. Chiodi e martelli venivano usati da manine inesperte alimentate da un misto di rabbia e gelosia. Quando venne il momento di scrivere su un grosso pezzo di legno " Casa- Anti- Fratellini " tutti volleto che a scriverlo fosse Clara, perchè lei per loro era come il "salvagente"per chi non sa nuotare, ma dato che la fanciulla non sapeva scrivere, il problema era grosso. Clara però non li aveva voluti deludere, così aveva impugnato il pennello -come fanno i grandi- e aveva tracciato un -qualcosa- , un - qualcosa- che aveva reso felici tutti. Quando il papà era arrivato a casa, quella sera, lo avevano aspettato sul viale d' ingresso, e gli avevano additato il cartello, tutti trionfanti.- Cosa c'è scritto, papà? -
Il papà aveva guardato a lungo il cartello, poi le loro facce ansiose. Poi, vedendo che avevano l' aria di chi non poteva aspettare troppo a lungo, aveva esclamato di getto, non badando a cosa Clara gli stava sillabando disperatamente con le labbra: - Io vedo solo una massadi fregacci! - Ma i bambini non si erano scoraggiati, anzi! - E' proprio analfabeta! - avevano detto in coro. Ed era stata una giornata bellissima. E quella dopo, e quella dopo ancora...........
Clara si riscosse dai suoi allegri pensieri, pensando con altrettanta allegria che il giorno dopo sarebbe stato sabato, e che il sabato non si andava a scuola.
Sentì al piano di sotto le voci dei genitori, che i preparavano ad una lunga chiacchierata. No. Non se la poteva perdere di certo, dopo tutte quelle che aveva origliato. Fino a quel giorno Clara le aveva ascoltate tutte, e tutte parlavano di problemi. I soldi per il terreno, i soldi per il vestito di Demi, i soldi che mancavano, i soldi che non c'erano o che aerano finiti, i soldi rubati, l' aumento dei prezzi.......mai una volta che la mamma non fosse stata disperata per qualcosa......Erano proprio quelle discussioni che permettrevano a Clara di non fare domande indiscrete che potessero mettere in difficoltà entrambe i genitori, e di nin fare richieste azzardate, soprattutto.Ma quel giorno, quel giorno che il papà aveva portato a casa tutti quei soldi, la cosa doveva essere ben diversa.
Scese le scale, e non fu stupita di trovare la porta semichiusa, come sempre, ma di trovare l' intera figliolanza affastellata in un angolo, sì.
- Che diavolo ci fate, qui, tutti? - aveva soffiato con espressione temporalesca
- Perchè, tu che ci fai qui? - Le domandò Anne con aria retoricamente ovvia
Clara dischiuse lievemente la porta, in modo che la scena si potesse vedere un po' meglio.
Ecco: C'era la mamma, in vestaglia, seduta come sempre sulla panca, che cuciva con abile indifferenza un pezzo di candida stoffa, lavata di fresco. Aveva i capelli raccolti in una cuffia azzurra da notte.Ah, quanto avrebbero pagato per vederla almeno una volta a capelli sciolti, dato che ogniqualvolta glielo chiedevano lei risponeva sempre che non era possibile. Il papà invece era seduto su un altra panca, delle tre che costituivano il salotto. Aveva le braccia conserte, e era chiaro che non voleva affrontare il discorso non essendo lui il primo a parlare. la mamma, dopo aver dato una rapida occhiata in giro, iniziò
- Senti, Manfrèd, si può sapere che cosa hai intenzione di fare con tutti questi soldi? Sono tanti, e lo sai. E spero che tu sappia anche che una volta finiti non ce ne saranno più. -
- Sì, Margot, lo so. Ma quelle nobildonne hanno detto che ormai sono il loro fornitore ufficiale! Lo sai, quelle là fanno solo feste e banchetti, quindi vorranno sempre le mie mele!-
- Sì, ma tu pensi ancora che la mele siano eterne? " no" mi risponderai, " ora che faremo la vendemmia venderò loro il mio ottimo vino!"e quando sarà passata la stagione della frutta e del vino? " Beh, cara allora aspetteremo la stagione prossima, e nel frattempo............." -
- Daremo mano ai calici! Berremo e mangeremo come porci! - urlò felice il marito, brindando con una mano invisibile.
- Ma ti sei ammattito! Non vedi quanta miseria? Non vedi i tuoi figli che crescono con lr gonne allungate perchè sennò muoiono di freddo? Non vedi che con questi soldi pagheremo giusto giusto i debiti che ci portiamo appresso da una vita? - Gridò furiosa, rovesciando la bottiglia di wisky delo marito fuori dalla finestra.
Manfrèd Wiggins non fece ua piega. Sapeva che la moglie aveva perfettamente ragione e la ringraziò
- Scusami. Sono un allegrotto, io, e se non ci fossi stata tu domani sarei corso difilato a..........- Ma la mamma non volle sapere dove sarebbe andato a sperperare il giorno dopo. Anzi, lo interruppe.
- E invece domani andrai.....-
- Andrò da Mr Fogg per la risuolatura arretrata delle scarpe di famiglia,dal pizzicagnolo eppoi dal salumaio, dal dottore e dalla farmacista, dalla signora Grew per il vasetto di marmellata e dal tappezziere per i cuscini - Disse, tutto d' un fiato
- Bene. -
- Senti, cara.......non è che.......potremmo .......invitare Richard.......pagargli il biglietto....fargli una cosa carina, insomma?-
- Oh, questa sì che mi piace come idea! Potrebbe anche trattenersi per il Natale! Domani allora andrai anche all' Ufficio Telegrafi! -
la mamma ultimò l' ultimo punto, la candela finì l' ultima goccia di cera, e quando papà Wiggins finì di portare su tutti e quattro i figli addormentati sul pianerottolo davanti alla porta che oltre ad essere anche la porta d' entrata era loro malgrado anche quella d' uscita, era notte inoltrata, e la luna splendeva chiara sulla bianca strada di Oxford.
La mattina dopo, era Sabato, e Clara si svegliò molto tardi, abbacinata dallo splendore che emanavano gli ultimi raggi autunnali.
non si ricordava tutto della sera prima, ma poco importava: aveva un' intera mattinata per fare quello che voleva!
Si vestì in fretta, con uno dei quattro abitini che in totale comprendeva il suo guardaroba. Clara sperava, adesso, che con tutti i soldi che il giorno prima il papà aveva guadagnato, le comprassero la cosa che più desiderava al mondo: un aditino di seta rosa con le manichette a sbuffo e la gonna a balze, che aveva visto in un negozio elegante il mese prima.
- No, Clara.- le aveva però risposto la mamma, tutta intenta a guardare fuori dalla finestra
- Ma mamma, guarda che ora ce lo possiamo permettere! -
- Lo so, tesoro, ma abbiamo da badare a molte altre spese........siamo una famiglia molto grande, e presto si allargherà di nuovo.........-
Ma Clara era già scappata.Come se non sapesse, lei, che doveva nascere un nuovo fratellino!
- Non voglio un nuovo bambino in casa! - disse a una pianticella di prezzemolo piantata lì vicino.
La mamma la guardò con aria apprensiva. Il biglietto dall' America costava molto, e spese superflue sarebbero potute essere fatali.
Clara, intanto si diresse nella Casa-Anti-Fratellino, sperando di ricavarne un po' dell' irraggiungibile pace e silenzio che era solita cercare quando era triste o depressa.
Ma quel giorno un po' di chiasso le fece bene: quando spalancò la porticina della capanna, con orrore scoprì che era già piena........di tre faccine deluse e adirate.
- Claaaara! - singhiozzò Anne, gettandosi a capofitto sulla sorella.Gli altri due ne approfittarono facendo lo stesso.Clara cercò una persona immaginaria dove potersi a sua volta rifugiare, ma senza trovarla.
- Calma, calma, che credete, eh? sono disperata anch'io! - disse, lévandosi di dosso le tre arruffate testoline, di cui una delle quali ne aveva approfittato per soffiarsi il naso sul suo grembiulino inamidato.
- ma tu non puoi essere diperata quanto noi!- pianse Demi. Clara lo prese in braccio, gli pulì il moccio e lo abbracciò.
- Su, cos'è successo che ha fatto piangere il mio piccolo scimmiotto! -
- Ma mica soltanto lui! - gridò Anne, rannicciandosi tra le braccia della sorella. Lilù prese a piangere e a gridare, inveendo, perchè per lei non c'era spazio tra le braccia di Clara. - O tutti o nessuno! - gridò
Alla fine quando anche lei si fu calmata, Demi iniziò, con aria afflitta
- Dato che papà ora è stramiliardario, ho chiesto a mamma di andare giù ad Ashford a comprarmi il trenino di legno, -
- Quello rosso e verde dove ci sono anche i passeggeri! - rafforzò Anne
- E il macchinista! - la rimbeccò il fratello
- Dicevo, io gliel' ho chiesto e lei mi ha detto che siamo in tanti e che dobbiamo fare molti sacrifici........-
- Ma io è una vita che faccio sacrifici! - Pianse Anne, alludendo alla sua veneranda età di sete anni - Ad Ashford c'è una bambola bellissima, di porcellana bianca con gli occhi blu che si possono anche chiudere! La devo avere! Mi piacerebbe tanto chiamarla Giselle
E' un nome molto francese, sapete? - proclamò, scuotendo i riccioli biondi per darsi il tono aristocratico di " donna di mondo"
- E a me ha detto che i bambini che chiedono troppo vanno all' inferno! - singhiozzò Leopoldine - Ma io avevo solo chiesto un orologio d' oro piccino piccino, grande così! -
Clara ascoltò in silenzio! Povera mamma, quanti no aveva dovuto dire! e non di certo a cuor leggero! Poi guardò i suoi fratelli: Demi, trasandato come al solito, con la faccia e i capelli eternamente sudici, i pantaloni rotti e le bretelle sfilacciate, Anne, sempre in ordine ma ugualmente disperata, e Lilù, che si atteggiava con quel suo faccino che pareva scolpito.......in quel momento sentì una fitta profonda, e il cuore le si riempì di tristezza.....anche lei aveva bisogno i confidarsi con qualcuno, ma non aveva ne' una sorella più grande ne' un genitore che non si voleva far soffrire........con i suoi fratelli no di sicuro, ma un amico avrebbe fatto proprio al caso suo: qualcuno con cui sparlare delle ingiustizie scolastiche, dei problemi, dei suoi sentimenti......." ma io un' amica la ho! Eleni! " e in quel momento si sentì felice, felice e soddisfatta, anche di non avere un vestito di seta rosa con le manichine a sbuffo e la gonna a balze.
Quando la combriccola tornò a casa per il pranzo, stavano tutti molto meglio.Clara aveva fatto loro un bel discorso di speranza anche se in fondo non ci credeva neanche lei.
Quel giorno la mamma aveva preparato alcune verdure colte da lei quella mattina.
Appena entrarono in cucina si accorsero che, seduto sul tavolo, stava il papà. Era cosa strana assai, dato che lo vedevano sempre lavorare nei campi soto casa, e l' unica occasione per stare assieme a lui era l' ora di cena.
- Allora? che ci ai qui? - domandò brusca Clara, mentre aiutava la mamma a servire in tavola la pentola fumante
- Ti aiuto, cara? - domandò incerto il papà
- No, grazie, cii pensa la mia piccola lavoratrice! - affermò, ammiccando teneramente alla figlia.
- E soprattutto, guarda che bell' esempio che dai ai tuoi figli! Fila giù dal tavolo! -gli intimò, indicandogli la panca, nel posto riservato accanto a lei.
Dopo che il cibo fumante venne servito nelle ciotole e che Demi ebbe dichiarato che era stufa di quel cibo così rozzo e campagnolo, il papà abbassò la forchetta e prese la parola.
- Allora, ragazzi, io e vostra madre abbiamo preso una decisione, ormai indiscutibile. -
- E' vero. Abbimo deciso che, dato che l' inverno è alle porte, vostro padre tornerà in fonderia.-
- Ma mamma! Ora abbiamo soldi sufficienti perchè vi possiate godere un periodo senza lavoro! - obiettò Clara, molto scossa.
- Per voi bambini 600 pounds sono chissà quale fortuna! Anche noi credevamo fosse così, ma alcuni piccoli cambiamenti di programmaa ci hanno fatto cambiare idea. -
- Vostra madre ha ragione. Io vendo frutta, ma in inverno, dove la trovo? Non sono mica il signor Clow! quello riesce a tirar fuori un arancia anche da un paio di braghe!-
Tutti i ragazzi scoppiarono a ridere, Lilù riuscì a farsi mandar per traverso il suo boccone di bietole, nell' immaginari la scena del vecchio mago che estraeva il frutto dai sottocalzoni.
- Smettila Manfrèd! non è educato! E quando stiamo mangiando, poi! - lo rimbeccò la moglie.
- Scusa, non volevo! - e così dicendo lanciò uno sguardo severo e divertito allo stesso tempo ai bambini di fronte a lui
- Come dicevo, per mantenere questa fe3lice situazione lunedì la fonderia mi aspetta! -
- Che bello! posso venire con te? - domandò Demi, tutto eccitato, pensando a quali meraviglie avesse potuto celare quel luogo di fumi e vapori che sempre aveva sognato
- Oh, oh no, piccolo! - Demi sembrò sul punto di piangere, e il papà se ne accorse. Giusto in tempo.
- No, vedi, lì alla fonderia c'e un enorme mostro, tutto rosso che fuma vapore e che si diverte a mangiare i bei bembini.Quelli biondi, poi......- Disse, coprendosi gli occhi con aria melodrammatica
- Quan5e ne ho viste! - soggiunse
- Davvero? -
- Oh, assolutamente! Gambette arrosto, spiedi di teneri bambini grassoccie! ........-
- Ma io non sono affatto grassoccio! -
- Ma al Mostro delle Fornaci ai bene lo stesso: con quelli come te........-
tutti trasalirono
- Ci fa.........
le costolette !-
Dallo spavento, Anne cadde dalla sedia e Demi non osò fare domande fino alla fine del pasto.
- Ebbene, ora che il nostro giullare ha eseguito la sua parte, - intervenne la signora Wiggins riferita al marito
- Anch'io debbo fare la mia parte: torno al lavoro.-
Clara sapeva che cosa intendeva sua madre: in paese c'era una vecchia tintoria, dove sua madre aveva sempre lavorato. Lei in particolare tingeva i capi, ed era uno dei lavori più stancanti ed esauriente che i ragazzi conoscessero: doveva alzarsi la mattina prestissimo, alle quattro, preparare i colori, e far bollire tutto dentro enormi pentoloni di rame che ribolllivano fino a notte inoltrata.
- Non puoi! Mamma, non ne sei in grado! Non puoi permetterti......di stancarti così, in questo periodo! -
La mamma la guardò con tenerezza
- Inizierò lunedì, assieme a vostro padre.-
- E con chi staremo noi? - pianse Lilù
A questa domanda la mamma apparve preoccupatissima: lasciare i figli soli in casa era una cosa molto improbabile, eppure era anche la più fattibile. Nei luoghi di lavoro i bambini non erano ammmessi, a meno che non fossero dipendenti, ma erano lavori poco salutari, faticosi.......
- Per lunedì starete al catechismo di padre Flow, e non si discute! -
- Padre Flow? Quel vecchiaccio che sa di cavolo? - Chiese Anne, preoccupata per le sorti dei suoi fratelli
- Si, esatto.Non vi possiamo lasciare da soli, per di più con Clara..........-
Disse, come per zittire le silenziose domande che svplazzavano sopra le teste dei bimbi
- Clara va a scuola, e voi siete troppo piccoli, perciò andrete al catechismo-
-Tutto ilo santo giorno? Dopo quel rimbambito di padre Flow all' ora di pranzo va ad ingozzarsi di tacchino! -
- Demi! Chi ti ha insegnato a parlare in questo modo?! Non di certo io! -
A questo la mamma non aveva pensato assolutamente. Guardò prima il marito, poi i figli, tutti ansiosi, e infine guardò la figlia maggiore.
Clara si sapeva occupare dei bambini come chiunque altra governante svizzera diplomata. Era attenta, precisa e, cosa uimportante, non si faceva corrompere dalle richieste tentatrici dei fratelli più piccoli. Li sapeva consolare, medicare, li rimproverava al punto giusto, in giardino li teneva per mano e.......insomma, faceva tutto come una vera e propria madre. E ovviamente aveva fatto tutto questo e avrebbe continuato a farlo se quell' impicciona di miss Dertére non si fosse intromessa nella sua vita manandola alla St Mirelle.L' aveva giudicata sfruttata dai genitori, ma, povera bambina, cosa ci poteva fare, lei, se i genitori dovevano lavorare per mantenersi? Il compito di governante non le dispiaceva affatto, voleva bene a quelle piccole creaturine sperdute che la consideravano chissacchì, senza considerare che era solo una bambina come tante, che si emozionava per una farfalla e che piangeva per un uccelletto caduto dal nido. Ma per loro era speciale.
La mamma guardò attentamente il volto di Clara, come per notarne anche il minimo disappunto. Ma la figlia era una statua di sale.Con gli occhi fissi sul piatto ormai vuoto, sembrava una foglia sballottata dal vento. Il papà sorrise, notando gli occhi dei più piccoli impazienti e sbrigativi, come sempre.
- Margot..... - la sollecitò, sfiorandola con il braccio
- Clara, temo che lunedì non potrai andare a scuola -
Demi era salito sul tavolo, lasciando per l' impeto gli zoccoletti sulla panca, le due donnine rimasero composte, ringraziando il Cielo.
Ma Clara sentiva ugualmente un vuoto dentro di se: le dispiaceva molto aver fatto quella richiesta così azzardata in quanto all' adorato abitino alla mamma, che ora sarebbe andata a lavorare per comprarglielo, probabilmente. Era diperata, avrebbe voluto parlare con qualcuno, con qualcuno che non la facesse sentire un' ingrata.
- e ora, ragazzi, la notizia più bella di tutte: -
Il papà salì sul tavolo, a mo' di palcoscenico.
- Signore e signori, damine e galantuomini...........domani si vendemmia! -
In quel momento sembrò che la cucina di casa Wiggins scoppiasse, tantim furono le urla e le risa che penetravano dalle pareti e che s' inerpicavano per la ciminiera, riempendo l' aria di suoni limpidi e cristallini.
Seppur la sua tristezza, Clara riuscì a ridere, ballando e festaggiando come tutti gli altri.
Il pensiero dei tralci ambrati da cogliere e dai chicchi da mangiare, crogiolati nel primo sole, era un avvenimento indimenticabile, che ri9uì a distogliere ognuno dalle proprie preoccupazioni.
tra tutta quella confusione, la mamma ne approfittò per prendere in disparte la figlia.
- Clara, tesoro? -
- Dimmi, mamma -
- Non voglio infastidirti, ma ti vedo molto strana, pensosa, direi. Se c'è qualcosa che non va, me lo puoi dire: fa bene parlare, e lo sai! Mi dispiace non poteri comprare tutto ciò che dsiderate, ma non siamo nelle condizioni adatte, per ora, e lunedì tornerò al lavoro, così potremmo sgarrare in qualcosa, una volta tanto, no, piccolina? Perchè vedi, ecco.....insomma, a Natale arri............ -
Ma in quel momento sopraggiunse un urlo tremendo: il papà era scivolato dal tavolo.
Il mattino dopo, il sole era caldo e abbondante: Clara si alzò prestissimo, preparò la colazione e la servì fumante sul tavolo di cucina, poi guardò dalla finestra: la strada era polverosa come sempre, e le9 era felice come pochi.
- Clara! -
- Buongiorno, Lilù! Vieni, ti ho preparato del latte caldo -
- Latte caldo? -
- Che delizia! -in pochi secondi tutti i ragazzi di casa Wiggins erano seduti sulle lunghe panche, che leccavano le ultime tracce di latte dalle scodelle vuotate in breve tempo.
Ognuno era vetito dei suoui abiti migliori: Demi con i pantaloncini di tela rossa, Anne, in tiro come sempre, con il vestitino blu e i capelli tutti spazzolati, intrecciati in un bel fermaglio di legno azzurro - particolarmente in tinta con i suoi occhi -, Lilù, tenera nella cuffietta bianca, con il suo grembiuletto ben stirato,tutto sporco di appicicosissima marmellata di arance, e il papà, il signor Wiggins, tutto in tiro nei suoi pantaloni di fustagno verde smeraldo, messi apposta per quel giorno, il giorno della vendemmia, appunto, che doveva essere festeggiato come il giorno in cui la natura ci regala la cosa più buona e dkah aò al mondo, il vino.
- Dov' è mamma? - domandò ad un certo punto Anne, che non aspettava altro che l' uscire subito di casa, famiglia al completo.
- Sono quassù! - una voce provenne dall' imboccatura delle scale, una voce più civettuola del solito, la voce della mammma.
- Vi piaccio? -
Anche se quell' abito era stato indossato per molte vendemmie, era liso consumato, ma per il signor wiggins, quel vestito vestiva lamoglie più bella del mondo:
Una lunga veste rossa e lilla, di seta, scendeva fluidamente fino ai piedi, formando suggestive pieghe aqmbrate ulla pancia. Splndide maniche azzurre facevano risaltare l' eleganza del corsetto nero e della piccola spilla di perle appuntata sul petto.
ma per tutti, la parte più bella di tutte, era il viso della mamma: i lunghi capelli catani erANO SCIOLTI, intrecciati a piccoli boccioli di rose ormai secche. i vecchi zoccoli che indossava erano l' unica cosa non sfolgorante in quella maravigliosa modella, ma d' altra parte avevano un nonsochè di familiare. Erano quegli zoccoli che li svegliavano tutte le mattine, che risuonavano duri nelle chiese, e che calpestavano l' aia ogni mattina.
Era semplicemenbte la loro mamma!
- E' quello della dote, vero? -
Il papà e la mamma iniziarono a volteggiare spensierati per la sala , che per lioro non era più la cucinetta scalcagnata, ma un' immensa stanza damascata.
Quando tutta la amiglia fu uscita erano le undci, e il sole quasi spaccava le pietre. Harvey venne portato via nella sua stalla, per paura che si prendesse un' ustione. - Eh, no, bello mio! E chi mi ripagherebbe del mio buon asino trasportatutto? - disse a mo' di scusa, per consolare il riluttante ciuco a mettersi al riparo.
Cloara era tutta indaffarata nel sistemare cuffiette, in particolare quella di Lilù, che si era appena azzuffata col fratello perchè non le aveva lasciato tenere le forbici tagliatralci, con il solo risultato che era aduta nella polvere inciampando in una gallina.
- allora, ragazzi: io e vostra madre setacceremo i vigneti a nord e a sud, mentre voi farete i rimanìenti, chiaro? Fino all' ultimo tralcio, va bene? e senza barare! - aggiunse il papà, fulminando con lo sguardo l' unico maschietto di casa Wiggins, già con le mani in bocca, come per placare quell' irresistibile desiderio d' uva fragola che lo attanagliava mozzandogli il respiro: e poi, via per i campi, tra i filari arsi e polverosi, bianchi come stradiccioli di campagna in miniatura. Clara si ricordava di quando era piccola, e si perdeva tra quell' immenso labiinto fatto di sole, e, ìanche se sapeva benissimo ritrovare la strada, sentiva chiaramente il fruscìo dei calzoni del padre contro gli stivali bucati, ma a lei piaceva piangere e dimenarsi, giusto per sentire di nuovo gli stivali del padre muoversi più velocemente nella sua direzione. solo adesso questi fatui ricordi affioraveno nella mente della bambina, come di un' infanzia sognata soltanto, e non vissuta realmente.ma ora Clara aveva ben altro da fare. Anne si stava azzuffando con Demi, ma non gli badò. Sarebbe stato anche quello, nel futuro, un ricordo. Spiegò le braccia, come ali, e volò, volò ridendo tra i filari, fino a quando non furono completamente ammorzate le grida di stizzA DI Anne e le imprecazioni soffocate di Demi.Si sedette, nascosta da tutti, e meditò: fino ad allora aveva sempre dat
o, aiutato, consigliato, consolato....e lei da chi poteva confidarsi? Quale poteva essere una persona di cui lei sarebbe potuta andare, qualsiasi problema avesse avuto? C' erano la mamma e il papà, ma poteva sovraccaricare loro di tutte le sue preoccupazioni, se già loro le chiedevano aiuto? Il mondo era difficile. Fino a prima di iniziare le scuole, aveva avuto Tom,il suo amico immaginario, di cui lei metteva a partr di tutta la sua vita, sconfitta dopo sconfitta. Era un amico paziente, che si sedevea sempre di fronte a lei, su uno sgabello invisibile, e la ascoltava on silenzio. e lei gli parlava, a ruota libera, fuori controllo, a volte piangeva, e solo quando Tom capiva che aveva finito, le posava una mano sulla spalla, una mano insolitamente calda e gentile, e le sorrideva con complicità. mai aveva parlato, il suo Tom, ma sempre in silenzio. Quando era accaduta una cosa particolarmente ingiusta, o almeno secondo la piccola narratrice, il ragazzo si corrucciava, come per solidarietà nei suoi confronti, e anche se per esprimere un concetto clara sbagliava qualche verbo, sembrava non farci caso. E poi.....clara scagliò lo zoccolo lontano; da quando aveva cominciato le scuole, non era più venuto, neanche di sfuggita,. quante volte Clara aveva creduto che consolasse altri bambini, fuorchè lei, ma era una cosa troppo assurda. Il giorno del suo arrivo, Clara aveva desiderato ardentemente un amico, e un desiderio così intenso non lo possono provare tutti.
E l' aveva visto! Da quel giorno aveva sempre atteso con ansia i suoi arrivi, gli preparava dolci e biscotti al miele, anche se Tom non se ne serviva mai.Ma era contento, di una muta felicità, e questo le bastava. Ma poi era sparito. quante volte nel periodo scolastico Clara aveva avuto bisogno d' aiuto, quante volte si era sentita sola e priva d' affetto......di sicuro era colpa delle scuole, forse il suo amico si era ingelosito, e tante volte la bambina aveva lasciato bigliettini e crostate sul davanzale, ma senza risposta.
Clara chinò la testa, mangiò un po' d' uva fragola, senza gustarne il sapore. " senza un' amico, non si può apprezzare niente" pensò sconsolata.
- Clara! clara! dove sei! - Questa ersa la voce del padre
- Clara, vieni qui insieme a noi! - e queste di certo di Anne e Demi.
Da quell' altura Clara poteva non essere vista e vedere tutto. C' era la mamma che consolava Lilù, troppo disperata per potersi acorgere di quella scalza figuretta che veniva giù dalla collina, felice di essere importante per qualcuno.
Il resto del pomeriggio passò allegramente. Il vigneto nord era finalmente spoglio, e il papà stava scaricando le cassette di legno nell' enorme botte. Era tutto rosso, sbuffava per la calura, e invano la mamma gli porgeva il fazzoletto buono per passarglielo sulla fronte, era zuppo già fin dal mometo in cui sfiorava la guancia. Per i genitori, mettersi a lavorare subito il giorno dopo, dopo quella faticata, almeno secondo Clara era una pazzia, ma erano tutti troppo animati per accorgersi della propria stanchezza." avrei scuoiato pure un bue" come avrebbe poi affermato il signor wiggins prima di cadere come in trance con gli stivali sopra il copriletto.
Il giorno dopo era lunedì. Clara si era alzata ancor prima che il sole sorgesse. Aveva preparato un fragrante pudding, le sarebbe piaciuto tanto prepararne uno come sua madre, tondo e dorato, con una crosta piatta e spessa, ma il solo risultato che era riuscita ad ottenere fu troppo ripieno in un velo di pasta, che poi si era rotto durante l' infornata.
Ma per mamma e papà era stata ,la colazione piu buona e nutriente che avessero mai mangiato. Piu' che per il papà, Clara era afflitta per la mamma. Il papà aveva due braccia forti, muscolose, tanti erano stati i figli che aveva fatto volare sulla sua testa, anche se le sarebbe piaciuto che fosse rimandato a casa lo stesso. Lì alla fonderia c' erano infatti molti tipi strani. Uno in particolare, Jackie Mangiaossa aveva spesso indotto Manfred Wiggins ad unirsi a lui nelle sue scorribande nelle taverne, ed altrettante volte a farlo tornare a casa sbronzo come una botte. Non facevano niente di più, tranne tracannarsi qualche wisky puzzolente di troppo. Questo Clara lo aveva scoperto ancora una volta origliandoalla porta del salotto, nel cuore della notte. ciò aveva fatto piangere a lungo la mamma, e Clara sapeva quanto ciò la facesse soffrire. Era anche per questo che Clara era preoccupata per lei. La osservò meglio: era ancora molto bella, di una bellezza un po' sfiorita, propria delle donne in attesa. I capelli erano nascosti nella rigida cuffia azzurra, ma in realtà erano inanellati, un po' crespi. Clara lo sapeva anche senza vederli. Mamma Wiggins da quando aveva sposato suo marito, il suo amato Manfred, aveva sempre portato la cuffia. clara le conosceva tutte: Quella bianca semplice, quella con il pizzo un po' ingiallito, anche questa era appartenuta alla sua dote, quella celeste molto scolorita, e quella azzurra. Clara aveva un ricordo, di quando era molto, molto piccola, e lo conservava ancora nel suo cuore, come il più prezioso dei suoi tesori: una volta aveva chiesto a sua madre cosa c' era nel grosso baule scrostato ai piedi del letto. A quell' epoca aveva più volte tentato di aprirlo, ma le sue dita erano troppo piccole e sottili per riuscirci. Allora la mamma lo aveva aperto, e con cautela aveva indossato il suo abito da sposa. Clara era rimasta stupita. Ripensandoci, le era apparso come la cosa più bella che avesse mai potuto immaginare anche lontanamente . Lo ricordava come una nuvola di trine bianche e sontuose, e quando poi aveva indossato la tiara con il velo applicato, il suo stupore era salito alle stelle. Aveva gettato la cuffia- celeste scolorita- in un angolo, e i suoi capelli erano ricaduti in ciocche morbide e sfuggenti lungo la schiena. Era ancora una ragazza, all' epoca dei fatti, anche se era già madre di due figli. Il guaio era che era cresciuta troppo in fretta. A quindici anni si era sposata con Manfred, a sedici aveva messo al mondo Richard. E mentre le sue coetanee passavano il tempo a trastullarsi con i libri in mano, Margot aveva già un figlio al seno. Sette anni dopo aveva avuto clara, a ventitrè anni, perchè in quel periodo aveva dovuto lavorare con suo marito, al pari di un uomo, per riparare la casa in seguito ad un vero e proprio diluvio, con un figlio piccolo alle gonne.Dopo tre anni invece era nato Demi, nove mesi dopo Anne, e dopo tre anni Leopoldine. Quattro anni dopo era di nuovo incinta. Aveva trentaquattro anni, troppo, troppo giovane ancora per sei figli e un marito. ma era ancora bellissima. Clar era abituata a vederla con il pancione, anzi, a dire la verità no, perchè la prima volta si era spaventata a morte, ma con il tempo s' era fatta l' abitudine, come molte altre cose, del resto.
- beh, noi andiamo tesoro. - il papà si era alzato, e con la sua mantella aveva coperto la schiena della moglie. Ora era in maniche di camicia. Mamma Wigins intanto si era sfilata la cuffia e messo il cappello. Aveva un modo tutto suo di farlo, senza che una sola ciocca dei suoi meravigliosi capelli venisse fuori.
Uscirono e chiusero la porta.
Clara si precipitò su per le scale: Da sopra provenivano degli urli. In un attimo aveva aperto la porta della stanza dei fratellini. Anne stava sul letto, il bel visetto di sempre deformato dalla rabbia. Le lacrime le colavano sulle guance arrossate come chicchi di grandine particolarmente grossi. Una mano stava dietro la schiena, e nell' altra una ciocca di capelli biondi che ppartenevano al fratello, il quale urlava:- LASCIAMI! - tra un singhiozzo e l' altro. ma Anne era ben decisa a continuare a tirare. Clara non aveva mai visto la sorellina piangere a quel modo, sembrava sull' orlo di una crisi isterica. E chissà perchè Demi aveva proprio la faccia del colpevole. A quanto pare era stato trascinato giù dal letto per i capelli certo, litigavano spesso, ma questa volta i singhiozzi di Anne la facevano tremare tutta, come una foglia scossa dalla bora.
Clara si gettò tra i due. Anne lasciò la ciocca di capelli del fratello, che corse a nascondersi sotto le coperte gemendo tra se e se " Anne è un diavolo! Non voglio più dormire insieme a lei!" Prese Anne e la costrinse a sedersi sulle sue ginocchia, dato che la piccola continuava a protendersi verso il fratello.
- Annie! Anne, tesoro, cosa succede qua? Con la vestaglia da notte cercò di asciugarle le lacrimone, le quali però continuarono a scendere copiose.
- E' colpa di Demi?Cosa ti ha fatto quel malandrino? Parla! Di' qualcosa! -
ma Anne non parlava, continuava a singhiozzare. Clara ora si stava seriamente preoccupando. mai, in tutta la sua vita aveva visto qualcuno piangere così disperatamente.
- DEMI!!-
Clara scostò le coperte dell' altro lettino.il fratellino era lì, raggomitolato che tr emava dal freddo. Clara lo prese per un braccio e lo scrollò violentemente.
- COSA HAI FATTO A TUA SORELLA?- clara eradavvero fuori di se.
- n...niente-
-Come sarebbe a dire?-
Anne ad un tratto si avvicinò alla sorella maggiore. Trattenendo i nodi di pianto che la importunavano ogni volta che tentava di respirare, parlò.
- Ha ......ha....distrutto Marygold- e così dicendo indicò alcuni cocci ai suoi piedi.
Marygold era una bambola. Probabilmente la bambola più sciapa e scadente che fosse mai esistita, ma per Anne era davvero uno spettacolo. era una bamboletta in terracotta smaltata che papà Wiggins le aveva comprato per il suo quarto compleanno. Una sua coetanea certamente più fortunata l' avrebbe gettata in un angolo, sepolta dalla polvere e dagli innumerevoli altri regali, ma Anne l' aveva subito presa in braccio, curata e coccolata come se fosse stata una splendida bambola in pregiatissimo biscuit, o un bambolotto a grandezza naturale in celluloide dipinta. Marygold invece, di dipinto aveva i capelli e gli abiti, che oltretutto avevano colori squillanti e volgari, dato che l' aveva dipinta a mano il signor Wiggins, e non sapeva che i capelli dovevano essere rigorosamente biondi e non neri ala di corvo - e a boccoli- , o che le gonne dovevano essere di un delicato rosa pallido anzichè rosso e viola, ma Anne si era accontentata. La portava sempte con se, dormiva con lei, e non le importava se le sue lunge gambe di coccio le punzecchiavano i fianchi, e aveva costretto sua madre a usare la stessa stoffa del suo grembiulino per un grembiulino in miniatura per marygold. Spesso mamma Wiggins si era molto addolorata nel vedere sua figlia giocare con quel vecchio catorcio, perchè lei stessa da piccola aveva posseduto una splendida bambola di porcellana dipinta, ma l' aveva dovuta vendere per poter comprare a Demi un nuovo paio di calzoni pesanti . Le bambole costavano davvero una fortuna, così come i soldatini di piombo smaltati, i trenini di legno, le ochette con le ruote e i corredini per il tea in miniatura, per non parlare dell' enorme, immensa casa di bambole che Clara e le altre bambuine di casa bramavano da un sacco di tempo.
- E così, Demi, hai fatto a pezzi la bambola di tua sorella?-
- Si.-
- E perchè? Lo sai, vero, che è stato un gesto molto cattivo da parte tua? lo dirò alla mamma appena torna, e vedrai, ci penserà lei a darti una bella strigliata! -
- Non vedo l' ora che tu glielio dica, Clara.-
L' ometto stava ormai in piei, in camicia da notte, con il berretto svolazzante sopra la testa.
- ma Demi, si può sapere che ti prende?-
- Ho rotto Marygold apposta, per costringere mamma a sborsare i quattrini e a comprargliene una nuova.Una di quelle belle, di porcellana, con im boccoli e che dicono "mamma" se le dondoli sulle ginocchia.-
Quella risposta inaspettata, reduce di un comportamento cavalleresco, commosse profondamente Clara, il cui istinto fu quello di abbracciare stretto il fratellino e di dargli un dolcetto, ma la sua anima inquieta e matura la costrinse ad assumere un atteggiamento imparziale.
- Anne, tu hai reagito in modo molto crudele senza sentire prima le ragioni di tuo fratello. che non accada mai più.-
- Ma lui....-
- Mai più, ho detto. -
-.....-
- In quanto a te, Demi, non osare mai più fare una cosa simile, nelle circostanze che siamo. -
- Ma alla fine la mamma gliela comprerà, si o no, la bambola?-
Clara gli lanciò un' occhiataccia.
- Per Marygolg penso che non ci sia più nulla da fare, Annine.-
Anne irruppe in un singhiozzo soffocato.
-Ora, via tutti in bagno, è ora che vi fate un bel lavaggio con una bella saponata.-
- ma Clare, è Demi che ha il collo sporco, io me lo lavo tutte le mattine! -
- Si, ma chi è che ha il viso tutto rosso di pianto da non desiderare dell' acqua fresca addosso?-
- Claraaa!?-
La piccola Leopoldine si era affacciata sulla porta, in vestaglia.Clara riconobbe subito quell' indumento. Le era appartenuto quando anche lei era piccola così. Probabilmente anche Anne in quel momento stava pensando la stessa cosa, poichè, come molte altre cose della sorella, le era appartenuta.
- Claaara?!!!- ripetè un' altra volta, più forte.
- Sono qua, tesoro! sei pronta per il bagno? -
- Siii! Così poi Demi mi insegna a fare le bolle dentro l' acqua! -
Clara la guandò. Era davvero la bambina più bella che avesse mai visto in tutta la contea. Aveva due splendide fossette , due occhi eternamente ridenti, e dei capelli di seta, a boccoli, che le ricadevano mollemente sulle spalle, nerissimi. Di certo doveva avere ereditato la bellezza e la grazia della madre, anche se, con un fratello come Demi e una sorella civettuola come Anne, non poteva che essere come un cucciolo appena svezzato. Sapeva sputare più lontano, sapeva andare sotto il tavolo e legare i lacci degli scarponi del padre alla sedia senza che si accorgesse di niente, sapeva mangiare la minestra con il risucchio, sapeva chiudere le farfalle sotto i barattoli, sapeva strappare la cuffia di scatto alla madre, e sapeva mettere ali di mosca nell' impasto del porridge( ma questo lo faceva più di rado, perchè poi il porridge lo doveva mangiare lei, e le faceva un po' schifo).
In compenso a tutte queste prodezze però, sapeva la differenza tra un pizzo sangallo e un valenciennes , sapeva la differenza tra corpetto e corsetto , sapeva agghindarsi il capo di nastrini colorati e sapeva abbinare alla perfezione gli abiti con i calzini. Lilù, a differenza delle altre sorelle, inaftti, possedeva un maggior numero di abitini, poichè la padrona della tintoria dove lavorava la signora Wiggins aveva una figlia con qualche anno in più di lei, e le passava tutti i suoi vestiti smessi. La padrona, infatti, da come la raccontava la mamma, era una donna molto ricca, ma non per queso generosa, dato che a volte, secondo il numero dei vestiti che le aveva dato, le scalava la paga di almeno otto o nove denari. Comunque Lilù, almeno il buon senso lo aveva ereditato dalla sorella maggiore.
clara la baciò. la sua pelle era morbida e calda. Giunti in bagno, riempì i due tinelli di zinco di acqua fumante. In uno mise Demi , e a parte lo sfregò, sul collo e sulla schiena con una spazzola dai peli duri e ispidi, imbevuta di sapone di Marsiglia. Demi gemeva e si divincolava, ma alla fine, dopo il trattamento, era rosso come un gambero e tremava dal freddo. con un ampio gesto, poi, Clara rovesciò il contenuto del grosso tinello di zinco fuori dalla finestra, investendo Sally Gallina, che in quel momento stava giusto passeggiando sull' aia. Ridendo, Clara riemerse da quella nuvola di vapori, e avvolto Demi in un ruvido asciugamano rigido di bucato, prese ad insaponare Anne e Lilù, poi, con un grosso pettine a denti fitti, si mise a pettinare i capelli delle sorelline. Era una ragazza pulita, e di certo non si aspettava che il pettine fosse riemerso pieno di pidocchi, perchè ogni sera ci teneva a spazzolare i capelli di ogni bambina, nonchè i suoi. Come ogni altra volta, il pettine riapparve pulito, e Clara ne fu lieta. Sott' acqua, i capelli di Leopoldine erano mossi e lucenti, e Clare notò un moto di invidia nei suoi confronti. Anne non era infatti quella che si può definire " una bambina bella e di buon carattere", anzi, tutt' altro. Era una ragazzina schiva ed invidiosa, passava ore a giocare da sola con quelli che riteneva i suoi oggetti, e non permetteva a nessun altro di giocarci. Dopotutto vestiva con vestiti usati, appartenuti alla sorella maggiore, e saoeva che non c' erano soldi per comprargliene altri. Era nel bel mazzo dei suoi sette anni, e in quell' età le bambine ci tengono tantissimo ad essere infiocchettate e sgargianti, femminili al massimo. E Anne si trovava ancora con una vecchia bambola ormai rotta, a dividere i suoi vestiti, a dividere la sua stanza da letto con il fratello. Era anche piuttosto gracile e slavata, con un musetto da topolino eternamente indagatore. Aveva dei capelli biondastri molto lungni, ma anche molto sechi e sottili, e due occhi più grandi di lei , pronti ad intercettare ogni singolo particolare. Inoltre era molto gelosa della sorellina minore, la proteggeva, voleva che stesse tutto il giorno con lei, e riteneva che solo lei se ne potesse prendere cura. Clara provavamolto dispiacere nei contonti di quella creaturina eternamente afflitta. Dopo aver ripetuto la stessa operazione di "asciugamento" anche con loro due, riassettò velocemente il bagno, asciugando le improntine dei piedi dei fratellini sul pavimento. Prese elcuni indumenti, e dopo averli scaldati velocemente sulla stufa, vestì Demi, lo aiutò ad allacciarsi gli scarponcini consunti, poi passò ad Anne. Prese un vestitino molto grazioso, anche se passato di moda, era di lana a sacchi rossi e marroni e vi applicò con estrema grazia un collettino bianco. Con una rappidità quasi fiabesca le fece due treccie molto lunghe, vestì infine la sorella più piccola, allacciandole però dietro la schiena un grosso grembiule bianco, affinchè non si sporcasse. Dopo le ultime raccomandazioni ( " tenete per mano vostra sorella " , " non vi accapigliate" , " Non vi sporcate o farete i conti con il battipanni") , spedì la piccola comitiva fuori dalla porta. Doveva ancora fare le stanze! Risalì le scale, notando con sollievo che la sua era perfetta, avendola già fatta prima. La camera dei fratelli, invece, era un vero e proprio campo di battaglia. Con abili gesti rifece i letti, sbattè il tappeto fuori dalla finestra, chiuse le ante dell' armadio, e lo stesso fece con la camera dei genitori, e rise , notndo che il lettino di Leopoldine aveva le sbarre intatte, segno che la sorellina le aveva scavalcate con il rischio di rimanere incastrata.
Clara raccolse i cocci di Marygold con infinita tristezza. Quei picoli pezzetti di terracotta rossastra e screpolata erano per la sorellina qualcosa di più che un semplice giocattolo.
Molto spesso, quando andava a trovare la madre in tintoria, Clara soleva passare per la via principale di Oxford, cercando di immaginare cosa avrebbe fatto se avesse posseduto almeno uno di quei vestiti, almeno una di quelle bambole esposte in vetrina. Ve ne erano un' infinità, bianche, nere, di porcellana, di pezza, di feltro, quelle più economiche di stoffa imbottita.........Clara aveva finalmente deciso. Quel pomeriggio stesso si sarebbe recata per la seconda volta in vita sua nel fiabesco Toy's Store, il più grande emporio di giocattoli della zona. La seconda volta, perchè la prima c' era stata con suo padre, e insieme avevano comprato una bella trottola di latta smaltata, di un vivido colore azzurro, che per lungo tempo ne era stato proibito l' uso ai più piccoli, proprio per la sua bellezza.
Con un velo di amarezza scese le scale, mise in forno l' impasto per il porridge, infine si sedette sulla vecchia panca, a pelare patate. Aveva intenzione di preparare qualcosa di buono per il pranzo. Accese il grammofono, comprato per pochi soldi da un vecchio rigattiere ubriaco, assieme a suo padre. Era srempre lo stesso disco scordato, una vecchia operetta che i suoi genitori solevano ballare nei loro rari momenti di intimità.
La luce proveniente dalla finestra aperta emanava una calda atmosfera giallastra, sulle pareti imbiancate a calce della cucina. Un tempo casa Wiggins era stata un' enorme cascina, e tuttora manifestava la sua grandezza. Si muoveva su due piani, aveva un mulino, na non c' era il fiume, probabilmente risucchiato dalle profondità del terreno,v' erano ampi solai, una vigna ed una grossa aia dove le galline e le oche scorazzavano tranquille.
Famiglia Wiggins però viveva in una piccola parte della casa, quella meno esposta ai venti e alle intemperie. La parte ovest della casa non era mai stata aperta, ne tantomeno i più piccoli avevano mai avuto voglia di esplorarla. Tutta la cittadina infatti favoleggiava che un tempo, nella stanza più remota della vecchia cascina, era stato ucciso un uomo molto malvagio, e dato che in Paradiso non lo avevano voluto, la sua anima si aggirava ancora in quei locali. " Tutte quisquilie da donnicciole da malaffare" aveva costatato una volta papà Wiggins, il quale, per una scommesa con alcuni tipacci della fonderia si era addentrato nei meandri meno noti del vecchio cascinale. Era vero, non c' era nessuno, solo una buona dose di ragnatele e qualche asse del pavimento di legno marcia, ma in seguito papà Wiggins aveva confidato alla moglie di esserci andato con un crocifisso in una tasca e uno stiletto ereditato da suo nonno nell' altra. Comunque aveva perso la scommessa, perchè gli altri, una volta che Manfred si era chiuso la porta dietro le spalle, se l' erano data a gambe.
Più volte Manfred e sua moglie si erano ripromessi di rimettere a posto quell' ala della casa, ma servivano soldi, soldi che la famigliola non aveva.
Nonostante tutto, però, la parte nella quale i Wiggins al completo vivevano, era una graziosa porzione della casa. Era stata imbiancata dalle mani di papà Wiggins, e in seguito le pareti sierano scurite, soprattutto quelle della cucina, per il tempo e per i vapori. C' erano pochi oggetti: Su una mensola della cucina le stoviglie smaltate i terracotta celeste, una vecchia brocca sbeccata senza impugnatura, un candeliere di bronzo, della dote di Margot, la vrecchia panca, la lunga tavola di legno, un tappetuccio sullo spesso pavimento di pietra, un semplice sofa, alti letti di ferro fuori moda nelle stanze da letto, e altre piccole cose d' uso comune, che però erano come talismani per i componenti della famiglia: un centrino di pizzo ingiallito, il portapitale di ferro rosso nell' angolo, una macchia d' umidità sul muro che somigliava ad un passerotto, la vecchia trapunta patchwork, il grammofono arrugginito, un noto battipanni di paglia intrecciata, i catini di zinco, l' asse di legno della fontana in cortile per il bucato, sulla quale erano impresse le macchie dei pezzi di sapone abbandonati là sopra sotto al sole, il tino per la vendemmia, la palla di stoffa sulla grondaia, a marcire d'acqua, la Bibbia con le pagine dorate, il baule ai piedi del letto nella camera dei genitori.....
Molte cose presenti nella casa un tempo erano appartenute alla dote di Mamma Wiggins, che a suo tempo era stata molto ricca. Il vecchio baule, infatti, aveva vissuto tempi migliori. I genitori di Margot erano infatti due ricchi mercanti di stoffe preziose, avevano tre figlie, Margot, appunto, Enriette e Josephine. Quest' ultima era la maggiore, e nella famiglia da sempre aveva avuto un ruolo dominante. Da piccola nei giochi, da grande negli affari personali. Tutta la grande fortuna dei Gravie consisteva in parte anche infatti all' ottimo matrimonio di Josephine, che si era sposata con un ricco borghese, che gestiva immense piantagioni di cotone nel Nuovo Continente. Il matrimonio di Joe-Joe, come veniva soprannominata la sorella dai genitori, era stato sfarzoso e dispersivo, dato che in seguito alcuni sostennero di averla vista nella sua carrozza personale in compagnia di un altro uomo che non era "il distintissimo Mr Blought". IL matrimonio di Joe-Joe era stato in tutto e per tutto gestito da Mr e Mrs Gravie, che non solo non avevano reso partecipe la figlia della loro scelta, ma la avevano costretta ad incontrare lo sposo designato solo dopo le nozze.
Tempo dopo la stessa sorte sventurata fu per la piccola e graziosa Enriette. La ragazza aveva da sempre fatto stragi di cuori, e non solo tra i ragazzi di buona famiglia. La fanciulla si era infatti invaghita del giovane garzone che ogni mattina andava a consegnare il latte in casa Gravie. Più volte Enriette, sopraffatta dai suoi giovani sentimente aveva baciato il giovane di nascosto, ma quando i suoi genitori l' avevano scoperta, si videro disonorati a vita, avendio già preso contatti con un giovane barone in età da maritarsi. Questo, infatti, dopo l' accaduto, sull' altare aveva rinnegato la ragazza, quando invece aveva promesso di prenderla con se ugualmrente per non dare scandolo, essejndosi fatto pagare un' ingente somma di denaro, non avendo poi mantenuto la promessa.Questa vergogna, questo disonore che d' improvviso aveva macchiato famiglia Gravie fece si che Erniette Gravie venisse confinata in un convento di monache di clausura. Il giovane garzone era stato fatto arrestare il giorno stesso, e fatto finire sulla forca una settimana dopo. Lo stesso anno, la giovanissima Enriette si tolse miseramente la vita, quando seppe la fine del suo giovane amore, lanciandosi dalla finestra della sua cella. Il grande lutto che aveva colpito la famiglia diede appoggio ai genitori, che lo stesso giorno resero noto a tutta la città che la figlia era sempre stata malata di mente, un' abile scusa per giustificare il disonore.
A Margot, che allora aveva tredici anni, non venne detto niente, anche se in cuor suo sapeva che i suoi genitori erano delle persone orribili. Quella notte aveva pianto tutte le sue lacrime, lacrime di commiserazione per la povera sorella finita in un modo così tragico.
Divenuta signorinetta, aveva conosciuto Manfrèd, che allora lavorava come apprendista fabbro. I suoi genitori intanto si erano dati da fare per darla in sposa ad un uomo fatto, un vecchio, a parere della bella Margot, che la colmava ogni giorno di ricchi doni. Ma l' amore non aveva prezzo, e la sera stessa con aria di sfida Margot aveva dichiarato ai suoi genitori il suo amore segreto, che era incinta, e che mai avrebbe voluto sposare " quel vecchio bavoso".
La madre dovette tenere ben saldo il marito per non fargli fare idiozie, perchè questi, subito dopo la seconda notizia in particolare si era gettato sulla figlia con un grosso candelabro in mano, urlando " io ti accoppo, io ti accoppo con le mie stesse mani!"
Il candelabro la aveva colpita solo di striscio, poi era fuggita. Con Manfred.
Ma la pancia di Margot cresceva, e i genitori, quando la cosa divenne inevitabile, acconsentirono allo sposalizio privato dei due amanti. Loro stessi non vollero partecipare, ma in compenso fuori dalla chiesa aspettava il vecchio baule verde, con qualche oggetto come dote, non di certo per buon cuore, ma per non farsi una cattiva reputazione.
E così, con quei due matrimoni andati a monte, i coniugi Gravie caddero in miseria, perdendo gradualmente tutti i piccoli lussi. Prima la servitù, poi la casa, tutti i loro beni, e la distintissima signora Gravie dovette imparare a fare il pane da sola.
Poi ci fu l' epidemia di peste. Josephine morì assieme al suo amante e a suo marito, e della famiglia rimase in piedi solo la bella Margot, che era fuggita in tempo con suo marito. Aveva supplicato sua madre e suo padre di raggiungerla, ma i due la rinnegarono ripetutamente, e fecero la fine che tutti gli abitanti della città fecero grazie all' epidemia. Fu proprio durante quel lungo viaggio in calesse che Margot partorì Richard. Solo l' amore li aveva tenuti uniti in quei momenti così duri. Margot preferì non sapere mai della morte dei suoi genitori, sperando in cuor suo che si fossero salvati, perchè il suo ruolo di figlia e di giovane profondamente religiosa le avevano fatto dimenticare i torti subiti.
Così si erano stabilizzati ad Oxford, occupando il grande cascinale.
Clara si ridestò dai suoi pensieri, perchè con l' acciarino s' era inavvertitamente tagliata e perchè il porridge dava segni d' essersi cotto.
Mentre Clara tentava di rimediare al taglio con un fazzoletto, Demi irruppe nella stanza, sudato e affannato. Dietro di lui stava Anne, con in braccio la piccola Lilù, che singhiozzava disperatamente.
- Lilù, cos' hai? Dillo a Clara......-
Ma la bambina non accennava a smettere di piangere. Allora la sorella maggiore si rivolse ad Anne.
- Si può sapere cosa diavolo è successo? -
- Demi.....Si è.....ferito al ginocchio....- rispose la sorella con voce tutta tremante
- Con cosa? -
- con un pezzetto di metallo arrugginito che stava in cortile......-
Ma ciò che più la preoccupava non era la disattenzione comunque passabile dei due bambini, dalo che il piccolo Demi era svelto e curioso, bensì la ferita provocata dal metallo arrugginito.....Clara sapeva benissimo che se non fosse intervenuta il bambino sarebbe morto in seguito all' infezione della ruggine..... come era successo alla piccola Mommie, la figlia del sensale in seguito a dolori atroci.
Clara prese in braccio il fratellino, ed esaminò la ferita. Era un piccolo taglio, ma piuttosto sporco, e immediatamente Clara provvedè a pulirgliela con un fazzoletto. Ci fece scorrere sopra parecchie brocche d' acqua calda, ora la ferita era pulita, ma il sangue continuava a scendere copioso. Anne era corsa in camera sua, aveva un terrore mortale del sangue. Clara sapeva che la ferita doveva essere cicatrizzata al più presto.
- Senti, Demi.......ora ti dovrò fare un po' male.....-
- Che...che cosa.....?- La voce del bambino era impastata di pianto.
- Devo per forza richiudertela con il fuoco.....-
- NOOOO!!!No e No! _
- Devo farlo per forza. -
Clara premette ancora più forte il fazzoletto sulla gamba del bambino.
- No. Non voglio....Ho paura...-
- Via, via! Vorrà dire che allora dopo ti darò cinque zuccherini-
- No e no-
- Ti darò allora il permesso di dormire in camera mia per tutta al settimana....-
- Ancora no e no!-
- Ti daremo tutti una porzione in più di porridge, a pranzo-
- Non me ne importa nulla....-
- allora finiremo per darti cinque baci ciascuno-
- No e no...-
A quel punto Clara ebbe una folgorazione.
- Sai Demi, che quando avrò finito, ti rimarrà una bella cicatrice...-
Demi sgranò gli occhi.
- Si, come quella dei grandi eroi valorosi, dopo una guerra....sai, non esiste eroe senza la sua brava cicatrice, come segno di una dura battaglia vinta.....-
- Ma davvero?-
- Si, così dai calzoncini i tuoi amici la vedranno, e tu sarai l' unico a poter raccontare di essertela fatta in guerra...-
A quel punto, Demi, catturato d' improvvuiso da quelle meraviglie trasse un sospirone.
- Ebbene.....io mi farò infuochizzare la ferita, come i grandi eroi, ma solo se Leopoldine mi terrà la mano.-
La piccola mano paffuta di Lilù si infilò tra le dita del valoroso eroe, dai cui occhi ora sgorgavano lacrime di infinito amore per la cavalleria.
Clara prese uno spesso ago da marterassi, che fece rabbrividire il piccolo eroe. In fretta lo sterilizzò sulla fiamma rovente, immobilizzò il ginocchio di Demi, e con una mirabile sveltezza e precisione lo passò una volta sola sue due lembi ormai chiusi della ferita.
Demi non urlò, per la grande impresa che sentì di aver portato a termine. la prima decina di secondi non sentì più il dolore, ma subito dopo si mise a piangere disperatanmente chiedendo zuccherini, porridge e baci tutti assieme.
Clara intervenne subito togliendo dalla vecchia ghiacciaia una bella punta di ghiaccio, che applicò sulla piccola cicatrice, infine baciò ripetutamente il fratellino, e lo stesso fece Leopoldine, facendo arrossire tutto ad un tratto il bambino. Dopo avergli riempite le tasche di zuccherini e dopo averlo lodato per il suo coraggio lo prese in braccio e lo portò nella sua stanza, dove lo depose sul suo letto. Allora quello non era più il valoroso eroe, bensì il piccolo, biondissimo Damian Wiggins, detto Demi.
Dopo averlo baciato ancora una volta, Clara ridiscese, dove trovò la sorellina che con le dita grassocce ripuliva la scodella del porridge con la bocca tutta impiastricciata di zucchero.
La ripulì in fretta, la imbavagliò e le serv ì una fetta del porridge, e lo stesso fece con Anne, una volta che fu ridiscesa. Demi invece per la prima volta in vita sua si potè godere il lusso di un pranzo in camera.
Clara preferì non mangiare, sentiva lo stomaco rivoltato, e s' infuriò ancora di più quando la piccola Leopoldine schiaffeggiò con le sue grasse manine Anne, che si era impossessata dell' ultima fetta di cibo nella scodella. Questa, inferocita, aveva dato una forte scrollata ai bei boccoli della sorella, il suo punto debole, facendola piangere. Dopo averle inseguite senza successo con il battipanni, riuscì a resistere alle deliziose moine della piccola mettendo le due litiganti in punizione, Lilù in salotto in un angolo, Anne in cucina nell' altro. Ma Leopoldine ogni momento piangeva, batteva i pugnetti e cercava di togliersi di dosso prima il grembiule, poi il vestitino, finchè rimase completamente nuda.
Era solo un capriccione, perchè la piccola era da sempre stata la favorita, e neanche suo padre osava metterla in castigo, sciogliendosi di fronte alle bellissime moine, che somigliavano tanto a quelle di un micetto abbandonto che chiede affeto. Ma con Clara era diverso. Non poteva non punirla per uno sbaglio, anzi, doveva farle capire che era stata molto cattiva. Clara riuscì a resistere per circa dieci minuti agli strilli infuriati della bambina, finchè dovette dire a se stessa che la punizione poteva bastare, ma non di certo per buon cuore, anzi, intendeva lasciarla lì per almeno mezz' ora, ma perchè era stanca e stressata, e proprio non se la sentiva di ascoltare ancora un minuto di più quegli strilli.
Quando irruppe nella stanza il pianto della bambina era cessato. Il suo viso era radioso, e non si vedeva neppure la traccia della lacrima. La bambina aveva urlato soltanto, Clara era molto arrabbiata. Con stizza la rivestì, poi la spedì fuori in cortile.Lilù non era di certo una bambina cattiva, anzi, solo molto viziata. Ed è facile essere viziati quando si posseggono due fossette da favola, dei riccioli di seta e una vocetta da bambolina, tanto che molto spesso la piccola si esibiva nelle osterie con alcuni amici del padre, a piedi nudi sul tavolo, intonando qualche canzonetta canadese, o qualche canto dei Neri d' America. Era buffo vederla imitare la voce profonda dei negri con una vocetta così sottile. La mamma da sempre era stata contraria a queste esibizioni organzzate dal padre, per via di alcune immagini poco istruttive dipinte sulle pareti dellì' osteria, rappresentanti dee pagane mezze nude avvinghiate al dio Bacco.
Anne, nell' angolo opposto, piangeva in silenzio. Clara la prese in braccio, coccolandola un pò. Era arrabbiata con se stessa per aver trascurato per così tanto tempo la sorella.
Anne e Demi erano nati lo stesso giorno, con qualche ora di ritardo. Mamma Wiggins già allora non si era accorta della presenza della gemella nella sua pancia, e il suo arrivo non venne accolto con molta gioia, dato la difficile situazione economica. Per tutta la durata della sua vita, in casa era sempre passata in secondo piano. Non perchè i genitori non l' amassero, tutt'altro, ma è facile pensarlo quando si hanno sei anni, quando si vive una situazione difficile e non si hanno qualità particolari.
Perchè Anne, in una sola parola, era insignificante. Clara in casa era sempre lodata per le sue doti di bambinaia, Demi per le sue ingenue birbonerie e curiosità, Leopoldine per la sua intensa bellezza e per la furbizia, mentre Anne era semplicemente una magra biondina senza arte ne parte, gelosa e possessiva, attaccatissima alla sorella maggiore.
O almeno così credeva di essere. In realtà era semplicemente una bambina timida e schiva, che però nutriva una grandissima passione per la musica, ma non aveva mai avuto il coraggio di chiederlo al padre o alla madre.
Alcune volte, quando veniva assalita da queste sue precoci crisi esistenziali, soleva arrampicarsi sul colle che sovrastava la cascina e cantare a pieni polmoni qualunque melodia le tormentasse la mente. Aveva una voce bellissima. Eppure, quando giungeva alla conclusione delle sue composizioni, una nota strozzata di pianto le saliva alla gola, e finiva sempre col buttarsi a terra singhiozzando a calde lacrime. Povera Annelise!
Dopo averle riassettato il grembiule e asciugato gli occhi, la spedì fuori, dove l' aspettava la bella Lilù, che intanto con un rametto aveva forato un uovo freschissimo e ora lo stava gustando con occhi sognanti.
Dopo essere salita per controllare l' eroico sonno di Demi, Clara potè finalmente riposare senza interruzioni per un' ora almeno. Ah, com' era difficile stare dietro a tre bambini piccoli e tanto diversi! In quell' ora Clara occupò il suo tempo rimirando un piccolo quadretto appeso alla perete del salotto. Ciò la rinfrancava enormemente. Clara amava tantissimo quel piccolo dipinto. Non ne conosceva la provenienza, ma sapeva che da quando aveva aperto gli occhi lo aveva sempre visto lì. Da piccola la bambina pensava che ce lo avessero portato le fate, in raeltà era solo un' immaginetta che papà Wiggins aveva donato alla moglie tempo addietro, ma a Clara piaceva pensare diversamente.
Rappresentava un paesaggio campestre dai colori delicati, ad acquerello, e sullo sfondo era stata dipinta con estrema cura una casetta dal tetto rosso, e dietro ancora, il mare, il mare azzurro. Il passatempo di Clara era infatti di sistemarsi lì con una sedia e una trapunta, e inventare mirabolanti storie su quella piccola pittura. Ai suoi occhi stanchi talvolta le pareva di scorgere i personaggi della sua mente trapiantati sulla tela, magari che si rincorrevano nel prato o che si nascondevano nel piccolo bosco di abeti rossi. Altre volte ancora proiettava se stessa nel quadro, con la mente si vedeva rotolare nrll' erba, entrare in casa, nella casetta dal tetto rosso, entrare in una stanzetta tutta rosa, aprire l' armadietto e vestirsi con gli splendidi abiti dalle maniche a sbuffo posti al suo interno. E poi, qundo bruscamente veniva interrotto il suo fantasticare, e lei si ritrovava li', fra le spesse mura di casa sua, vicina al piccolo quadro eppure lontanissima dai suoi desideri, sentiva un nodo di lacrime salirle alla gola, impedendole di respirare.
Questa volta, il suo sogno fu bruscamente interrotto dall' arrivo di Anne. Clara si destò stizzita. Nel suo sogno si satva misurando uno splendido abito in garza di cotone a piegoline, adornato da una ghirlanda di rose rosse.
- Clara.......-
- .......-
- CLARA??!-
- Eh? Che vuoi?-
- C'è una signorina che vuole parlare con Miss Clare alla porta-
I modi della sorellina erano talmente seri e posati che Clara la baciò di cuore, d' improvviso dimentica del suo sogno.
- Grazie, Annie.-
Così dicendo Clara si avviò alla porta. Qui una meravigliosa sorpresa le fece saltare in cuore in gola......
- HELEN!!!-
L' espressione stupita di Clara fece ridere l' amica. Helen rideva sempre, prima di fare qualunque cosa!
- Buongiorno Clara! Sono venuta a portarti i compiti.....ho letto sul registro della scuola dove abitavi, così ho pensato che sarebbe stato gentile venirti a trovare....credevo tu fossi malata....-
Questa volta fu Clara a ridere.
- Malata? Oh, l' ultima volta che mi sono ammalata è stato quando Demi mi ha attaccato il raffreddore, cinque anni fa!-
- Ma allora perchè non sei venuta a scuola? Mi hai abbandonata tutta sola nelle grinfie di Sua Barbabietolona! -
Le due amiche risero di gusto.
- Mi spiace, Helen, ma....i miei genitori lavorano, ed io sono rimasta a badare ai miei fratelli....sai, sono piccoli e......-
Quella confidenza così sincera da perte di Clara non potè destare maggior stupore sul viso di Helen, la quale, senza pensarci disse:
- Ma i tuoi genitori potrebbero lasciarli a una governante.....-
- Clara si fece d' improvviso tutta rossa, farfugliò qualcosa, finchè due grosse lacrime di stizza e di dolore non le solcarono le guance abbronzate.
Helen ci rimase malissimo, e in quel momento volle con tutto il cuore non aver mai aperto bocca. Era una ragazza molto buona e generosa, un cuore d' oro, sensibile e gentile, ma come tutti i ragazzi abituati alle richezze in tempi difficili, non si avvezzano facimente alla realtà degli altri meno fortunati. Bisogna sapere che Helen era l' ultima di tre fratelli: Clarke, che aveva sedici anni, e Diane, che ne aveva venti e si era appena maritata. Eppure, tuttoggi, lei e Clarke, quando erano soli in casa venivano sempre tenuti sotto controllo da due o più governanti, anche ora che erano grandi. Avremo ancora modo di soffermarci sulla vita di Helen Justin,, ma non ora.
- Mi dispiace......clara.....io.....io sono una stupida........ti prego, non piangere così..... mi spezzi il cuore.........Clara.......Clarina.....-
- Non...non importa.....non potevi sapere.....-
- Mi spiace tantissimo......come potrò mai farmi perdonare??.......Clara......-
Ma proprio in quel momento un sordo rumore proveniente dalle scale preannunciò l' arrivo del piccolloDemi, che, zoppicando, si era lasciato cadere sugli ultimi tre scalini.
Clara corse verso di lui, e lo prese in braccio.
- Ma quant' è carino....!vuoi una chicca?-
Helen trasse fuori dalla sua borsetta di camoscio bianco un piccolo lecca lecca colorato, che porse al bambino.
- Via, Demi, ringrazia, e comportati da ometto!- Lo rimbeccò Clara, sempre più imbarazzata.
Comportati da ometto
Demi prese la mano ad Helen, e la baciò, con una profonda riverenza.
- Piacere signorina gentile. Io sono Damian Elliot Wiggins per servirla, e proprio oggi sono caduto in guerra. Vedi la mia ciccatrice ? Me l' ha infuochizzata Clara. Io non ho fatto neanche un lamento piccino così. vero Clara?-
- E' vero.....-
Helen rise di gusto, sinceramente divertita. Il suo cuore traboccava di buoni sentimenti, e con tutto il cuore sperava che Clara non se la fosse presa così tanto per la faccenda della governante. La stessa cosa pensava Clara in quel momento.
Tutto ad un tratto Anne irruppe nella stanza con Leopoldine al seguito.
Le due bambine si presentarono con molta gentilezza, ma l' attenzione di Helen era fossilizzata sul bellissimo visetto della minore di casa Wiggins.Questa, sentendosi osservata, si esibì i una meravigliosa riverenza, canticchiando una canzonetta dai contenuti molto maliziosi, ma la musichetta era orecchiabile, e la voce della bambina così intonata che quasi subito Helen prese a battere il tempo con il suo morbidissimo stivaletto di cuoio bianco.
Finita la canzone, Lilù salì sul divaneto, e iniziò letteralmente " a fare le fusa" , mentre sbirciava con occhi curiosi dentro la borsetta della nuova venuta, riempendosi la bocca di chicche. clara se ne accorse, nonostante la bella Helen, che mai aveva veduto una piccola tanto adorabile, rideva di gusto. Era davvero troppo. Clara si alzò, e d' impeto le trasse via la bambina dalle braccia, ammonendola severamente.
- Sei una cattiva bambina, Leopoldine. Hai commesso peccato di furto e d' ingordigia.-
- ma Clara, erano solo due chicche......e poi ha cantato così bene.....- intervenne Helen
- Non ha importanza.Dobbiamo essere dignitosi in qualunque ituazione, per fare onore ai nostri genitori, e rubare anche cose di poco valore dalla borsetta di un' ospite merita una bella punizione. Ora Lilù, andrai in camera tua e vi rimarrai finchè non sarò tornata......se sarai stata buona al mio ritorno, vedrai che ne ricaverai un premio.-
- Perchè, dove devi andare, Clarisse?- la vocina di Leopoldine era estremamente cristallina e limpida
- devo scendeere in paese......a fare una commissione.....- solo allora Clara si ricordò della bambola promessa ad Anne...
- ora vai, e aiuta tuo fratello a salite le scale......-
- Si, ma al tuo ritorno come premio potresti ifuochizzare anche a me qualcosa? -
- Si, proprio la punta del naso! Vai, su....Anche tu, Anne, non voglio che stiate fuori nell' ora del tramonto....a proposito, aiuta tu sorella a slacciarsi il grembiule, e aiutala a piegarlo. Ora salutate la notra cara ospite....-
- Arrivederci signorina gentile! - salutò il piccolo Demi agitando nella mano la chicca che suo tempo aveva ricevuto.
- Ciao ciao!!- da parte di Lilù, ed un muto sorriso da parte della timida Anne.
Quando le due amiche furono rimaste sole, Helen si offrì di accompagnare l' amica ad Oxford.
Con abili gesti, Clara bardò Harvey al calesse, salì a cassetta e fece spazio all' amica.
helen provava uno sconfinato senso di ammiarzione per quella ragazza così giovane e così adulta, e in quel momento pensò che essere poveri ti insegna molte più cose che essere ricchi. Helen sapeva danzare con un mucchio di libri i testa, sapeva tutto Shakespeare a memoria, sapeva fare l' uncinetto ed il punto-a-croce, ma in quel momento avrebbe pagato qualsiaisi cosa per saper guidare alla perfezione un calesse, per badare con così tanta abilità ad un mucchio di bambini scalmanati, per cucinare un porridge, per conoscere i moti dei venti e del tempo semplicemente ciucciandosi un dito, per sapera la differenza tra un cardellino ed una cinciallegra, per saper fischiare con le dita, per aper fare il verso del grillo e della rana, per saper sputarepiù lantano o rinchiudere le farfalle sotto i vasi, e un sacco d' altre cose ancora, proprio come Clara.
In quel momento Clara mandò un ischio acuto in direzione del vecchio mulo.
Helen rise ammirata.
- Gli ho solo detto di anare più veloce, sai, con gli animali da tiro bisogna essere molto chiari......Prova tu! Digli di andare veloce! -
Disse poi rivolta alla compagna, una volta riportato il ciuco all' andatura normale.
- Io.......ma io non so fischiare....e poi non sta bene.....due signorinette....
- Via, via! -
E con un fischio ancora più acuto del primo, riportò al trotto l' animale.
Insomma, il viaggio fu allegro e spensierato, e giunsero ad Oxford prima del calar del sole.
A quel punto si acomiatò ad Helen, dicendo che doveva recarsi in Washington Street per fare degli acquisti, ma Helen giurò che anche lei doveva fare esattamnte la stessa strada. Con puiacere, le due amiche giunsero alle vetrine del fantastico negozio di giocattoli.
- Oh......se solo possedessi anch' io quella casa di bambole.......- Si lasciò sfuggire d' impulso Clra, notando occhieggiare dalle vetrine la mastodontica REidley House, la casa di bambole a cinque piani completamente arredata che ognui notte tormentava i suoi sogni.
- Eh già. E' carina-
- Come sarebbe a dire carina??? E' fantastica......come devono essere fortunati i figli del Signor Toy' s Paradise! - riflettè a voce alta Clara, spingendo il pomello bianco e rosso della porta.
- Mica tanto.....sai che noia un padre che sta tutto il giorno dietro al banco e che ti considera meno che niente.....-
- E tu come fai a saperlo? - ribattè Clara stizzita - Non sarai mica invidiosa?-
- Macchè! - rise Helen, entrando anche lei nel negozio.
- Buonasera papà! - disse, rivolta al baffuto Signor Toy' s Paradise al bancone. Questi le rivolse un' occhiata interrogativa.
baciò il padre, la madre, e infine salutò con una cordile stretta di mano una prosperosa ragazza che stava alla cassa - Buonasera, Meredith!-
Clara intanto era rimasta praticamente imbalsamata sulla soglia. Helen, la sua migliore amica, la figlia dei propretari del negozio più bello del mondo?
- Papà, questa è Clara, la ragazza di cui ti ho parlato-

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