Convincere la mamma
Era il 14 Settembre del '78 quando Miss Trattopen diede alla luce Susan, allora una matita molto minuta, che un soffio di vento sarebbe bastato a spazzarla via. La piccola visse molto semplicemente fino a cinque anni, poichè la madre, Miss Trattopen, aveva avuto un insuccesso di lavoro e da quel momento non aveva più lavorato.
Suo marito, Smith Matitos, era andato in America per sostenere la famigliola in Italia. La mamma, capacitandosi che però adesso aveva una figlia, e che doveva almeno darle l' indispensabile per vivere, ( dato che lo stipendio del marito non sempre arrivava ) adesso passava le ore buche in un laboratorio di cucito. Fu proprio durante queste ore, che alla bambina, sola in casa capitò fra le mani un volumetto scolorito, probabilmente una rivista molto vecchia, intitolata: " Il Pattinaggio su Lama ". Incuriosita, lo aprì: in prima pagina, una foto in bianco e nero rappresentante una ragazza vestita di un tutù di veli, la cui leggerezza li faceva ondeggiare dolcemente. Il modello era simile, se non uguale, a quello che sua madre teneva chiuso nell' armadio e di cui lei non aveva mai saputo la provenienza.
Sotto l' immagine, un nome, probabilmente quello della pattinatrice. Lo lesse: " Lucinda Trattopen ".
- No, non è possibile! -
" Lucinda, la grande si ritira " lesse nella pagina seguente. " Dopo la famosa caduta che le ha rovinato le Olimpiadi, la grande pattinatrice piemontese si ritira definitivamente - Non ho più l' età - si giustifica la campionessa - Non è vero, si vergogna solo di ritornare in pista! - ribatte il suo allenatore. Deluse si ritengono anche le maggiori riviste sportive, che dichiarano di aver perso il più grande talento della storia di questo meraviglioso sport. Indecisioni anche sulle maggiori aste europee in quanto alla vendita dei pattini, il cui costo si aggira sui 5000. - Me li tengo! - dichiara Lucinda alle telecamere...."
Ma a quel punto Susan aveva buttato in terra il gioraletto e si era precipitata dentro l' armadio.
- Ecco di chi erano quei catorci! - sussurra la piccola pensosa.
Sua madre, Lucinda Trattopen, campionessa di pattinaggio! Sfila i pattini dal cassetto: com' erano rovinati! Presa da un fervore quasi euforico, si infila il cappottino, poi pattini in spalla, e via, nella penombra blu della notte.
La sorpresa la scuote tutta. Chi l' avrebbe mai detto! Sua mamma, una modesta sartina....una campionessa! Una persona famosa!
Susan ha capito qual' è la sua strada, testa bassa, passi svelti. Sul marciapiede sente imprecare alcuni vecchi ubriaconi. Non sa nemmeno lei dove sia la pista di ghiaccio, ma vuole andare, provare, presa dall' ardore della sua giovane età.
- Che ci fai qui, Susan?! - La bambina si volta spaventata.
- Mamma! -
- Niente " mamma "! Ora basta, Susan, lo sai benissimo che è pericoloso uscire di sera da sola! Non mi posso proprio fidare di te, eh? Ora di filata a casa, chiaro?..... - La mamma la squadra ben bene....
- Un momento! E questi cosa sono? -
- Pattini....- sussurra la matitina piano, anche se sa che la madre conosce benissimo la risposta.
- E con questi, dove credevi di andare? -
- A pattinare - risponde. Miss Trattopen è stupita. Li sfiora pian piano, osservando con reverenza ogni rigatura, ogni spellatura con occhi sognanti.
- Li hai presi nell' armadio.....- Susan annuisce.
Lucinda sorride, prendendo la figlia in braccio. - Vorresti, non è così?-
- Mi sembra così bello.... e poi tu sei stata una campionessa famosa! Perchè non me l' hai mai detto?-
-Ma Susan....come hai fatto a sapere...- Miss Trattopen sembra sconvolta.
E' pallida, stanca, probabilmente.
- Un gornalino, l' ho letto lì...stava nella tua stanza....-
- Oh...beh! accidenti a quando ti ho insegnato a leggere! -
Susan la interrompe di scatto.
- Ti prego, mamma! -
- Ma vedi, io non me la sento di ricominciare....-
- Ma mica devi pattinare tu, lo farò io! - ribatte la figlia indispettita.
La mamma alza gli occhi al cielo, alla fine cede:
- E va bene, ti lascerò provare, ma ricorda, non è così facile come sembra! -
Susan le buttò le braccia al collo.
La " giovane coppia"
Susan è talmente emozionata che quella mattina, come non le succedeva da tempo, si alza presto, alle sei meno un quarto. La mamma non c'è, è già al lavoro, ma in compenso le ha lasciato un biglietto: " Torna per merenda, il pranzo è nelo zaino- piccola campionessa! ".
Si tira su, e non ha bisogno della solita doccia fredda per svegliarsi, lo è gia di suo. Tira fuori l' unico abituccio pulito che ha ( a cinque anni è facile sporcarsi)e lo indossa. Vuole farsi più bella che mai in quel giorno importante. Esce di casa, pattini in spalla.
L' aria è pungente, e basta poco perchè i suoi capelli sottili scivolino via dall' elastico di perline.
Davanti al palaghiaccio si sente finalmente realizzata: Ancora un passo e il suo grande sogno diverrà realtà.
In realtà non sa davvero dove cominci il sogno e quando questo si tramuti in passione, ma c'è qualcosa -qualcosa- che batte dentro di lei, e non è il cuore (ma anche quello batte forte), è qualcosa di molto diverso, come di fronte ad una stupenda cosa nuova.
Vorrebbe gia tuffarsi in pista, ma prima deve infilarli, i pattini.
Se li allaccia febbrilmente e poi........... Via!
La mamma aveva ragione: Stare in equilibrio era già molto difficile di suo, era come stare sui trampoli, ma mettendo pure che i pattini di sua madre erano piuttosto larghi, anche se quest' ultima aveva un piede molto piccolo, fece si che la bambina venisse subito presa dallo sconforto.
Una lacrima le solcò la guancia. Davanti a lei, un magro gruppetto di bambini, piroetteva goffamente, ma ai suoi occhi erano già dei campioni. La più alta del gruppo, l' istruttrice, si staccò dai bambini, venendo incontro a Susan.
- Come ti chiami, piccola? -
- Susan Matitos -
- E quanti anni hai? -
- Sei dopodomani -
- Hai mai messo i pattini prima d' ora?-
- No, mai. - I bambini risero di gusto. Tranne uno.
- Ma cos'è, un interrogatorio, mamm.....Miss?- domandò uno, da dietro.
La maestra fece finta di non sentire.
- Dato che pattini da così poco, posso sapere di chi sei figlia, se lecito? -
I tratti fisici della piccola, risollevarono qualcosa nella mente dell' istruttrice, e persino la grazia dei gesti, anche se si vedeva che erano acerbi ed inesperti, facevano pensare ad una bellissima farfalla che chiede aiuto per uscire dalla crisalide.
L' insegnante ne era rimasta subito colpita. Si chiamava Anita Papermate, e i suoi occhi taglienti individuarono subito un piccolo talento.
- Di Lucinda Trattopen, signora! - Rispose Susan con orgoglio.
- Ma noooo! L' avevo sospettato! Oh giusto cielo, è proprio vero: da talento nasce talento! E tu credo proprio che lo diventerai! Pensa, eravamo compagne di squadra, nell' '54, io e tua madre! - Sospirò, persa nei suoi ricordi ormai polverosi.
Dopo essersi ricomposta per un' attimo, riprese:
- Benissimo! Senti Susan, ti andrebbe di far parte della mia Scuola Professionale di Pattinaggio su Lama? - A Susan sembrava di stare in sogno! Guardò la sua nuova maestra con desiderio.
E' strano come a volte la fortuna arrivi quando meno te lo aspetti!
Gli occhi di Susan bevevano ogni cosa con' insolita avidità: la pista candida, le nuvolette di gelo degli altri allievi, il penetrante odore della pista appena levigata.....
- Se questo è un sì, iniziamo pure gli allenamenti! -
Susan è la più piccola, ma lavora con più impegno di tutti i suoi nuovi compagni messi insieme. Iniziati i primi approcci col ghiaccio, Susan è già più sicura di se.
Tiene testa agli altri compagni di squadra, sfreccia, azzarda passi più complicati, rotola per terra come fosse di gomma, si rialza sorridendo.... Alla fine era più sorpresa lei di quanto lo fosse la sua nuova insegnante.
Poco dopo, negli spogliatoi, Miss Papermate la raggiunge, con un piccolo del gruppo al seguito ( lo stesso che era intervenuto durante quella caterva di domande ).
- Susan, ho una proposta da farti. -
- Si Miss? -
- Anche se ancora inesperta, ho notato che la grazia è quella di tua madre. Se continuerai ogni giorno a seguire regolarmente la mia Scuola....-
-........-
- Tra tre mesi iniziano i Baby Campionati, che si terranno qui, a Dolonne. Ti andrebbe di partecipare in coppia con il mio Dimitri? -
Susan è stupita:
- Certo che ci voglio partecipare! -
Il viso di Miss si illumina, compreso quello del matitino.
- Ma di sicuro non con suo figlio! -
- E come mai non con il mio Dimitri? -
- Ma non lo vede come pattina? Gli verrebbe il fiatone a starmi dietro! E' più lento di un evidenziatore senza inchiostro! E poi, il suo aspetto fisico! Lo guardi, fa pietà! -
Susan è elettrizzata.
Tutte queste critiche non sembrano minimamente toccare il baby pattinatore, che si limita a replicare, sollevando le spalle:
- Però so fare degli splendidi sollevamenti: lo dice anche la mamma! Ho dei muscoli d' acciaio! -
- I sollevamenti sono la sua specialità! - Conclude la madre con un sorriso furbetto.
- Provare per credere! -
Susan si dirige riluttante verso la pista.......
* * *
- Susan, posso accompagnarti a casa? -
- No, Dimitri. -
- Beh, allora ci vediamo domani, per gli allenamenti! -
- Va bene.-
Faceva freddo in strada. Erano le 8 di sera e solo allora Susan si accorse di non aver mangiato niente durante la giornata e, peggio ancora, non era tornata a casa per l' ora di merenda. Il pattinaggio l' aveva del tutto assorbita.
Era quella la passione. Sentiva il cuore battele forte forte, ripensando alle folli emozioni che aveva vissuto quella giornata! Sua madre, però....
" Ffffffffsc " La bambina si volta spaventata. Cos'è stato?
" Fffffffsc " Si gira con uno scatto: qualcuno la sta pedinando! Si mette a correre, pattini al vento, per poi fermarsi di botto, due isolati dopo.
" Fffffffsc " Solo allora Susan scorse una nota sciarpetta rossa ritrarsi con un balzello da dietro un muretto.
- Dimitri, vieni fuori! - sussurra esasperata.
- Allora posso accompagnarti a casa? -
- Ma se siamo gia davanti casa! - Il piccolo esce timidamente:
- Allora, ti ho sollevata bene? -domanda.
- Si, molto bene, devo ammettere. -. Ah! Che soddisfazione per Dimitri!
- Posso fare qualcosa per te? -
- No, vai a casa tua, adesso. -
Ma Dimitri attende. Anche dopo che Susan entra sbattendo la porta.
Ora Susan è in casa, pronta per la strigliata.
- Susan, sei tu? -
- Si, mamma. -
- Ti sto aspettando da più di tre ore. Ti sembra questa l' ora di rientrare?Stavo quasi per avvertire la polizia!
- ......... -
- Vedi mamma, mi hanno ammessa ai Baby Campionati! Non è merviglioso? -
Che affermazione precipitosa! Ma dopotutto....
la mamma, nel rispondere, sembra quasi fare uno sorzo disumano.
- Sarebbe stato meraviglioso, ma dal momento che mi hai disobbedita.... -
-........-
- Non solo non parteciperai ai Campionati dei Piccoli, ma non pattinerai più! Ora fila in camera tua! -
Susan è disperata. Come potrà resistere alla sua passione? Si getta sul cuscino, " maledizione alle ore pasti! " pensa.
Non passa neanche un' ora, che si sente suonare il campanello:
- Si, chi è?-
- Lucinda, sono io, Anita Papermate! Ti ricordi? -
- Oh, certo, come potrei? Vieni, entra! -
Lucinda è felice: la sua vecchia amica! Proprio non se l' aspettava!E' sconvolta dalla gioia, quasi....
" E' la mia maestra ! " pensa la matitina, tirando su col naso.
- Ho saputo che non vuoi far partecipare tua figlia Susan ai Baby Campionati, non è così ? -
- Beh, ma come fai a saperlo? - La mamma trasalì.
- Non ti preoccupare, ora spiegami perchè.-
-.....ecco, ha fatto una mancanza piuttosto grave, e io l' ho punita! .-
- Oh, accidenti! E riecco quel brutto vizio che hanno le mamme: puniscono sempre i figli proibendogli di fare le cose a loro più care! Senti, Susan è un vero talento, e, volente o nolente, la piccola parteciperà. -
- Ma.......... -
- Niente ma, cara la mia ex campionessa! Piuttosto, offrimi un bicchierino di Sherry, e non parliamone più! -
- E va bene, dato che nelle tue grinfie non ho più scampo! -
- Ben detto, vecchia mia! -
- Yoooopy! - Dimitri piomba in camera di Susan. - Ma come.......-
- Ho origliato tutto e poi ho avvertito mia madre! Ma prometto che non lo farò più! - giura notando lo sguardo accigliato della compagna, che subito si tramuta in un sorriso.
- Devi comunque punirla, se ha commesso un qualcosa di grave!- continua la discussione al dilà della porta.
- A letto senza cena! - grida Lucinda perchè Susan la possa sentire.
Dimitri però, richiama la sua attenzione porgendole da sotto la giacca una enorme porzione di torta al limone. Susan sorride: " poveri adulti! " pensa, dando già il primo morso.
I Baby Campionati
Il gran giorno è arrivato: Susan si alza dal letto, inciampa in qualcosa di duro: un pacco regalo! Lo scarta lentamente, intuendo attraverso il tatto la sorpresa: Un paio di pattini nuovi! Accanto, un biglietto:" Buona fortuna matitina mia " Com' è felice!
In quegli ultimi mesi Susan si era impegnata anima e corpo nel pattinaggio, disponendo di qualsiasi secondo libero per tuffarsi in pista. Aveva combattuto con la stanchezza, difatti, mentre le altre componenti della classe per pranzo tornavano a casa, Susan fino dalle prime settimane era solita portarsi dietro un panino o della frutta, per poi ributtarsi in pista lasciando sul ghiaccio una scia di briciole di pane. In quelle ore, in attesa di Miss Papermate, soleva inventarsi delle coreografie tutte sue, con ingegno, con passi semplici ma disposti con intelligenza.
Talvolta anche Dimitri si fermava con lei, e mentre nei primi tempi la matitina lo aveva accusato di essere un " sudicio spione", adesso tutti i giorni si allenavano da soli, alternando piccoli sollevamenti a trottole velocissime.
Susan era abile e svelta, amava studiare la tecnica dei passi, come un' abile cucitrice che scopre un punto nuovo e lo applica su un bel fazzoletto.
Dimitri era più lento, più metodico, moto spesso la madre stessa lo accusava "di non vedere più in la' del proprio naso", ma la realtà era che era solamente molto timido.
Ora, per strada è un pò rattristata: sua madre non farà parte del pubblico.
- Sbrigati, tra un' ora è il vostro turno! - Le urla Miss Papermate, all' entrata del palaghiaccio. - Ecco, questo è il tuo camerino. -
Susan entra.
- Ciao. -
- Ciaooooooooooo! Sei splendida oggi Susan! -
Dimitri si sta giusto pettinando: indossa una tuta blu attillatisima.
- E io che mi metto? - piagnucola indicando il suo abituccio grigio.
- Beh.... - Dimitri sembra pensoso.
- Ah, a me piaci così, tanto i giudici mica guardano i vestiti, no? -
- No. - Miss Papermate irrompe nella stanza, con qualcosa in mano.
- Tieni, indossalo! -
E' un vestito! Precisamente un tutù lilla, semplice e grazioso.
venti minuti dopo, la baby coppia è quasi pronta.
- Ed ecco a voi.........la coppia più giovane del mondo: Susan Matitos........e Dimitri Maison! -
- Mio padre era di Provenza! - Si giustifica Dimitri in quanto al cognome.
-Era?-
-Si, ora non c'è più. Era una brava guida alpina.-
- Mi dispiace molto, Dimitri...- Susan è molto rattristata da questa notizia, oltre che imbarazzata per l' amico, che ora si guarda i pattini con aria pensosa.
- Miss, posso parlarle un momento? -
- Ma è il tuo turno! -
- Vede, e se con questi pattini cadessi? E se non fossero " magici " come quelli di mia madre? -
- Oh, se dovessi cadere, rialzati, e in quanto ai pattini, sei tu che li riempi, mica loro che vanno! -
Susan è in pista, ma non si ricorda più il suo pezzo! Ma sono i suoi piedi che pensano per lei! Dimitri è al centro, che l' aspetta. Prende la rincorsa, e....viene lanciata in aria! Una volta a terra, Susan piroetta, assieme al suo compagno.
La solleva ancora, tenendola, mentre lei fa un angelo in aria. Ora è il momento di Dimitri, che, lasciata al centro una Susan piroettante, esegue difficili cambi di passi e di direzione su tutto il perimetro della pista. E ora.....il pubblico trattiene il fiato. Susan ha appena eseguito un doppio Tolup! Gli applausi sono scroscianti! Il pubblico è in fibrillazione!
Susan è fredda, al contrario di Dimitri, che è esaltato.
Miss li abraccia: - Sei stata bravissima, tesoro. - Le dice, coprendola con un pullover.
- Davvero, sei la miglior compagna che si possa immaginare! - Le assicura Dimitri con un sorriso radioso.
- Susan invece di esserne lusingata ne è notevolmente infastidita. " E se non vincessimo? " pensa.
Intanto in pista si esibiscono molte altre coppie molto più grandi di loro, alcune persino di dieci anni! La matitina non è soddisfatta. " Avrei potuto far di meglio" pensa, anche se sa che non è così.
- E ora, che i baby campioni si presentino in pista! -
- Annunceremo i vincitori di questa edizione! -
Dimitri è un fascio di nervi, Susan, rassegnata alla sconfitta.
In pista cala il silenzio.
- I vincitori del premio Lama d' oro del comune di Courmayeur sono....-
Dimitri produce un festidiosissimo rumorino con le lame: tic, tic, tic, tic....
- Susan Matitos, 5 anni, e Dimitri Maison, di 7! -
Dimitri urla di gioia, Susan è stupita!
- Numero stupendo! E premio ben meritato! Ma prego, venite pure qui, sul palco! -
I neo campioni si avvicinano, attanagliati dalla gioia.
- Prego, Signor Maison, dica quello che vuole, qui, al microfono! -
- Beh, ecco, io....- Dimitri si ferma per qualche istante: è sorpreso di sentire la sua voce da matitino di sette anni così alterata.
- Coraggio....- gli sussurra Susan all' orecchio.
- Ah, si! Volevo dire che sono molto contento, soprattutto di aver trovato una compagna come Susan, perchè è simpatica, generosa, e.... facile da sollevare! -
Conclude, con la gommina tutta rossa. Il pubblico ride di gusto.
- E lei, Miss Matitos, può dire altrettanto del suo compagno? -
Ma Susan non ha bisogno di dire qualcosa, l' emozione la attanaglia, la sorpresa la scuote.
Dall' altra parte della città, in un laboratorio di cucito, mamma Trattopen sorrideva.
Dieci anni ( di vincite) dopo........... più un infortunio!
- Oh, Dimitri, ancora due campionati vinti con questi risultati così salienti, e saremo sul podio Olimpico! -
- Eh, già! Hai visto che faccia ha fatto la coppia Ford quando la giuria ha annunciato i suddetti vincitori? Ha! Sembravano di pietra!-
Susan e Dimitri camminano da soli, tutti accaldati all' uscita del palaghiaccio, dopo un' emozionante gara.
- Ti piace pattinare, vero, Susie? -
La campionessa al suo fianco non gli risponde neanche.
O meglio: - Da che cosa l' hai scoperto, Mister Perspicacia?-
-Dallo sguardo con cui divori il ghiaccio sotto di te. Sai che in seguito sono caduto in quella buchetta, o meglio, in quel punto che hai osservato inutilmente per almeno dieci minuti, in cerca del passo giusto da esibire nel nostro pezzo?-
- Inutilmente no: ti ho fatto giust'appunto cadere! - Gli risponde vivacemente Susan.
- Vedrai, prima o poi mi vendicherò, stanne pur certa! - Ride eccitato Dimitri.
- Ahio! -
- Susan?! Ma dove diavolo sei?! -
- Qui, aiutami! -
- Oh cielo! Ti giuro, prima scherzavo! Scherzavo, te lo assicuro! Susan! -
- Lo so, ma mi vuoi aiutare, per cortesia? Mi fa male, che ti credi? -
E intanto.....tic tic tic! Dimitri si pesta i piedi dal nervosismo. Anche se non lo fa con la lama, è doppiamente fastidioso.
* * *
- Qualche problema, coppia Maison? -
- No, coppia Stabilo. -
- Ma come, c' è Miss Susan stesa in terra! -
- Difatti! Sono scivolata e ora ho la caviglia incastrata nel tombino. Qualcuno di questi bellimbusti qui presenti si può degnare di aiutarmi? - Urla la povera ragazza esasperata.
- Oh, certo! - Si fa avanti il signor Stabilo.
- Ah, no, bello! Susan è mia! -
- Dimitri, ti prego, lascia fare a lui! -
Dimitri è arrabbiato: come se non l' avesse mai sollevata, lui, la sua Susan!
La campionessa viene caricata in macchina: non riesce a muoversi!
- Io la porterei in ospedale! -
Detto fatto, Miky Stabilo fa partire i motori in direzione del pronto soccorso.
Molly, la sua compagna nonchè coniuge, cerca invano di consolare Susan, che piange come una vite tagliata:
- Oh, come farò, tra due giorni c' è il campionato pre-pre- Olimpiadi! -
- Stai tranquilla, cara, vedrai, una soluzione si troverà! -
Ben presto, al pronto soccorso, le diagnosticarono una distorsione non troppo significativa, facile da curare, si, in poco tempo ma con parecchio riposo.
- E' lei il signor Maison? -
- Si, dottore. Come sta Susan? -
- Ecco, si è semplicemente slogata la caviglia, ma niente di significativo. -
- Camminerà ancora? -
- Ma certo! Ne ho visti tanti di casi come questi! -
Dimitri ci rimane male: la " sua " Susan deve essere unica in tutti i campi, persino in quello della medicina! D' altra parte è contento di sapere che non è comunque nulla di grave. E dato che non è nulla di grave........
- Per il penultimo campionato pre Olimpiadi, si sarà rimessa? -
- Valuti un po' lei e mi faccia sapere! - Sghignazza il dottore, prima di andarsene.
Dimitri entra in una stanzetta.
- Allora, che ti ha detto il dottore? -
Domanda subito apprensivamente Susan, guardandosi pensosa la rigida fasciatura che le avvolge la caviglia.
- Ha detto.....molto riposo..... -
- E ciò vuol dire....- singhiozza Susan - Addio Olimpiadi! -
- Susan Matitos, tu parteciperai a queste stramaledettissime Olimpiadi! -
- Ma Dimitri, ho il gesso! -
- Non me ne frega un tubo! Sono le nostre prime Olimpiadi, e dobbiamo vincerle! -
- Nel frattempo che sto male, trovati un' altra compagna! -
- Ma sei impazzita? Ti sei fratturata anche il cervello oltre che alla caviglia? Io voglio te, Susan, non capisci? E da quando abbiamo vinto il nostro primo campionato dei piccoli, da quando mi hanno messo in mano il premio " Lama d' Oro " che ho desiderato partecipare a un' Olimpiade con te! Io voglio avere la mia medaglia accanto alla tua, non accanto a quella di una qualsiasi sgallettata svenevole che non è la mia campionessa Susan, ecco. -
Susan sorrise. Era la primissima volta che il vero Dimitri Maison esternava davvero la propria volontà. Susan lo aveva fatto apposta, e ora, soddisfatta guardava con insolita tenerezza il compagno, il quale, forse stupito dalla sua stessa reazione, non riusciva a spiccicare parola, guardando ostentatamente il flacone di disinfettante poggiato sul comodino.
- Hai ragione: li batteremo tutti, e almeno potremmo dire di averci provato! -
Susan si abbandonò sul cuscino, ma la sua mente, già piroettava di gioia.
Talenti incompresi.............medaglia di bronzo
- E ora.... annunciamo i tre finalisti che potranno accedere al prossimo campionato prima delle Olimpiadi Invernali di quest' anno! -
Dimitri si sente come dieci anni prima, durante la loro prima garetta! Ora però avverte molta più sicurezza sulle sue larghe spalle da campione.
- Al quinto posto, accederà alle Olimpiadi....La coppia Maison! -
Fa freddo in sala. Mormorii imbarazzati si levano dai volti degli altri concorrenti quando incrociano gli sguardi feriti dei due campioni. Anche i giudici sembrano notevolmente imbarazzati.
- Susan, aspetta! -
Ma Susan è già fuggita, ben decisa a non ritornare.
Esce dal palaghiaccio scossa da fremiti di rabbia.
Per Susan la gara non è soltanto accedere al prosimo traguardo, ma arrivarci prima . Ed ora? Si erano rovinati la reputazione, anche se avrebbero comunque partecipato alle Olimpiadi. Le loro prime olimpiadi rovinate da quel mediocre quinto posto ?
Dimitri è al suo fianco. Svolta alla prima a destra, anche se non è quella la sua meta, ma sa per certo che deve lasciare in pace Susan: le farà visita più tardi, sa dove trovarla.
* * *
" Dlin dlon" !
- Susan, mia cara!Come mai sei qui? Come è andata? -
- Bene Miss. Posso entrare? Mi fa male il piede! -
- Oh, si, sicuramente! Siediti pure sul divano! A proposito, dov'è il mio Dimitri?-
- Non e ho la più pallida idea, Miss. -
- Ne ho abbastanza di pallore! Guardati, sembri una gommapane! Allora, come è andata ? -
- Male.... -
- Addio Olimpiadi? - Il volto di Miss per un attimo si contrae, fino a far scomparire il pccolo caratteristico neo sulla guancia destra.
- No, Miss, ma...... - Ora è il viso di Susan a contrarsi, mentre quello di Miss torna a distendersi.
- Ma? -
- Quinto posto! -
- E' una splendida postazione, non hai da lamentarti! -
- Non lo è per il medagliere.....-
- Susan....calmati!-
- Ma io ho fatto tutta l' esibizione con la caviglia ancora imbarazzata, e mi danno il quinto posto?! -
- Sì, ti danno il posto che meriti! I tuoi movimenti probabilmente, anche se ti sei allenata fino allo sfinimento, senza rispettare tra l' altro i consigli del Dottor Vinavil, sono ancora molto legati. Guarda che una distorsione, più lo stress, più l' emozione di un pubblico ti sarebbero potuti essere fatali, e ti avrebbero potuta facilmente portare fuori dal medagliere, e allora come rimpiangeresti il tuo "mediocre"quinto posto.....-
- Ma Miss........io.......-
- Si! Senti, Susan, il tuo grande difetto è che pretendi troppo da te stessa, quando sai benissimo che non puoi fare meglio di così.... -
- Io voglio sempre fare meglio di quel che posso! -
- Come tutti i campioni! Piuttosto, pulisciti il moccio e smettila di frignare! Sei sciocca, quando fai così, Susan! Mi vergogno di te! -
La parole di Miss sembrano scuotere la campionessa, che subito si ricompone, domandando scusa.
- Beh, credo che per me sia meglio tornare a casa....-
- Aspetta! Bevi questa tazza di the, fuori fa fred....-
- Bonjour, madane Papermate! -
- Salve, signora! -
- Ciao, mamma! Oh, c'è anche Susan, che gioia! -
Il campione è soddisfatto! " Che faccia tosta! " Pensa Susan, raddrizzandosi sul sofà. Dimitri è tornato a casa, e con lui ci sono due tizi dall'aria euforica.
- Ma....ma Dimitri.... - Miss è imbarazzata.
Il figlio con se aveva portato altre due persone!
-Ecco, questi sono Molly e Miky! -
Susan sente il suo cuore gonfio d' odio verso quella povera coppia sorridente, che le ammicca con complicità, ricordando la corsa in ospedale....
- Vede, miss Matitos, al suo compagno è venuta un' idea geniale: ebbene, vi daremo lezioni private per prepararvi al prossimo campionato! -
- Abbiamo finalmente deciso di andare in pensione, ed è per questo che ci siamo offerti di insegnarvi qualcosa in più, e per voi lo faremo ancora più volentieri! -
Susan, questa proprio non se l' aspettava: come poteva, a quel bamboccione palestrato di Dimitri, venire in testa di farle uno sgarbo del genere? Già avevano perso il primo posto, le faceva male la caviglia e come se non bastasse, il suo compagno le presentava quei due tipi per dar loro lezioni private!
- Li ho incontrati fuori dal palaghiaccio, così ho parlato un pò e mi sono subito venuti in aiuto! -
Molly e Miky Stabilo ai loro tempi erano stati due grandissimi pattinatori, tanto da meritarsi il titolo " One love two stars" per il loro affiatamento di coppia anche dal punto di vista coniugale. Erano però ancora assidui frequentatori di campionati, talvolta come giudici. La loro esperienza il campo, o meglio, in pista, era nota a tutti i giovani pattinatori di talento. Ora il loro aspetto faceva pensare a due sicure quercie sotto le quali ripararsi. Molly, che un tempo era stata una figuretta bassa e snella, ora era decisamente tarchiata e prosperosa, mentre Miky somigliava in apparenza ad un omaccione dei cantieri navali: Muscoloso, con due grossi baffoni a manubrio, grigiastri, che però, in altri tempi si erano meritati il titolo di " Baffetti saettanti" in pista. Nonostante tutto erano due tipi molto cordiali, di buon cuore, molto ricercati a livello di tecnica, anche se la loro vocazione non era stata certo quella di diventare istruttori.
Susan si alza, è fremente. Prende con malgarbo la sacca coi pattini e tutto il resto e si dirige alla porta, zoppicando.
- Ti accompagno a casa, Susan? -
- No. -
- Vuole che l' accompagni forse io, signorina? -
- No grazie, signor Stabilo. Arrivederci, Miss. -
- Susan aspetta, ragiona, sei tutta dolorante, non puoi uscire così.... -
All' improvviso Molly si alza con fare autoritario, acchiappa la ragazza per un braccio, coprendola con la sua mantellina e trascinandola verso la porta, con gentilezza ma con decisione.
- La accompagno io a casa, non si preoccupi, signora Papermate! -
Ora le due donne sono in strada, fa freddo. Molly è imponente, rispetto a Susan, che è piccola e filiforme, potrebbe essere benissimo sua nonna.
La campionessa non ha nessuna voglia di attaccar bottone.
Allora inizia Molly:
- Allora, Susan, come va? -
Nessuna risposta.
- Senti Matitos, lo so che una campionessa come te si può sentire offesa, e se vogliamo aggiungere, derisa, dopo anni di stravincite, nel ricevere per la prima volta nella sua vita una postazione mediocre; ma ti giuro che sono proprio queste le esperienze che fortificano un campione, e lo rendono più sicuro e maturo, con più esperienza. Io, per esempio, una volta, pensa, sono inciampata in un laccio messo male e mi sono schiantata contro il banco dei giudici! Avevo trentatrè anni!-
A quel punto Molly sbotta a ridere, rivivendo quegli stessi momenti di tanti anni prima con il sorriso a fior di labbra.
- E non pensare che anche tua madre abbia sempre avuto nella sua carriera un percorso pulito, senza neppure un bronzo o una caduta.... era una grande, certo, ma non dimenticare che anche lei, per una scivolata, si è rovinata le Olimpiadi! Eppure, ancora oggi, per noi è un mito! -
Susan sembra ridestata al sentir parlare di Lucinda Trattopen, sua madre.
- La conosceva? -Domanda, con più gentilezza.
- Eccome! Io e tua madre eravamo compagne di camerino, agli europei di Grenoble, in Francia. Lei era molto cara con me, diventammo grandi amiche. Anche se più giovane, mi insegnava, tra le pause di tempo tra una gara e l' altra, i passi fondamentali per una resa migliore sul ghiaccio. Poi la persi di vista. Da allora non l' ho più sentita.-
Susan beveva ogni parola. Sapeva che sua madre la amava molto, ma era da sempre stata una persona molto discreta, e mai le aveva parlato di se stessa con familiarità, soprattutto se si alludeva alla sua precedente vita di campionessa.
- E poi?-
-E poi c'è stata la faccenda della caduta, una cosa sciocca, a mio parere.-
- Perchè, come andò a finire? -
Susan era sempre più interessata ai fatti, dato che sua madre, a casa, non glie ne parlava mai.
- Stava per l' appunto ballando le musiche di " Romeo e Giulietta " con il suo compagno di allora, Louis Birò -
- Aveva un compagno? -
- Si, era un forzuto ragazzone svedese, molto abile nei sollevamenti. Insomma, forse fu un piede messo male, o, più probabile, una lama un po' arrugginita che la compromise. Mi ricordo che uscì dal palaghiaccio buttando la sacca dei pattini nella spazzatura. Ho faticato tanto, per recuperargliela. Era furente, e da allora non l' ho più rivista in alcun campionato. Sono riuscita a restituirle la sacca solo dopo che si fu sposata. Allora potei essere finalmente sicura di non ridestare alcun rancore. Era davvero molto graziosa, dopo il matrimonio.
Mi spedì ben due cartoline dal suo primo viaggio di nozze. Non eravamo amiche, ma lei con me era molto gentile, e per me era un modello! Mi ricordo che quando venne ad aprire alla porta era già incinta! Fui davvero felice per lei, dal momento che io stessa non ho potuto avere figli.....-
Ora le due sono ferme davanti alla porta di casa di Susan.
Molly scruta con curiosità dietro i vetri istoriati del portoncino.
- Mi spiace, signora Stabilo. Mia madre non abita più qui. -
Molly si acciglia un poco, pensando a chissà cosa.
- Ora vive a New York, in America, con mio padre. Diceva che non ne poteva più di esere tormentata tutto il giorno dalle telecamere e dai fotografi! Comunque uno di questi mesi mi verrà a trovare, penso per le Olimpiadi, e di sicuro sarà onorata di rivederla. La terrò informata, ad ogni modo. Beh, allora buonanotte!-
- A proposito, io e mio marito saremmo onorati di svelarle qualche piccolo trucco, di quelli furbetti di sua madre! Ma soprattutto, ricordi: noi non abbiamo alcuna intenzione di insegnarle niente! Allora, a lunedì, al palaghiaccio? -
- Ci conti, Miss! -
La lezione...........
Susan, quel giorno, fu la prima ad arrivare, ingolfata nel suo giubbotto, berretto calato sulla testa, guanti di lana.
Ma sono i primi passi sul ghiaccio ancora intatto a farle tornare le forze che poco prima le mancavano.
- Oh, Susan! -
- Buongiorno, Molly! -
- Siamo forse in ritardo, io e Miky? -
- Altrochè: sono io in anticipo, mi stavo riscaldando; sa, un campione non deve mai partire senza aver fatto almeno quattro o cinque giri di pista! -
- Giusto! A proposito, Dimitri dov' è? -
- Fammi indovinare, Molly: in fottutissimo ritardo! Bisognerà che gli spieghi che non è educato già alla prima lezione arrivare .... -
Miky si guarda l' orologio:
- Dodici minuti dopo! -
Una voce risuona nella hole: - Accidentaccio! Forse Susan mi starà già aspettando! -
La ragazza sorride, lievemente compiaciuta.
Dimitri entra come una furia. Miky costatò che era meglio non dire niente.
- Ciao Susan! -
- Dimitri, suvvia, prima gli insegnanti! -
- Oh, scusate.... Salve a tutti! -
E, finalmente, con qualche ritardo, la lezione iniziò.
Durante la prima parte, i due allenatori discussero un poco, osservando il pezzo che i due campioni stavano preparando per il campionato successivo, per concludere che, se l' avessero fatto così davanti ai giudici di gara come l' avevano fatto davanti a loro, la medaglia d' oro sarebbe stata troppo poco.
E fu questo provvidenziale commento a far si che i due campioni si riappacificassero.
- E' mezzogiorno, che ne dite di andare a mangiare un boccone al ristorante qui dietro? - Propose Dimitri, togliendosi i pattini.
Purtroppo, quello non fu affatto un pranzetto rilassante e idilliaco: i poveri campioni ebbero un gran daffare, tra una forchettata e l' altra a firmare paginate di autografi. Poi Dimitri, da quel bontempone che era, iniziò a giocare con alcuni dei bimbetti lì dei tavoli, suscitando subito la simpatia dei loro genitori.
Il locale era sovraffollato: il proprietario accennò spiritosamente ad una targa "Qui è stata la coppia Maison " davanti alla porta, con gran disappunto di Susan, che uscì prima del previsto, dopo aver pagato ciò che le spettava alla cassa.
Non le piaceva essere definita come parte della coppia Maison . Perchè proprio " Maison " e non " Matitos " ?Tra l' altro non erano sposati, e neppure fidanzati, anche se.....
La ritrovarono un' ora dopo, che piroettava felice sulla pista.
- Vedi, Dimitri, perchè non cerchi per un momento di concentrarti su ciò che fai, come fa Susan? -
- Beh, proprio come Susan, no, Miky! Per lei il pattinaggio è un chiodo fisso!-
Sentenziò con aria materna Molly, abbracciando il campione.
Durante la seconda parte della giornata, la lezione si concentrò molto su un' importante tattica: non far notare gli sbagli alla giuria, mettendo i piedi in tal modo da far sembrare un potenziale errore, un nuovo passo, del tutto voluto. Molly ebbe un gran daffare a spiegare a Susan come fare a rialzarsi dopo una caduta senza farsi il sangue amaro.
Dato che i due allievi erano diligenti e attenti alle spiegazioni, la lezione finì con un ora di anticipo.
In strada, Molly e Miky svoltarono al primo incrocio, lasciando i due campioni da soli, a soffiare nuvolette gelate dal naso.
- Ti sei divertita, Susan? - Chiese con fare premuroso.
- Si, Dimitri. -
- Non sei più arrabbiata con me, vero? Io l' ho fatto esclusivamente per aiutare te, credevo ti facesse piacere. Mi son sentito male, sai, quando te ne sei andata via, quella sera a casa di mia madre. Sai, Susan, tu per me sei una grande amica, e ti voglio un gran bene........ ti ho offesa, forse? Perchè non dici niente?-
- Oh, no, Dimitri.....è solo che.....sto congelando! Menomale che almeno tu hai le guance belle rosse! -
Concluse infine con un ampio sorriso, facendo notare ancor di più al campione che, dopo aver pronunciato quelle parole, era diventato rosso come un papavero.
Sei mesi dopo, Olimpiadi , prima serata ......
Susan aveva vinto. Dimitri aveva vinto. Davanti al piccolo medagliere stracolmo, Susan provava tanta nostalgia, rivedendo quelle medaglie, in gran parte d' oro disposte sulla vetrinetta in ordine di tempo. C' era la loro prima, quella con il fiocco rosso, e la loro ultima, di sei mesi fa. Trentasette, in totale. E ora? ce l' avevano fatta: di lì a poche ore il loro sogno si sarebbe finalmente coronato.
Le Olimpiadi. Quella, a prescindere dalla postazione, era già un gran traguardo.
I due campioni, quel giorno si erano preparati a lungo, lì fuori, al fraddo. E, cosa importante, si sentivano sicuri.
Avevano provato e riprovato, per circa cinque ore al giorno, ogni giorno. Per sei mesi. Susan si ricordava ancora il giorno dell' ultimo campionato, quello dell' accesso finale alle Olimpiadi. E loro, i più giovani, diciannove e ventun anni, erano riusciti a battere persino la coppia Blanchet, la quale aveva strappato un bruciante secondo posto. E ora, con un oro sulle spalle, erano lì, al villaggio Olimpico di Torino, con tre ore di tempo per prepararsi alla prima serata, con i fari di tutte le televisioni del mondo puntati su di loro.
Li avevano definiti " Le nostre promesse italiane", e in questo, almeno per una volta i giornali avevano avuto ragione. Susan e Dimitri stavano vivendo il più bel momento della loro carriera sportiva. Avevano un bel passato, e uno splendido futuro di coppia.
La mattina, i due, dopo i consueti allenamenti, avevano dovuto subire la prova costumi, la visita dei rispettivi genitori, altri allenamenti, poi finalmente, il meritato riposo.
Il villaggio Olimpico offriva gratuitamente un personal-trainer a coppia.
Mentre Dimitri era nella saletta attigua a farsi massaggiare, la campionessa si abbandonò ai ricordi.
Poco prima era arrivata sua madre, con quella di Dimitri.
- Ricorda, Susan: è tutto nella tua testa! Devi lavorare come un computer, giunta al livello che sei. Non farti abbindolare dalla "smemoratezza del campione " ! Non sarà più la tua testa a elaborare ogni singolo passo, ma saranno i tuoi piedi! -
- Si, mamma, ma se non vincessi? -
- Saresti sempre la mia Susan! E comunque, impegnati, fa quello che puoi, e quello che fai fallo con serenità. Prendi esempio da Dimitri: lui pattina, e anche se sbaglia, non se ne fa una colpa: tu, però, sappi che sei alle Olimpiadi, e se ti hanno chiamata, c'è un motivo. Sei brava, Susan, ecco qua. -
Mamma Matitos a quel punto si era lasciata andare ad una piccola indiscrezione.
- Scusami, cara, io entro qui e vedo due " territori " diversi: si può sapere che roba è questa? -
Tempo addietro, infatti, era stato assegnato un camerino alla coppia. Dimitri, appena piazzatosici, aveva già costellato muri e pereti di stelle, foto poster da 90 per 30, e roba del genere. Stava già iniziando a "imbrattare " anche l' altro lato, quando Susan l' aveva fermato. Giusto in tempo.
" Eh, no, caro mio! Questa è la mia parte. Qui ci sistemo le mie cose! "
E ora, passando dalla porta di quel camerino, sembrava l' entrata di due mondi totalmente diversi, ma non opposti.
C' era il caos eccentrico di Dimitri, un turbinio di colori sgargianti e patchwork multicolori, e la parte di Susan, dove campeggiava un ordine quasi rasente all' asettico, dove letto e armadio erano intersecati fra loro, quasi geometricamente.
Ma in comune, quelle due " selve " avevano in una cosa sola: il pattinaggio. Da ogni parte occhieggiavano lame di ricambio, pezzoline, coprilama.... e questa passione, ( chi più chi meno ) li aveva portati a sorreggersi l' un l' altro, in stima reciproca.
Susan si alza, è depressa. Vuole anche lei molto bene al compagno, ma, a stare dietro a lui, si compromettetebbe la carriera. Dimitri è troppo infantile, troppo sincero, forse. Però è un' ottima spalla. Agile, veloce....sul ghiaccio, s' intende.
Susan guarda l' orologio appeso al muro. Le nove. Ancora un' ora e sarebbe entrata in scena. Tira fuori il suo costume, avvolto nel chellophan.
E' bellissimo, da principessa, scelto da Miss apposta per lei: Un morbido gonnellino di veli celesti, fermati alla vita da una cintura di strass.
La campionessa l' aveva riconosciuto subito: era il primo costume di sua madre! Quello sempre tenuto chiuso nell' armadio....
Che emozione! Dopo tanti anni, il velluto che lo foderava era ancora nuovo, seppur un po' provato.
La signora Papermate si era data un gran daffare a cercare un costume simile amche per il figlio, con il solo risultato di passare tre ore al giorno in casa a confezionarglielo a mano. Ora il suo abito ara lì, unica cosa piegata con cura fra quella massa multicolore di disordine.
E per la prima volta nalla sua vita, Susan perse un po' di tempo davanti allo specchio. Era carina: I suoi grandi occhi di matita erano ancor più neri, la carnagione sana metteva in vista due piccoli spruzzi di lentiggini proprio sotto gli occhi. I sottili capelli castano chiaro incorniciavano il suo giovane ovale.
- Forse Dimitri non ha tutti i torti.... - disse Susan impercettibilmente,
ricordando con un velo di malinconia i lunghi sguardi del compagno durante gli allenamenti, erano dolci e remissivi allo stesso tempo. Susan aveva sempre non fatto caso ai suoi sentimenti, veniva prima la sua passione, anche se al solo pensare al compagno, al suo caotico disordine, a come era sempre felice per un nonnulla e a come cercava sempre di fare del suo meglio per lei, qualcosa di caldo le si scioglieva all' interno. Qualosa che non poco più tardi si sarebbe incomprensibilmente tramutato in odio glaciale. Tutto si susseguì di fretta: entrarono in pista, seguiti dagli applausi calorosi come al solito del pubblico, e dagli usuali sguardi di sconfitta degli altri concorrenti alla sola vista della "coppia fatale" come l' avevano definita. La mamma aveva ragione, lei non faceva assolutamente alcuno sforzo, i suoi piedi si muovevano come telecomandati! Un ampio sorriso le passò sul volto incrociando per un attimo quello di Dimitri, che, forse per l' emozione, forse per la sorpresa, non afferrò al volo la compagna, che cadde a terra.
Le lacrime bruciavano come schegge sul viso della campionessa.
Le Olimpiadi.
Tutto il mondo la stava guardando.
Susan concluse il pezzo, asetticamente, improvvisamente pallida. Dimitri, al suo fianco, vedeva scivolare via il primo posto. La coppia Kristal li aveva superati. Erano al secondo posto. Ma no, terzo, la coppia precedente era stata battuta da una nuova, la coppia Moore! Insomma, altre vittorie consecutive di altre coppie li portarono al quarto posto, direttamente fuori dal medagliere!
Nel camerino della " coppia fatale" c'era silenzio.
Era la prima volta che Dimitri non trovava niente da dire per consolare la sua compagna, la quale aveva il volto pallido e in fiamme allo stesso tempo. Era imbarazzante, faceva paura, persino i poster attaccati sui muri del campione sembravano scolorirsi. Dimitri si sedette e pianse. Ma non per i risultati, comunque cambiabili, non di certo definitivi di quella sera, dato che c'era ancora una seconda serata, quella di dopodomani, niente era perduto per sempre, quindi. Dimitri piangeva per Susan, che mai più avrebbe avuto fiducia in lui, sciocco che era! Chiederle di amarlo, impercettibile assenso da parte della compagna, apparteneva ormai ad altri tempi. Intanto nel camerino, a rompere il gelo erano entrate le due mamme. Miss Papermate era china su Dimitri, lo aveva abbracciato
- Non è colpa tua, - gli aveva detto - E' il destino -
Tipica frase di chi legge troppi fotoromanzi. Non era vero, almeno non per Dimitri.
Intanto, dalla parte opposta del camerino, mamma Lucinda era china sulla figlia, cercando di scuoterla un po'.
E sapeva benissimo come fare.
- Susan, ascoltami! Non è stata colpa tua, è stata di Dimitri- disse, strizzando l' occhio a miss Papermate, che le ammiccò com aria complice, ma subito dopo costatò che a farle dare una risposta non sarebbe di certo stata l' improvvisa difesa nei confronti del compagno. Doveva scuoterla, farla sfogare, o la delusione le sarebbe salita dall' interno impossessandosi della sua mente, cedendo il passo allo sconforto. Ma Susan era di una pasta diversa. Piccola, muscolosa, un fascio di nervi, si direbbe quasi.
- Mamma, lasciami perdere-
Ma non era stato uno sfogo vero e proprio. Mamma Lucinda sapeva che Susan stava malissimo, che tutte le sue aspettative erano state d' un tratto recise di netto, ma sapeva anche che si sarebbe sentita molto meglio subito dopo essersi sfogata un po' con sua madre.
Con un cenno, Lucinda fece uscire Dimitri e la mamma, e giocò la sua ultima carta, il suo jolly, il suo asso nella manica.
- Probabilmente non eri matura, Susan, sei troppo giovane, non ti sei impegnata abbastanza -
Fece effetto. Susan si alzò di scatto, rossa in viso. Sembrava aver recuperato tutte le sue ernergie.
- Rinunciaci - buttò lì la mamma, come ultima ciliegina sulla torta.
E li avvenne la catastrofe, tanto desiderata.per Susan era davvero troppo.
- Non sono matura?! Non mi sdono impegnata abbastanza??! Devo rinunciarci????! Per sei mesi ho lavorato sodo, cinque ore al giorno, senza mai andare in vacanza, sudando al caldo e congelandomi al freddo, con un gesso alla caviglia e ce l' ho fatta comunque, con tutto il mondo addosso, con un cretino come compagno che mi molla proprio dopo avermi lanciata, sotto tutte le telecamere di tutto lo stramaledettissimo mondo!
-........-
- E tu, e tu mi dici che non sono ancora pronta! E quanto dovrò aspettare ancora? E poi me l' hai detto tu stessa che se mi hanno chiamata è perchè c'è un motivo! -
- .......... -
-E mi consigli anche di rinunciare a quella che tu sai essere la mia vita, la sola cosa che valga per me! Oggi si è ripetuta la stessa scena di molti anni fa, con la sola differenza che io ho finito il mio pezzo, non come te che te ne sei andata abbandonando tutto, no non voglio essere come te! Io voglio andare avanti, maledizione! Non voglio mollare, e ti giuro, che mi porterò a casa quella medaglia d' oro! Mi sono messa in testa questa convinzione e la porterò a termine, quant' è vero che mi chiamo Susan Matitos; e ce la farò, da sola, e senza l' aiuto di nessuno! - e così dicendo accennò alla porta, dalla quale provenivano mormorii ammirati.
La signora Trattopen non aveva mai sentito tanta determinazione in una volta sola. Quelle della figlia erano state parole molto dure, proclamate con le fiamme negli occhi. La mamma avrebbe voluto tirarle uno schiaffo, ma si trattenne. Dopotutto, lo aveva fatto apposta, e ora non si stupiva nel provare un moto di rispetto in quella giovane tanto frustrata ma allo stesso tempo tanto tenace. Mamma Trattopen l' aveva capito. Susan aveva già vinto. L' abbracciò, un po' commossa e ancora un po' arrabbiata, e compiaciuta di avere avuto una figlia che era stata migliore di lei.
Una piccola pausa.......
Il giorno dopo, Dimitri non trovò più i pattini. Si affannò, sudò inutilmente, mise a soqquadro il suo appartamento, ma senza riuscire a scovarli. Era disperato. " Forse Susan sarà già in pista ad aspettarmi " pensò, tergendosi la fronte con una pezzuola. Guardò dalla finestra: sulla pista, le altre coppie piroettavano, l' una nelle braccia dell' altro, ma nessuna delle pattinatrici era la sua Susan. - Non c'è - disse con un sospiro di sollievo, ma ad un tratto si fermò, turbato. -E se stesse male? Dall' arrabbiatura di ieri, forse. -
- Li hai presi tu i miei pattini? -
Una voce alle spalle lo fece sussultare: era Susan! La ragazza stava ferma davanti alla porta del suo camerino. Era già pronta, i capelli raccolti in un elastico e lo sguardo torvo e indagatore come al solito.
- No, no Susie.......neanch'io li trovo più.-
Dalla porta semiaperta Dimitri potè notare che l' ordine immacolato della compagna era stato devastato da una serie inutile di ricerche: S' intravedeva infatti il piumone gettato in terra con insolito malgarbo, le ante dell' armadio spalancate e innumerevoli costumi a terra, macchie multicolori nella stanza.
All' improvviso, Miss Papermate irruppe nei camerini.
- Dimitri! Ma che ti prende? Cos'è questa confusione??-
- Mamma........i pattini! Li ho persi! -
A quel punto Miss Papermate scoppiò a ridere, come se non si fosse accorta della disperazione che aleggiava negli occhi dei due campioni.
- Per sbaglio.....sono questi? - Così dicendo, dalle mani dapprima dietro la schiena apparvero, come per magia, due coppie di pattini legati per i lacci, un paio bianco, ed un paio di velluto nero.
- Miss, cosa succede? Come sarebbe a dire! -
Susan si era letteralmente fiondata verso i suoi pattini, ma un attimo prima, l' anziana allenatrice li aveva rimessi dietro la schiena.
- Pretendete dopo quel che è successo ieri di presentarvi agli allenamenti? Con quell' aria stravolta? -
- Certo, mamma! -
- Mi sembra giusto, Miss!-
- Ebbene, voi ve la sognate la medaglia d' oro, allora! -
- Si spieghi meglio, Miss, non riesco a capire! -
- Via, mamma, siamo anche in ritardo! Sai quanto ci tiene, Susan, alla puntualità! -
- Sentite: questo non è un consiglio da mamma, Dimitri, ma da allenatrice che di pattinatori ne ha visti tanti, Susan. Voi avete semplicemente bisogno di una vacanza, ecco tutto.-
- Ma mamma, come facciamo a prendercela? Domani c'è la serata finale!-
- Non interrompermi. Dicevo che siete stanchi, stressati! Guardati, Susan: sei pallida, hai le occhiaie, sei nervosa! Sempre con questi allenamenti! E Dimitri! A furia di provare e riprovare, arriverai alla finale sbagliando di nuovo. Basterà un solo giorno, oggi, e domani sarete freschi come rose! Via, ora! E non replicate! Toglietevi dalla testa per un giorno solo il pattinaggio, oppure alle finali non ci arriverete mai! -
- Ma...... - provò ad obiettare Susan, ma un gesto secco della mano da parte della sua Miss le fece capire che quello era un ordine da non controbattere e da obbedire alla lettera.
* * *
Susan camminava a testa alta, sbuffando nuvolette di gelo dal naso e dalla bocca. Dimitri, infagottato nel suo cappotto di castoro, stava dietro. Più osservava quella figuretta intabarrata procedere per la strada, più sentiva di averla persa per sempre. - Sei un cretino, Dimitri! Sei un pazzo furioso! ma com e ti è saltato in mente di farmi questo? Come se non mi avessi mai lanciata in aria! -
Nella mente gli riecheggiavano le prime parole di rabbia di Susan subito dopo la caduta, negli spogliatoi. Chissà se l' aveva perdonato....no di sicuro! Si sentiva già vecchio a ventun anni. Forse era davvero brutto, anche se fin da quando era piccolo tutti gli avevano sempre fatto i complimenti per il suo bell' aspetto, per la sua gommina bionda, per gli occhi, per il fisico da campione......
Durante le prove le altre pattinatrici facevano le svenevoli davanti a lui, chiacchierando fra loro, spesso indicandolo. Sarebbe bastato un solo gesto gentile da parte sua verso una delle tante, a farle cadere in brodo di giuggiole, a conquistarle per sempre. Ma chissà perchè Dimitri non le degnava neanche d' uno sguardo, nemmeno di pietà.
Eppure continuava a ciondolare davanti a Susan, una che l' aveva sempre disprezzato fin dall' inizio, che non aveva mai provato niente per lui, se non compassione, forse. Susan non era di certo una gran che di ragazza: era piccola e sottile, dal volto sempre abbronzato e dagli occhi neri quasi sempre torvi, e per farli illuminare, l' intero scopo della vita di Dimitri, doveva esserci proprio un gran motivo. Non erano occhi tristi, solo molto sinceri e selettivi, dolci e appassionati al tempo stesso. Ma Susan era affascinante senza volerlo, bella a modo suo, brava come nessun' altra. e Dimitri l' aveva sempre amata, sinceramente come lo può essere un amico e teneramente come chi ti vuole davvero bene. Dimitri s'era completamente perso nei suoi pensieri, e senza volerlo aveva visitato una galleria d' arte ed un giardino pubblico senza accorgersene. Ad un tratto Dimitri si fermò davanti ad una crepèrie.
- Susan......Vuoi una crèpes? - domandò cordialmente il campione.
-Volentieri - rispose la compagna, ma con l' aria di chi pensa a tutt' altro.
Dimitri ordinò due crepès da mangiare a tavolino, anche se alla fine Susan preferì gustarle su una panchina all' aperto. La ragazza addentò la sua, al prosciutto, in compagnia del sacro silenzio di chi mangia qualcosa di buono. Dimitri in un sol boccone finì la sua, molto imbarazzato. Susan era unica anche quando mangiava, o almeno così sembrava a Dimitri:" piccoli bocconi senza briciole", come notò, guardandola di sottecchi. Susan si era accorta benissimo del suo sguardo.
- Che c'è? - Domandò.
- Beh, io......Secondo te, riusciremo a vincerle, queste Olimpiadi? - Così, colto alla sprovvista, non trovò altro da chiedere, anche se sapeva benissimo che la domanda nella sua mente era tutta un' altra.
- Io le vincerò. -Rispose la compagna, mentre con un ultimo boccone finiva la sua crepès.
Dimitri sapeva che doveva farlo adesso o mai più. E lo fece. Davvero. Con il cuore in gola.
-Vorresti....amarmi? -
E fu un attimo. Susan arrossì violentemente. Si alzò di scatto, corse via.
Ecco, Dimitri l' aveva fatto. Ora si sentiva molto meglio. Sembrava essersi tolto un peso dal cuore. E sembrava persino che Susan avesse detto si e no in una volta sola. Ma Dimitri non ci avrebbe più sperato, mai più. Decise di comprarsi un' altra crepès, al cioccolato, questa volta.
La Finale
Ecco: erano entrati in pista. I flash erano quasi accecanti. Lo speaker aveva appena pronunciato il nome della loro coppia. Gli applausi c'erano, certo, come d' obbligo, un po' atrofizzati, forse, data la situazione: la loro, era l' ultima coppia. Sul medagliere, al primo posto, c'era la coppia Karisma. Se solo avessero superato il loro punteggio....
Ora Susan non si sentiva più così sicura della vittoria, la coppia Karisma, per lei era stata d' improvviso la più completa, la più ben assemblata, la più tutto.
Ma avrebbe comunque dato del suo meglio. Dimitri era pallido in volto. Entrarono. La pista era stata appena levigata. Susan prese posto al centro, sapeva di essere inquadrata. Dimitri aveva preso posto accanto a lei. Il loro pezzo iniziava con un valzer e si fondeva in un bolero. Le prime note, calme e lente, sembravano essere tutto il contrario degli stati d' animo dei due campioni.
-Tutta una vita.....per questo momento - Pensava Susan.
A dirlo, sembrava quasi una follia.
Ma non si era accorta che stava già volteggiando. Sorrise: tutte le sue paure d' un tratto scomparvero, ricordando le parole di Miss: " Nel pattinaggio, di due cose devi avere fiducia: Nei tuoi piedi e nel tuo compagno " alzò gli occhi: Dimitri la teneva salda, mentre volteggiava, e in un attimo era volata sopra la sua testa. Un applauso di ammirazione rombò nel palaghiaccio: aveva appena eseguito un triplo Axel lanciato! Tre giorni prima, Susan aveva deciso di toglierlo dalla coreografia: Dimitri, dopo aver piroettato, non ce l' avrebbe potuta fare; gli sarebbe troppo girata la testa, ma così non fu. C' era riuscito! Un piccolo, lievissimo sbandamento, sarebbe stato fatale per la giuria, ma Dimitri, grazie forse ai trucchetti " del mestiere " imparati da Molly e Miky, lo seppe trasformare in un cambio di piede dal senso opposto, perfettamente congruente alle prime note del bolero che stava iniziando. Susan piroettò su un piede, buttò i capelli all' indietro, rise, si tirò su, Dimitri l' afferrò, ora stava sulle sue spalle, ora roteava, ora volava in aria, i veli del costume facevano la ruota dietro di lei, il compagno girava, correva, e ancora Susan veniva lanciata in alto, troppo in alto e veniva ripresa, e proprio quando gli animi incominciavano a scaldarsi, la musica finì di botto, l' anima perfetta del bolero. Il tutto era durato si e no dieci minuti, ma per i due campioni era stato come se fossero stati lì a rincossersi sulla pista da sempre, senza che fosse mai avvenuto alcun dissapore, anche il più lieve. Dimitri posò a terra la compagna, delicatamente, come per non interrompere un sogno bellissimo, un inchino, semplice e delicato, raccolse quanti più applausi dei quali non si aspettassero. Uscirono dalla pista, e giusto il tempo di infilarsi i coprilama e vennero detti i risultati:
- Ricordiamo il precedente totale della coppia Karisma: sessantaquattro punti!E ora annunciamo i valori accumulati dalla coppia Maison: eleganza, nove! Stile, otto, coreografia, otto.... - e andò avanti così per un pò. Ne' Susan ne' Dimitri avevano voglia di fare il conto di tutti quegli otto e quei nove ghe si susseguivano uno dopo l' altro, forse per paura di un' amara sorpresa.
- Per un totale di punteggio di........settantadue punti! E la coppia Maison si aggiudica il primo posto, medaglia d'oro, delle Olimpiadi Invernali di Torino con ben otto punti di vantaggio! La coppia Karisma quindi scende al secondo posto...... -
Ma a quel punto niente importava più a Susan e Dimitri, C'erano riusciti! Tanti sforzi, tutta la vita, tutta la gioventù, tutto per quell' istante ormai conquistato. Susan vedeva d' improvviso sfocato, tante erano le lacrime di perla che sgorgavano dagli occhi, scintillanti come mai erano stati. Ma c'era qualcosa che mancava a Susan per completare la sua felicità. Per un attimo vide quel biondissimo giovanotto spilungone di Dimitri, che per quattordici anni l' aveva rincorsa col fiatone senza mai ottenere niente, senza mai pretendere niente, anche il benchè minimo cenno di ringraziamento o parola di comprensione, mai!
Era stato l' unico a scegliere lei per com' era, nervosa, irrascibile, e dopotutto, era stato lui a farla andare avanti, origliando quella prima sera alla porta, permettendole di gareggiare senza mai ricevere nulla in cambio. Di colpo Susan si sentì un' ingrata, anche se in fondo nl compagno, e, come per risponderl compagno e, come per rispondere ad una domanda che le era stata fatta un' attimo prima appena, disse - Si -
Dapprima Dimitri non capì, lì per lì credette che quello fosse stato un semplice " si " di vittoria, ma subito dopo si accorse che un " si " di vittoria sarebbe stato urlato, non sussurrato come aveva fatto Susan.
E allora si accorse. Non ci credeva! Prese Susan, senza togliersi i coprilama entrò in pista, fu per questo che ruzzolò, pazzo di felicità. Lanciò la compagna in alto, in aria, per riprenderla un attimo dopo, giusto il tempo d' un bacio.
Un po' di mesi dopo.......
Dimitri era seduto su una poltroncina di un qualsiasi ospedale. Davanti a lui, stracolmo, v' era un tavolinetto di vetro pieno zeppo qi giornaletti di gossip: "Le chiacchiere", " Nuove culture", " Affari altrui", e via dicendo.
Ma a Dimitri non interessava nulla. Alcune infermiere cortesi, e soprattutto, snervate dal continuo " tic tic tic " della gommina ( il vizio non gli era ancora passato!) gli avevano consigliato di scendere un attimo giù all' edicola, semmai ci fosse stato gualche quotidiano interessante, ma la verità era che se lo volevano un po' togliere dai piedi, e questo lui l' aveva capito.
E infatti non si mosse d' un millimetro.
" Tic tic tic " faceva la sua gommina.
E allora Dimitri, un po' insonnolito dall' alzataccia prettamente notturna, un po' nervoso come un marito che ha sua moglie in ospedale, chiuse gli occhi, assopendosi un po', lasciando che i sogni occupassero la sua testa. Ma più che sogni, furono ricordi. E tutti bellissimi, per fortuna.
Per primo, di certo veniva il matrimonio. Non avevano voluto il fidanzamento, lui e Susan, si conoscevano da troppi anni, e sarebbe stata una perdita di tempo comunque superflua. Dimitri, per la sua Susan, aveva voluto un matrimonio eccentrico, quasi impossibile. E si era messo d' accordo con tutti tranne che con lei. Il padre di Susan, venuto apposta dall' America, l' aveva condotta davanti.....ad un palaghiaccio! Susan era bendata, e nemmeno lei sapeva che cosa ci fosse dietro tutti quei giochi di mistero. Un anello, forse, o un viaggio in carrozza, dato che secondo lei dovevano essere vicini al parco. Ma così non fu. Mamma Trattopen ebbe successivamente potuto costatare che quella era stata una vera e propria alzata d' ingegno, ma fu piacevole per tutti.
Dimitri era arrivato, la prima volta nella sua vita, in anticipo di due ore, ed era tutto pronto, paludato in un completo nero, camicia bianca, papillon, e un paio di pattini ai piedi, unica cosa per lui naturale in quell' abbigliamento che lo faceva sentire un manichino. A Susan, con delicatezza, aveva tolto le scarpette bianche e le aveva infilato i pattini nuovi che aveva scelto apposta per lei: di pelle bianca con piccoli fregi dorati. L' aveva presa in braccio, e condotta in pista. La benda era stata tolta.
Susan....era bellissima, nella sua semplicità ancora un po' fanciullesca. Un velo le copriva i capelli biondastri, mentre un gonnellino bianco avvolgeva il resto. Ma questa volta, la cosa più stupefacente erano i suoi occhi: mai così verdi e luminosi, mai così stupiti e allgri! Mai. Susan si era girata intorno: sugli spalti, tutti visi conosciuti: C'erano entrambe i genitori, suoi e di Susan, alcuni compagni di scuola, alcuni colleghi, parenti: insomma, erano tutti seduti ai posti degli spettatori, tranne Molly e Miky, al piosto dei giudici come testimoni di nozze.
" Chi l' avrebbe mai detto" si erano detti i rispettivi genitori, ricordando i pianti e le liti, anche da bambini. E poi la celebrazione era iniziata, fino ad arrivare al momento dal " fatidico si" . Dimitri ricordava benissimo quando Susan, così, tanto per scherzare, aveva indugiato a dare la risposta. I genitori avevano trattenuto il fiato! E poi era iniziata la festa: sempre sul ghiaccio, s' intende. Agli invitati era stato portato il cibo sugli spalti, in piccoli vassoi, direttamente dagli sposi, aggiungendo anche le bomboniere: azzurre, con due pattini sopra legati per i lacci. La torta non c' era , non l' avevano voluta, ma in compenso c'erano un sacco d' altre cose. E solo allora avevano iniziato a ballare: a ballare senza musica, perchè non ne avevano bisogno: ce l' avevano dentro, erano troppo in sintonia l' uno con l' altra.
E poi c' era stata la brevissima Luna di miele, cinque giorni a Parigi: quanti bei momenti! Dimitri s'era perso in areoporto, e Susan l' aveva fatto chiamere col microfono. I pochi astanti si sarebbero aspettati di vedere la ragazza fiondarsi su un matitino di cinque anni o giù di lì, non su un ragazzone ormai maggiorenne! Ma così fu, e persero l' aereo, prendendo poi quello di tre ore dopo, delle nove, dove le telecamere si erano già messe a banchettare senza scrupoli su di loro, scattando foto e filmati, e alla fine erano partiti, sudati e sbuffanti, dato che avevano ancora rischiato di rimanere in città: Dimitri infatti aveva dimenticato la borsa dei pattini nella reception dell' aereoporto....
Erano dovuti tornare a casa tutti di fretta, avevano gli allenamenti per gli europei, e se si fossero ancora trattenuti sarebbero arrivati in ritardo per le finali. Ora che erano finalmente sposati, affrontavano molto meglio quelle che non erano state medaglie d' oro o primi posti.
Ed era stata una sera, una fresca serata di maggio, mentre mangiavano il gelato davanti alla loro casa ( avevano optato per quella di Dimitri, più grande e spaziosa) che Susan gli aveva dato la notizia.
* * *
Proprio quando Dimitri stava iniziando a pronunciare a fior di labbra quella che era "la notizia", venne interrotto da un' infermiera.
- E' lei il signor Maison? - chiese.
- Si, certo che sono io! -
- Bene, mi segua, coraggio! -
- Ma allora.... com' è andata? -
- Via, signor Maison, come vuole che sia andata! Bene, no? -
Dimitri tirò un sospirone di sollievo.
Ed entrò. Un pò timoroso e un po' sconcertato, come al solito davanti ad una cosa particolarmente bella.
Susan era distesa su un lettino d' ospedale, sul comodino, qualche mazzo di fiori. I suoi occhi ridevano, guardando un fagottino bianco posato tra le sue braccia, e si alzarono appena nel vedere il nuovo venuto.
- Oh, Dimitri! sei tu! -
- Susan!? Come stai! Come ti senti?!-
- Meravigliosamente, ma.... ma come? Non ti avvicini? Non mi chiedi del bambino? -
A quel punto il campione si fiondò sul letto, baciò la moglie, e per ultimo, come per mantenersi la sorpresa più bella, guardò nel fagotto: C'era un matitino, sulla punta, pochi riccioli neri, ma per i genitori era il più bello del mondo.
- Susan! Oh Susan! -
- Sono così contenta, Dimitri! -
Per parecchio tempo i due campioni si tennero abbracciati, il visetto di Susan sulla spalla di Dimitri.
- Come lo chiameremo? Willie va bene? -
- E' un nome da delfino! E io voglio un nome da campione! -
-...........-
-...............! -
- Allora? -
- Ricky. Lo chiameremo Richard. -
- E'....è un nome bellissimo, Susan! Posso? -
Dimitri prese in braccio il figlio, il quale aprì finalmente gli occhi.
- Sono i tuoi: verdi, grandi, belli! -
- Ma il naso è senz' altro il tuo, non si discute! -
- Perchè, la bocca? -
- Le orecchie, guardagli le orecchie! -
D' improvviso, il piccolo lanciò un urlo, come per dire:" Io sono Ricky punto e basta! "
D' un tratto la porta si aprì: era l' infermiera
- Hem....scusate, ma ci sarebbero i parenti.. -
La tanto temuta ora era arrivata: Mamme, papà, tutti si erano d' improvviso riversati nella stanzetta: chi con mazzi di fiori, chi con coccarde azzurre e alcune per sbaglio rosa. Susan non riusciva a rispondere ad ogni domanda, tante se ne susseguivano una dopo l' altra:
- Allora, figliola? Come si chiama il pargolo? -
- Si chiama Rick....-
- Come stai cara?-
- Bene mamma....-
- Quando tornate a casa? -- Domani, signor.... -
- Secondo te, anche lui sarà un campione di pattinaggio? -
- Certo Miss, ma ora... -
Le persone si affollavano sul lettino, una cupola di visi nella stanzetta.
Ad un tratto il piccolo Ricky cacciò un urlo, più forte del primo.
Come di soccorso alla povera Susan, fece il suo ingresso la provvidenziale infermiera.
- Tutti fuori tranne il padre! -
Dimitri si sentì lusingato da quella nuova carica di genitore!
Era felice.
Semplicemente.
Parlarsi chiaro
- E adesso, cosa pensi di fare, Susan?-
- In che senso, Miss? -
- Ora, con Ricky, intendo. -
- Oh....ma è ovvio: pattinare, è certo. -
Miss Papermate tirò un sospirone. Voleva da tempo affrontare questo argomento, e dato che le pesava molto, intendeva discuterne nel miglior modo possibile. Susan era sempre la stessa, un po' più dolce, forse.
Ricky ormai aveva compiuto i suoi primi dieci giorni, era famelico e scoppiava di salute, era, insomma, l' orgoglio di papà e mamma, i quali non facevano altro che creare castelli in aria sul suo futuro: pattinare in tre, un sogno! Dimitri nonostante tutto aveva continuato gli allenamenti, e Susan.....sapeva benissimo il perchè della visita di Miss Papermate, ma avrebbe comunque fatto finta di non saperne niente.
* * *
- Senti, Susan..... ti devo parlare: è urgente.-
- Certo miss, si accomodi in salotto, la prego, le porto subito un the
caldo .......-
Susan fece per avviarsi in cucina quando Miss la prese per il polso.
- Susan! Non importa ! Siediti ora, e cerchiamo di ragionare con calma. Non ti agitare, anche se so che lo farai lo stesso. -
Susan ridacchiò nervosamente.
- Basteranno solo pochi minuti, stai tranquilla.-
- Allora, Miss? C' è qualche problema? -
- Oh, sì, e più di uno! -
- ........ -
- Allora, Susan: Tu hai avuto un bambino, un bel maschietto, il vostro tesoro....-
- Per favore, Miss Papermate, non sono troppo avvezza ad aspettare, la prego, mi spieghi velocemente il problema....semza farmi aoettare molto, ecco. -
L' anziana allenatrice questa proprio non se l' aspettava. Era rimasta fuori dalla porta per ore a prepararsi il dicorsetto da fare a Susan nel modo meno tagliente possibile, ma ora, così, alla sporovvista....
- Susan, ecco.....temo che tu non possa più pattinare.-
Lo sapeva, Susan, certo che sì, ma a sentire quell' affermazione detta da una persona con così tanta esperienza.....
- Ma perchè.....perchè!! -
- Susan, tu sai benissimo che nell' arco di un anno un pattinatore professionista può prendersi solo una settimana di vacanza......e tu, aspettando Ricky sei stata ferma nove mesi! Come credi di poter partecipare agli europei, se questi sono tra pochi mesi! Ti ci vorrebbero altrettanti mesi per recuperare! -
- Ma io, Dimitri....lui!?-
- Temo che lui parteciperà agli europei. -
- Da solo? -
La voce di Susan stava tremando.
- No-
Susan era distrutta, annientata, completamente fallita. Perchè Dimitri non glielo aveva detto? Detto di gareggiare con una delle solite biondone svenevoli al posto suo?
Troppo, troppo comodo, sì, mandare avanti la mamma per sbrigare faccende rognose, certo....
- Ma la mia carriera non può finire così.....Ho vent' anni! Lei, lei cos' ha fatto quando aspettava suo figlio?-
- L' insegnante.... -
Susan non aspettò che Miss finisse di parlare, non voleva più ascoltare niente. Ma sapeva a chi rivolgersi. Sola contro un mondo contro. Con rabbia si attorcigliò la sciarpa al collo, prese il seggiolino di Ricky e se lo strinse al petto. Se in quel momento ne avesse avuto la possibilità non sarebbe affatto tornata indietro. Ricky lo aveva voluto, e niente e nessuno le avrebbe impedito di smettere di pattinare. Niente. E nessuno.
Susan suonò il campanello.
La porta si aprì.
- Susan! -
- Oh, mamma! -
- Entra, ma che ti succede? Perchè piangi?Oh, ma c'è anche Ricky! Strilla come un aquila! ma cos' è questa storia! Oh piccola mia! -
Mamma Matitos chiuse la porta. Abbracciò la figlia. Sapeva benissimo cos' era successo. Ma fece ugualmente sfogare la figlia, asciugandole le lacrime che scendevano copiose nella tazza di the che la madre le aveva preparato.
- Questo lavoro è degno d' un aquerello! - costatò la mamma quando il rosso scuro del the si fu trasformato in un rosina pallido, annacquato dal pianto di Susan.
Questo, almeno riuscì a far debolmente sorridere la matita, che smise di piangere.
- Susan, ascolta: io non ti abbandonerò mai, e farò di tutto per aiutarti, ma....ma.... ma dov'è finita tutta la tua grinta?? Dimitri, dopotutto non ha colpa! Miss Papermate è una cara persona, ma tuo marito è compltamente sotto il suo controllo! Scuotiti, tesoro! Tu sei una campionessa! Non fare la mia fine, Susan!-
-..........-
- Vai avanti, portami un po' di quell' onore che io non ho mai assaporato! Non farti vincere dalle affermazioni di una persona! Sii forte.....-
- Oh, mamma!-
- Susan, io ti allenerò. Ogni mattina, ogni pomeriggio, e sarà un nostro segreto.-
- Oh, mamma! Mamma! -
- A domani, allora. Alle sette, davanti alla pista. Puntuale, mi raccomando. E non dire nulla ne' a Dimitri ne' a sua madre. Gliela farai vedere! -
- A domani, allora, "Miss"! -
"Miss" le rispose ammiccandole.
Ora Susan si sentiva molto confortata, e ben decisa a non far trapelare a Dimitri nulla di ciò che aveva visto e ascoltato quel giorno. D' altra parte, però si sentiva sconfitta. La sua grinta, quella, almeno, perchè l' aveva abbandonata? Forse, dopo un lungo uso, si era consumata! Quell' idea la fece sorridere. Ad un tratto guardò Ricky. Dormiva, la sua pelle era morbida e dorata, sotto il cappottino, lo sapeva. Era suo figlio, il suo bebè. Le prime nuvole cariche di neve intorpidivano il cielo, e d' un tratto, Susan capì di aver ritrovato quel che aveva perso.
Tanto impegno.....con qualche problema
Quella mattina Susan indugiò molto sull' allacciarsi i pattini, aveva paura di non riuscire. La pista, appena levigata, davanti a lei, era bianca e lucente.
Il profumo del ghiaccio appena fatto fece starnutire Ricky, non troppo abituato a quell' ambiente, e ciò fece sorridere Susan, che prese a ridere di gusto.
- Che dici, allora? Vado? -
Ricky le rispose con un gorgoglio ed un' occhiata eloquente, molto buffa da vedere in un neonato.
- Buondì, Susan! -
Ecco, Miss Trattopen era arrivata. La sua snella figura era sormontata da una serie indefinibile di maglioni e cappotti, e il tutù lilla scollato di Susan lafece rabbrividire, in compenso però, non osò dirle niente, sapeva benissimo che cos' era il caldo per una pattinatrice: una cosa soffocante, nonostante il ghiaccio.
- Dammi il piccolo, non credo proprio che tu possa pattinare con una carrozzina. -
- Oh, certo che no mamma! Ecco, sotto alla coperta c'è il biberon, le salviettine, i pannol....-
- Ora basta! Non cercare di prendere tempo, tesoro. So quanto potrà essere dura per te, ma sono convinta che ce la farai! Su, ora! In pista!-
Miss si era accomodata dietro la balaustra, la carrozzina del piccolo a fianco.
E Susan entrò.
Scivolando leggermente sul ghiaccio intatto, lasciando dietro di se due piccole linee parallele.
Era quella la magia.
E Susan decise di assaporarla.
- Fai quaranta giri di pista, Susan! -
- Ma mamma! Il riscaldamento ne comprende solo due! -
- Senza discutere! Sei stata nove mesi ferma, e già è tanto se riesci a stare in piedi! -
Ciò ferì profondamente l' animo di Susan, ma in fondo conosceva alla perfezione le tattiche della madre: tattiche che quest' ultima nella vita non aveva mai saputo applicare, ma che da un' insegniante erano l' ideale per tirar fuori la grinta e la passione.
" Gliela farò vedere! " pensò Susan, prendendo a girare.
- Più sciolta! Più sciolta! - gridava Miss Trattopen.
- Ecco, brava! Continua così! -
Susan mordeva il ghiaccio con lo sguardo.
- Non ti fermare! Prosegui! Fondi la fine con un salto! Uno qualunque! -
Susan provò un triplo Axel.
E cadde. Rovinosamente. A terra!
- Mossa troppo azzardata, mia cara! Un po' di umiltà, suvvia! Inizia da principio! Uno, due, tre! Salti base! -
Susan tirò un sospirone.
- Incrocia! Girati! Piccola rincorsa......un salto Del Tre! -
- Perfetto! Ma incrocia di più, mi raccomando! -
Una lacrima di rabbia rigò il volto della campionessa.
- Salto Del Tre...- borbottò.
Ma ad interrompere il tutto ci fu uno strillo di Ricky.
Susan accorse alla balaustra.
- Non si interrompe mai una lezione in corso! Ci penso io! - Gridò Miss Trattopen, fermando di colpo l' arrivo della figlia, brandendo il biberon come fosse un' arma. Ma il piccolo continuò a piangere disperato.
" Ha le coliche" pensò Susan, smettendo per un attimo di saltare.
- Continua! E cerca di non fare tutto come fossi una macchina. L' eserizio è troppo perfetto! Troppo asettico! Mettici l' anima, il sentimento! Impegnati anche se è un passo semplice! Ma saranno proprio questi passi a farti arrivare lontano! -
Ricky continuava a piangere.
- Forse....vuole me! - ipotizzò Susan.
- Ogni bambino vuole la sua mamma. Sta facendo un capriccione di quelli infernali. Ma smetterà, te lo dico io! -
Susan riprese a saltare.
- Non basta! Non basta! Mettici un sentimento! Uno qualunque! -
Urlava Miss Trattopen, sovrastando il pianto del bambino.
Ma Susan sembrava non ascoltare.
- Pensa a qualcosa! Pensa che Dimitri in questo istante si stia facendo una bella biondona tutta curve! -
Gridò Miss con tutto il fiato che aveva in corpo. E il salto, manco a dirlo, venne perfetto!
Ma Susan era sconvolta. Come poteva, sua madre, dirle una cosa simile, o anche solo pensarlo!
- Mamma....come puoi.......-
Era tutta un fremito di rabbia.
E Ricky continuava a strillare.
- Scusami, tesoro. Ho esagerato.-
E la lezione riprese. Ormai il pianto di Ricky era diventato un sottofondo musicale: Non lo si sentiva più!
Intanto Susan era passata ad altri salti, più complicati, ma le riuscivano in gran parte, e se cadeva, si rialzava, e provava, e riprovava. Senza sosta.
- E' forte, questo qua! - Osservò la mamma, notando che il nipote era davvero instancabile. Piangeva, e piangeva. Susan sapeva che le sarebbe bastata un' occhiata appena sopra la carrozzina a far cadere Ricky in un sonno profondo. Quel pianto le spezzava il cuore, e ad un tratto, approfittando di un momento di distrazione della madre, assentatasi un attimo per andarsi a comprare una tazza di caffè caldo alla macchinetta, si curvò sulla carrozzina.
Come per incanto, il piccolo chiuse gli occhi, stremato dalla fatica.
- Vedi, mia cara? Te l' avevo detto che sarebbe crollato, prima o poi!-
Miss era di ritorno, ma a contraddirla bastò un occhiata colpevole da parte della figlia.
- Se continui a viziarlo.....- commentò sottovoce.
- Riprendiamo la lezione! Ora, combinazioni: prova a fare una trottola, due incrociati, giravolta, angelo, un salto del Tre e due Tripli Tolup, con un pizzico di sentimento! -
E Susan, dopo un paio di cadute ci riuscì. Era felice! Si era impegnata, e avrebbe fatto ancora di più nei giorni seguenti. Sarebbe arrivata agli europei come se il suo legame con il ghiaccio non si fosse mai rotto, anzi, si fosse rafforzato, e ora, in lontananza, nei suoi orizzonti, vedeva avvicinarsi una medaglia d' oro, a dispetto di chi stava iniziando a pensarla come una casalinga o una " mogliettina perfetta " qualunque. Dimitri, in fondo, era più che innocente: sapeva che per lui era la persona più cara al mondo, e che il suo rispetto e amore per lei cresceva e si rafforzava ogni giorno. E sapeva anche che mai e poi mai avrebbe smesso di amarla.
La vittoria più grande
- Signor Maison, tra due ore entrate in pista! Buona fortuna! -
- Si, Mr Derwent, mi farò trovare pronto. -
Dimitri appoggiò la testa sul muro retrostante, sperando prima o poi di scomparire, magari intinto nell' inchiostro trasparente, come nei cartoni animati. Ma nella realtà era tutto troppo diverso.
Per lui, quei due lunghi mesi, erano stati devastanti. Sua madre era fin troppo protettiva nei suoi confronti. Lo assillava con domande e problemi i quali neanche lui si era mai posto, e tutti a mirare ad una sola cosa: cambiare compagna. Dimitri non era affatto stupido, o tonto, anzi, era soltanto molto ingenuo. Ammetteva i propri limiti con filosofia, non era mai stato presuntuoso o violento, o prepotente, solo terribilmente innamorato. Di una persona in particolare. Sua moglie. Gli era sembrato di vivere quasi in un sogno. Erano ancora giovani, lui aveva ormai ventidue anni compiuti, e Susan venti, e avevano un bambino belissimo, una futura stella della pista, probabilmente, e fin ora nulla aveva potuto turbare la loro reciproca gioia. Tranne una cosa:
- Non potrai più pattinare con Susan. -
- Non potrai più pattinare con Susan!!!-
Era accaduto tutto così in fretta, ma era accaduto lo stesso. Fino ad un attimo prima teneva tra le braccia una piccola campionessa, leggera e delicata come una margherita, dai lineamenti morbidi e concentrati, che danzava con una passione quasi palpabile, e poi d' un tratto si ritrovava ad avere a che fare per sempre con una sconosciuta!
Una sconosciuta che era melensa, che lo adulava in modo melenso, che aveva un nome melensamente assurdo.
Sua madre si era affannata non poco per farlo partecipare agli europei di Birélle con un' altra compagna, e aveva messo sotto torchio una miriade di belle ragazze fino al punto di ammettere di avergli trovato la "compagna ideale" . Ma una che si chiama Rosalise può diventare mai una vera compagna? Era alta e prosperosa, si tingeva i capelli di un orribile biondo cenere avendo nonostante tutto i capelli rosso fuoco, e pattinava come una quercia. Paragone piuttosto calzante. Mille volte Dimitri si era offerto di pattinare da solo, o addirittura di smettere completamente di pattinare, ma sua madre non lo aveva neanche degnato di parola. Nulla però faceva sospettare della genuinità dei sentimenti di Rosalise, la quale passava ore ad osservare il campione, senza ottenere alcun risultato, oltre che imbastire lune di miele con lui.
- Ma come farà mai a piacerti quel rospetto? - gli aveva chiesto, un giorno.
- Non azzardarti mai più a parlare così di mia moglie perchè sennò ti lancio e non ti prendo più - le aveva detto.
Susan non era una bellezza comune, diventava brutta per gli invidiosi, e uno splendore per chi la sapeva ammirare. perchè al mondo, nessuno è veramente bello o veramente brutto. Ma per lui, Susan era bellissima, indiscutibilmente.
Quella sera c' erano le gare europee, poi sarebbero venuti i mondiali, e infine le Olimpiadi, e il ciclo si ripeteva. Da una vita. Ma per Dimitri questo ciclo si era già chiuso da molto prima.
- Signor Maison!! Ma cosa fa lì per terra? Piange? Suvvia, lo so, è l' emozione, prende così! tenga, prego, prenda un po' di cioccolata, le farà bene! -
Dimitri avrebbe voluto spiegare, che no, non era affatto emozionato, che era triste, che forse Susan era a casa a combattere con le presine e il ferro da stiro, che magari aveva un fazzoletto a pallini in testa e che era andata a farsi prestare il sale dalla vicina, e ora stava stirando le camice probabilmente con la televisione accesa a tutto volume, sintonizzata su qualche quiz di fortuna, ma preferì non dire niente su tutto ciò, e accettò la cioccolata ringraziando.
- Coraggio, Signor Dimitri, tra cinque minuti entra in pista. Rosalise si sta cambiando.-
- Si, certo, grazie Mr Derwent-
Dimitri tirò un sospirone. Buttò nel cestino quel che rimaneva della tavoletta e fece un po' di stretching appoggiato alla parete. Quando c' era Susan, invece, si appoggiava alle sue spalle. Quando c'era Susan. Ora sembrava quasi che stesse pensando a sua moglie come se non ci fosse più. E in un certo senso, era così. Quando rientrava a casa dopo gli allenamenti, Susan lo salutava freddamente, immergendo il naso in un fazzoletto, gli occhi le si facevano d' un tratto rossi, a sentire il profumo inconfondibile che emanava, di ghiaccio, di corse sulla pista, forse. E poi d' un tratto da lì a poche settimane non l' aveva più vista: Gli lasciava il pranzo in uno scatolino e poi, via! La sera, nella loro stanza, la trovava spesso profondamente addormentata, ome quando tornavano assieme stremati da una giornata di allenamenti. Quando tornavano insieme........
- Forza mio bel campione, tocca a noi! - Dimitri starnutì al profumo di lavanda che emanava Rosalise. " Lavanda per cassetti " pensò aspramente.
Erano in pista. Sugli spalti potè riconoscere i visi contrariati di Molly e Micky, eternamente in contrasto con quello di sua madre, allegro e soddisfatto. Ma le stesse espressioni dei due ex campioni si potevano benissimo scorgere nei volti degli altri spettatori: un bimbetto sulle braccia del papà sventolava pigramente la bandierina, una giovane coppia discuuteva a voce bassa, un vecchietto ormai canuto osservava la scena appoggiato al suo bastone....e molti, molti altri visi, migliaia e migliaia di perdone, di gente che aveva appena sintonizzato la televisione su quel canale....tutti sembravano interdetti. " Ma come? E chi è quella là?" era il fumetto che aleggiava sul mondo intero.
La musica stava iniziando.
Dimitri era al centro della pista, Rosalise era accanto a lui, paludata completamente nel suo tutù di veli verde pisello.
La signora Trattopen alzò i pugni in segno d' inoraggiamento. Dimitri sorrise, come per ricambiare, ma solo allora capì che, anche se di poco, il gesto non era indirizzato a lui.
Ma a qualcun altro.
Dietro di lui.
Il pubblico era scoppiato ad applaudire. Di colpo.
Dimitri si voltò.
E vide!
Le braccia, sottili come cristalli, si alzavano sopra la testa, un titù rosso fuoco le avvolgeva delicatamente il corpo slanciato, gli occhi scintillavano, neri, neri neri come la notte.
Era lei.
Era la sua Susan!
La musica riprese a rombare, ma loro non seguivano i passi. Ne' la musica. Erano passi nuovi, mai visti, passi leggeri ed eleganti, armoniosi, che s' innalzavano quando la musica era calma e si placavano durante le note più alte. Ma il valzer, il tango, il bolero, ce l' avevano in testa, sembravano seguire un ritmo tutto loro: affiatato, spontaneo come una carezza: Susan guardò dietro di se: I pattini dietro di loro formavano quattro striscie. Parallele.
Era quella la magia!
Un Axel, un Tolup, piroette chine, angeli, braccia che formavano movimenti arabescati. E la musica finì proprio com' era iniziata.
Ma loro continuavano a ballare. Tra di loro la musica non si era interrotta, e mai sarebbe stato. Era, molto semplicemente, l' amore. Quando l' amore finisce, la musica si spegne. Ormai sulla pista si sentiva solo il grattare delle lame dei due campioni, il raspare delle loro piroette, l' aria che si spostava quando Susan veniva lanciata in alto....
E continuarono a ballare anche quando venne annunciato il loro " sesto posto". Non erano stati a tempo con la musica, lo sapevano, Dimitri aveva piantato Rosalise in mezzo alla pista, e sapevano anche questo, ma a loro niente più interessava: fuori o dentro il medagliere, in quel momento forse sarebbe stato uguale, ma la loro gioia più grande era la possibilità di poter pattinare insieme, tutta la vita.
" Ti devo delle scuse"
Dimitri stava cercando inutilmente di averla vinta su una macchinetta per il caffè. Era lì, stravolto, sudato, che per l' ennesima volta cercava di aprirla dato che nella fretta si era scordato di metterci dentro l' acqua. Aveva incenerito due presine di sughero cercando di ravviare la fiamma del camino che tardava ad accendersi.
- Che stai facendo? - gli aveva chiesto Susan, ingolfata in un maglione a collo alto, mentre era intenta ad allattare Ricky.
- Metto un po' di Natale - le aveva risposto, mentre, appollaiato su una scala, cercava di appendere un festone dorato sulla porta della cucina, sbriciolando l' intonaco con un poderoso colpo di martello.
- Se continui così ridurrai la casa alle macerie! Ma si può sapere cos' è questo puzzo di bruciato? -
Le presine di sughero si stavano probabilmente ben amalgamando alla fiamma nascente, forse.
Era Natale. Il cielo continuava a mandare giù fiocchi candidi grandi come noci. Dimitri aveva passato tutta la mattinata a spalare cumuli di neve
accatastati davanti alla porta, con il solo riultato di aver, nell' attesa, fatto bruciare l' intera teglia di " Pani di Natale " dove aveva dato il meglio di se.
- Sono una frana! - Dimitri aveva l' aria stravolta ed un pollicione gonfio.
- Ma no, ma no! Ora ci penso io! Tu vai a cmbiare Ricky, te lo affido.-
Susan consegnò il piccolo al compagno, il quale si avviò con fare riluttante.
- Vieni, piccoletto! Vediamo che sorpresina hai riservato oggi per papà? -
Sentì dire Susan da dietro la porta. Sorrise.
L' albero in salotto era adorno di arance candite, che emanavano un delicato profumo di Natale, tante piccole coppie di pattini campeggiavano sulle fronde, e ai piedi, tanti pacchetti stavano cominciando ad affastellarsi. Era piacevole stare lì, sedute senza fare niente, cirondata dall' affetto dei tuoi cari, con un marito meraviglioso ed un figlio che non vedi l' ora di abbracciare. E lei, lei che cos' era per gli altri? Chissà se era davvero così importante?
Susan guardò i regali bendisposti ai suoi piedi: molti erano per lei, lo sapeva. Tutti quelli per Ricky, lei e Dimitri li avevano acquistati insieme, e più volte erano stati indecisi sul colore delle muffoline e la linea del golfino nuovo. Ricky quella mattina li aveva indossati senza far storie, cosa ovvia e naturale se si parla di un bimbetto di nove mesi ormai compiuti che iniziava a gattonare a malapena. Per Dimitri aveva scelto un paio di pattini nuovi, di vellutino nero: i suoi ormai erano troppo usurati per essere chiamati con il loro nobile nome!
- Ecco fatto! Pulito, lavato e stirato! -
Dimitri era tornato, Ricky tese le braccine grassottelle verso la mamma.
- Mamamamamama! -
Susan si strinse forte al petto quel fagottino che profumava di mela.
- Che dici, Ricky, scartiamo i regali? -
- Giusto, Susie! Vieni da papà, piccolo! Il primo regalo che toccherà sarà quello che apriremo, va bene?-
- Come vuoi! Forza, tesoro, scegli bene! - lo incitò la mamma.
* * *
- Dlin Dlon! -
- Il campanello! Vado io! Tu stai qui con Ricky! -
- Non ti preoccupare, resta lì! - ma Susan si era già precipitata davanti alla porta.
- Salve, Susan.-
- Buonasera, Miss Papermate. -
L' atmosfera si era d' un tratto raffreddata un poco.
- Possiamo.....possiamo entrare? -
- Oh....me certo, prego. -
Solo allora Susan si accorse che dietro il cappotto di pelliccia della signora, ce n' era un altro.
- Rosalise mi ha voluta accompagnare. Può accomodarsi anche lei?-
Susan sentì una stretta al cuore.
- ma....ma certo. -
-Mamamamamamm! -
- Oh! Ma chi è questo piccolo angelo?- Da dietro il muro era comparso Ricky, con le muffole alle manine.
- E' mio figlio.....si chiama Richard.-
- Posso? - Rosalise si era timidamente fatta avanti, dato che il piccolo stava guardando con curiosità le sue sovrascarpe.
- Si, ma certo! -
Rosalise si chinò delicatamente, e altrettanto delicatamente prese in braccio il matitino.
Dimitri era comparso da dietro la soglia del salotto. Osservando i nuovi venuti, la sua aria così allegra e spensierata s' incupì, soprattutto notando Ricky in braccio a quella sconosciuta....
- Prego, venite pure in salotto....-
Da brava padrona di casa Susan condusse la piccola comitiva nel cuore della casa.
- Toglietevi pure i cappotti. Gradite una fetta di panettone? - Susan faceva tutto questo meccanicamente, come se fosse una cosa prevista nelle sue mansioni di madre e di moglie. Ma Miss Trattopen lo notò. Non era una donna stupida, lei, anche se egoista e possessiva.
- Susan, ascoltami un attimo. Hai tutte le ragioni del mondo per essere così angustiata con me: sono stata solo una sciocca, e lo so. Io che mi credevo un' allenatrice piena d' esperienza ho fatto la fine di una novellina che guarda le cose a senso unico, ecco. -
- Il te lo vuole con o senza limone, signora?- replicò per tutta risposta Susan.
Dimitri era impressionato non quanto Susan nel sentire quete parole così sentite dette da una donna così rispettabile.
- Con molto zucchero, grazie -
Miss Papermate proseguì.
- Io non ho creduto abbastanza in te, e me ne pento. Sei proprio una grande campionessa, Susan, e io ti devo delle scuse. Mi dispiace. -
A quel punto Susan era corsa ad abbraciarla, e Dimitri l' aveva seguita a ruota.
- Scusa anche a te, Dimitri. Vi voglio bene. -
A quel punto l' anziana allenatrice si era un po' commossa, estraendo dalla tasca un groso fazzolettone damascato con il quale si dette una potente soffiata di naso.
- Non è niente, su! Lei è, e sarà sempre la mia Miss! - la consolò Susan .
- E la mia mamma! - aggiunse Dimitri.
Quando Miss si fu un po' tirata su, proseguì il suo discorso.
- Domani Rosalise parte, torna a casa, in Olanda.-
A quella notizia, sia Susan che Dimitri ebbero, chissà perchè un moto di pentimento nei confronti di come avevano entrambe odiato quella povera ragazza. Faceva quasi tenerezza, quella bambolona olandese incappucciata nel suo berretto verde da sotto il quale ora spuntava una ciocca rossastra.
Rosalise si schiarì la voce.
-Ecco, io sono venuta per avere, in un certo senso, l' anima in pace. -
Rosalise aveva parlato con molta difficoltà, cercando di tenere il più possibile lo sguardo basso per non incrociare quello di Dimitri.
-So benissimo di essere stata la causa di tante sofferenze e gelosie, e ora, vedendovi qui, uniti, mi sento già meno colpevole.-
- In che senso, scusa? - domandò Susan
- Nel senso che ho involontariamente tentato di rompere la vostra sintonia..... -
proseguì, con la voce un po' tremolante.
- Ma no, cara, non è successo niente, via! -
Susan abbracciò teneramente la ragazza, anche lei un po' in colpa per tutto quello che aveva pensato di brutto sul suo conto, e lo stesso pensiero attraversò la mente di Dimitri, il quale arrossì violentemente.
- Sei una grande campionessa, Susan, e anche una grande persona, e ti meriti davvero un compagno come Dimitri e un figlio bellissimo! Auguri, di cuore! -
Detto questo, tutti dovettero in parte mettere mano ai fazzoletti. Susan, però, che non amava molto le sdolcinatezze così prettamente femminili, decise di deviare di netto sull' argomento.
- Bene, allora Miss, si può sapere dov' è finita mia madre? Mi aveva promesso che sarebbe venuta almeno per il cenone! -
- Oh, sono passata da casa sua appena un' ora fa, e mi ha detto di dirti che si scusa tantissimo, ma ha avuto un grosso imprevisto. Ha detto che te ne parlerà molto presto.-
- Ma come! A lei non ha detto niente? -
Miss affondò il naso in una salvietta per un ultima soffiata. Poi riprese.
- Beh, a me qualcosa ha accennato, ma a grosse linee, mi ha detto solo che è corsa a comprare il biglietto perchè l' hanno chiamata d' urgenza dall' America, ma di più non so che dirti, cara. -
Susan sussultò. " Una questione d' urgenza" aveva detto Miss " dall' America" era quello che un po' la preoccupava.
- Pare sia accaduta una cosa molto preoccupante, e che sarebbe passata a parlartene domani mattina, ecco tutto. - E con quello, Miss Papermate si fiondò nuovamente sulla sua fetta di pandoro.
Dopodichè, la cena non si svolse con l' abituale entusiasmo, aprirono i regali in tutta fretta, Rosalise aveva portato un dolce olandese che mangiarono seduti sul divano, mentre Miss aveva scelto per Ricky un piccolo pullover abbinato a quello del papà, lavorato ai ferri, mentre per Susan, che in genere non usava mai profumi, aveva per l' appunto portato una bottiglietta d' acqua di Colonia. Dimitri, invece aveva apprezzato moltissimo i pattini nuovi, e ancor di più lo era stata Susan, scartando man mano che lo apriva, uno splendido costume rosa pallido, interamente ricoperto di piccole paillets fucsia.
E, proprio in fondo al pacco, c'era, un po' traumatizzata dall' attesa, una piccola rosa gialla.
Una dolorosa decisione
I mondiali, quell' anno, si sarebbero tenuti a Oslo. Sarebbe stato un viaggio lungo e faticoso, ma Susan era più che decisa a compierlo. Sarebbe stato il suo secondo sbocco verso le Olimpiadi, meta tanto desiderata da ogni campione. E poi avrebbero fatto uno spettacolo, se tutto fosse andato come previsto: un galà per ricevere i tifosi, se questo è il termine adatto da appioppare ai loro fan, che da sempre li avevano seguiti fin dagli inizi. Dimitri era decisamente su di giri. Sarebbero dovuti partire il giorno dopo, con un aereo di prima classe che avrebbe fatto scalo direttamente a Fiordland e sarebbe arrivato a Oslo con un piccolo vaporetto. Miss Trattopen, quella mattina, era arrivata molto presto, e ora, seduta sul tavolo di cucina, stava ascoltando da Dimitri tutti i loro eventuali progetti per il futuro, in attesa dell' arrivo di Susan, la quale era tutta intenta a cambiare Ricky.
- Ciao, tesoro-
La figlia era d' un tratto comparsa sull' uscio, con il piccolo Richard in braccio.
- Oh, mamma! - Susan s' interruppe un attimo. Era molto preoccupata. Cos'era tutta quella fretta di tornare a New York? Ma si fece coraggio, e domanò lo stesso.
- Mamma, ieri Miss mi è venuta a trovare, sai, per gli auguri, e mi ha detto che tu hai intenzione.... -
- Di tornare in America, vero? -
- Si, ecco, vedi.....sono un po' preoccupata! Come mai tutta questa fretta? Cos' è successo? - Susan aveva parlato tutto d' un fiato, e ora si sentiva stremata, come dopo aver fatto venti giri di pista in una volta.
- Oh, la tua Miss esagera come al solito! E' successo solo che papà è caduto dalle scale e si è rotto una gamba. Sai, non c'è pericolo, ma data l' età non è più molto in forma, e io dvo tornare per assisterlo....-
- Ma papà.....sta bene, vero? -
- E chi lo butta giù, quello! Camperà cent' anni come minimo, lo ha detto anche il dottore! -
Susan tirò un sospiro di sollievo.
- Menomale! -
- Eh già....Parto domani mattina all' alba....ma il motivo principale del perchè sono venuta qui, non è soltanto quello di accomiatarvi e dire le solite frasi di circostanza, ma è per un' altra cosa, una proposta di certo molto dolorosa che però dovrete avere il coraggio di interpretare per il meglio.-
- Si, mamma, dicci pure! -
- Volete che mi allontani? - Domandò Dimitri, facendo per alzarsi dalla poltoncina sul quale era seduto.
- No, è indispensabile che tu rimanga! -
Dimitri era piuttosto imbarazzato, ma si riaccomodò.
- Ecco, nei giorni nei quali ti ho allenata, Susan, il piccolo Ricky, diciamola tutta, è stato molto difficile tenerti concentrata, con i suoi strilli, non è così? -
- Eh già....strillava come un matto! -
- Perfetto. Ora, io non mi sognerei mai di sottrarvi vostro figlio se non che, credo che non ci sia altra soluzione.-
- Ma cosa stai dicendo, mamma?! Sottrarci Ricky? Cos' è questa storia? -
- Vedete, voi siete una coppia giovane e ben affiatata, la vostra carriera è nel pieno del suo splendore e.....Ricky, beh, è molto faticoso tenere un bambino così piccolo quando anche voi agli allenamenti dovete portarvi i tramezzini da casa perchè non avete il tempo di pranzare con calma! Figurarsi stare dietro ad un bebè! Se non ci fossi stata io, Susan, saresti stata tutto il tempo davanti alla culla! E io parto, vi ritrovereste soli e di certo impazzireste! Inoltre avete un sacco di stress: i mondiali, le Olimpiadi.....finireste per impazzire!-
- E allora cosa dovremmo fare? Gettare nostro figlio nella spazzatura? -
- Assolutamente no! Se me lo permetterete, porterò Ricky con me, in America.-
Susan sgranò gli occhi. Dimitri non aveva fiato neanche per spiccicare parola!
- Ma mamma.....è...è nostro figlio! E non sapremmo neanche quando sarai di ritorno! E' semplicemente un' idea folle, ecco tutto! -
- Ma è più logica e semplice di quanto tu non creda! -
Ed era la verità.
- Vi semplificherei molti problemi! -
- Ma Ricky non è un problema! -Era stato Dimitri a parlare.
- No, non oserei mai dire questo, solo che dovreste affrontare un grosso viaggio: a Nizza! Con un neonato! In un territorio sconosciuto! Senza una faccia amica se non le vostre allo specchio! Finireste per trascurare il piccolo, per dimenticarlo....-
- Questo, mai! -
- O almeno, per negargli molte delle attenzioni che esigono i bambini così piccoli! Guandate l' altro lato delle cose, e non ragionate a senso unico, vi prego! Ho una casa grande, spaziosa, e molto tempo da dedicare al bambino, almeno finchè non muoverà i primi passi, almeno fino a che non diventi un po' più autonomo! Fidatevi di me! Sarà tutto migliore! -
- Invece potremmo prendere una tata, una governante! -
Questa frase da parte di Susan, ferì profondamente la mamma.
- E questa sconosciuta la lascereste per cinque mesi qui, a casa vostra, con vostro figlio? Vi fidate più di una qualsiasi studentessina che fa le stagioni per arrotondare lo stipendio e non di una persona che vi conosce da quand' eravate in fasce e che non chiede nient' altro se non alleviarvi qualche fatica ed un po' di fiducia?! -
-Scusami, mamma.-
Dimitri prese la parola.- ma il punto è che lei, signora, starà via non pochi giorni, ma forse anche qualche mesetto! E ci priverebbe del piacere di vedere Richard crescere! -
- In parte è vero. Ma esiste il telefono con il quale potrà addormentersi sentendo le vostre voci, vedere le vostre fotografie e voi ammirare le sue che puntualmente vi arriveranno! La vita è fatta di scelte, e molto spesso anche dolorose, ma ìn gran parte giuste. lasciate che mi occupi io di lui, non gli farò mancare niente! E poi avrete meno pensieri. Vi prometto che tornerò presto, e allora si, potrete davvero pattinare in tre. -
Momenti di sconforto
L' aereoporto era pieno di gente. La voce metallica degli annunci stava blaterando qulcosa di incomprensibile, tanto era il rumore che aleggiava tutt' inorno. Dimitri aveva posato un braccio sulla spalla di Susan, con fare protettivo. Dietro di loro, come per scortarli, macchine fotograiche scattavano flash decisamente inopportabili, almeno per i due campioni. A fatica salirono gli scalini del loro aereo. I flash cessarono. Susan aveva gli occhi rossi. E si sedettero. Vicini. Dimitri accanto al finestrino.
- Coraggio, Susie....Il nostro Ricky è in buone mani. Tua madre ha detto che appena arriva ci chiama. -
Ma Dimitri non ottenne risposta. Susan infatti continuava a piangere senza emettere lamenti. Aveva pianto la mattina, aveva pianto mentre preparava la sua valigia.... Anche Dimitri era molto triste, ma quella era stata la soluzione migliore, dopotutto, e questo lo consolava molto.
Era strano vedere " l' inarrestabile Susan" piangere. Gli occhi si facevano ancor più neri, e sarebbe stato anche opportuno pensare che anche le sue lacrime fossero d' inchiostro. Invece no.erano trasparenti, salate.
- Lo so, Susie, ma tua madre è la persona più sicura del mondo! Persino più della mia! E pensa se non ci fosse stata lei: a quest' ora sarei ancora paludato con Rosalise....Ora semtti di piangere, amore perch....-
- Vuoi stare un po' zitto? - lo aggredì Susan, scostandosi dal suo braccio.
E Dimitri si zittì. Lo sapeva come doveva essere triste, Susan, ma quel suo gesto lo fece rimanere male. Chissà dov' era, adesso suo figlio? Stava attraversando l' oceano, lo sapeva, e forse piangeva perchè il viso di sua mamma tardava a sporgersi dalla culla....a questo pensava Susan.
- Tra quanto si arriva? - Dimitri aveva appena chiesto ad una hostess di passaggio, con la stessa aspettativa di un bambino impaziente chiuso in macchina.
- Tra due orette ci siamo, signor Maison, - gli ammiccò cordialmente la ragazza
- Intanto, gradirebbe un pacchetto di salatini? -
Dimitri avrebbe voluto rispondere che tutto quello che al momento avrebbe "gradito" sarebbe stato un po' di conforto da parte della moglie, ma alla fine costatò che anche un pacchetto di salatini poteva andare bene. Pagò e aprì.
- Vuoi? - Chiese a Susan, la quale si limitò ad afferrarne uno , un orsetto bucherellato di chicchi di sale.
Dimitri ne arraffò una generosa manciata, nella sequenza: cuoricino- stella- elefante senza proboscide- orsetto- aereoplanino- proboscide senza elefante- stella- stella. E sgranocchiò senza interesse.
Quel giorno era stato terribile. Si erano alzati alle tre del mattino, erano passati a prendere la mamma di Susan, la quale li aveva aspettati davanti all' ingresso, con gli occhi un po' lucidi. Li aveva salutati, ma Susan non aveva risposto. Per tutto il tragitto era stata con la culla di Ricky sulle ginocchia, cullandolo dolcemente. Miss Trattopen aveva blaterato senza tregua per tutto il viaggio, dicendo quanto, ma quanto le dispiacesse andarsene, e intanto aveva illustrato tutti i progetti che avrebbe fatto con Ricky non appena fossero arrivati a New York. Ed ecco che erano arrivati tutt' ad un tratto all' arereoporto. Susan aveva consegnato la culla di Ricky alla madre, che l' aveva baciata teneramente su una guancia.
- Trattamela bene, - aveva poi raccomandato a Dimitri, il quale aveva assentito mestamente. E poi....e poi non c' era stato troppo tempo per i saluti, in un attimo l' anziana signora era stata ingoiata nella minuscola porticina dell' aereo, in braccio, la culla. Lo sportello venne chiuso, lasciando la coppia ferma, immobie, come da " spartiacque" tra le due immense ali di gente che si riversavano da ogni parte trascinando valigie. E l' aereo era decollato. Rombando.
* * *
- Drin diridron...drin diridron....dr...-
- Pronto? - Era stata Susan a rispondere, con un nodo alla gola, un nodo che si sciolse all' improvviso, non appena sentì la voce un po' contraffatta dell' interlocutore dall' altra parte del telefono...dall' altra parte dell' Oceano!
- Ciao Tesoro! -
- Mamma!? -
- Si, sono io! Siamo arrivati ! -
- Quando? Com' è stato il viaggio?E Ricky?-
- Calma, calma! E' andato tutto a posto! In tutto saranno state sei-sette ore di viaggio, e ti posso assicurare che il piccolo è stato calmissimo! -
- Sette....sette ore di viaggio? Mi prendi in giro? -Susan era sconvolta.
- Certo, io sono partita alle 5 di mattina, ed ecco qua....ora è mezzogiorno preciso!-
Susan controllò l' orologio: era proprio vero! E solo ora sentì un leggero languore alla bocca dello stomaco.
- Oh...ma Ricky non ha pianto neanche un po'? -
- Non ha versato neancheuna lacrima! -
- Lo dici solo per farmi invidia! -
- Ti giuro, Susan! Ora gli sto preparando il biberon....ma non mi chiedi di come sta il papà? -
- Come sta il papà?-
- Bene, è qui sul divano....vuoi che te lo passi? - ma non aveva neanche risposto, che la voce del papà rimbombò nell' apparecchio.
- Hallo, my darling! -
- Ciao, papà! Come stai?-
- Non c'è di che....la mia gamba va meglio, e tra un mese toglierò il gesso. Tu come stai?-
- Bene, anch'io....ti è piacito il mio Richard? -
- Quella piccola canaglia? Sentilo, sentilo come strilla! -
In effetti, anche se la lontananza era molta, il pianto di Ricky attraversava tutti i mari!
- Passamelo, passamelo papà! -
- Toh'....vedi un po' se riesci a farlo zittire!-
Attimo di pausa...uno strillo irruppe all' improvviso.
- Ricky....piccolo! Sono la mamma! Mi riconosci? Ti voglio bene...mi manchi, tesoro. Anche papà sta bene, si.... ciao piccolo, ciao....-
A quel punto, Susan tolse la linea.
Dall' altra parte del mondo, un pianto si era " misteriosamente " placato, e Susan, di botto frenate le lacrime, posò la testa sulla spalla di Dimitri.
- Ricky mi ha detto di salutarti....- disse, prima di addormentarsi profndmente.
Giorno dopo giorno......
Il villaggio olimpico era più brutto di quanto avessero potuto immaginare. Il che non riguardava affatto il magico mondo norvegese fatto di casine rosse e blu poste sulla costa, anzi. L'aria, quella sì, apparteneva proprio al mare! I due campioni erano sati subito investiti da una ventata di aria gelida e da un cielo cupo, il che non prevedeva affatto un soggiorno piacevole e rilassante. E i loro appartamenti non migliorarono affatto la situazione. Erano delle ampie stanze bianche, letti di ferro, lampade a gas, l' atmosfera era riscaldata soltanto da una grande stufa di maiolica che sbuffava vapore emettendo suoni a dir poco " di benvenuto" . Ma a Susan tutto ciò non importava; era un campionato o no? Ebbene, lei era venuta per il campionato e basta, non di certo per motivi di arredamento. Ma nei giorni che seguirono, l' atmosfera si fece più calda. Un po' perchè la data del campionato si avvicinava, un po' anche, diciamola tutta, per i maglioni di lana, che seguitavano a crescere ogni giorno di più. La mattina si iniziva con uno più il giubbotto imbottito, il pomeriggio diventavano due e la sera salivano a quattro, uno sopra l' altro. Più il pigiama. Susan, già fin troppo gracile, aveva del tutto abbandonato i leggeri costumi scollati " di una volta " e ora rischiava di rimanere incastrata in tutte quelle giacche che la avvolgevano. Solo la testa, e almeno quella, sporgeva di tanto in tanto, per poi venire ricacciata in una nuvola di berretti. Era buffo. Quando pattinava il calore la riavvolgeva tutta, e i maglioni di lana allora diminuivano, e Susan rideva, capelli al vento, nonostante i geloni che le facevano spesso sanguinare le mani ogni volta che cadeva.
- Ma perchè non ti metti i guanti? - le aveva chiesto Dimitri
- Non sono mica una principiante! E poi questo è un motivo in più per non cadere! - gli aveva risposto, affondando le mani dento una bacinella d' acqua calda.
Dimitri invece incassava tutti quei disagi con insolita fantasia. Insolita, ripeto, dato che Dimitri era sempre stato molto delicato, e attento a queste cose, ma da quando aveva sposato Susan sembrava che le cose andassero molto meglio.
E i giorni passavano, scanditi regolarmente dalle ore delle ore pasto e da quelle degli allenamenti. La mamma di Susan chiamava la famiglia un giorno si e l' altro no. Ormai erano quasi tre settimane da quando Ricky era partito, e ciò provocava qualche momento di angoscia, ammorzato subito da qualche giro di pista che i due campioni facevano abbracciati, e solo allora la situazione si ristabiliva. Era strano pensare che la loro vita fosse così monotona, ma allo stesso tempo così incredibile. Facevano più o meno le stesse cose: allenamenti, campionati, Olimpiadi, allenamenti, campionati, Olimpiadi e così via. Ma era bellissimo. Erano solo i dettagli, le piccole cose a fare di ogni momento una cosa incredibile, e molto spesso, splendida.
Un po' più di attenzione
Susan era già tutta pronta, e anche Dimitri. Gli ultimi momenti erano di certo i più angosciosi. Erano lì, davanti allo specchio: stavano provando la parte centrale del pezzo, i passi che richiedevano più spazio li abbozzavano appena con le mani o con la punta delle dita. Entrambi osservavano un punto indefinito nello specchio, ma Susan, seguendo lo sguardo di Dimitri, notò che finiva nei suoi occhi riflessi. Ad un tratto si sentì molto romantica, e così femminile...del tutto improbabile per la sua natura! Certe volte si sentiva anche in colpa per non essere così attenta nei confronti del compagno, il quale la riempiva di attenzioni e vezzeggiativi, dei quali non aveva affatto bisogno, ad esempio come quella volta che lui l' aveva chiamata " stellina "e lei l' aveva colpito con un coprilama. Sorrise. Mentre pensava, si accorse ancora una volta che i suoi piedi si erano mossi indipendentemente dalla testa! Ebbene si, erano proprio piedi d' oro, quelli, su loro avrebbe sempre potuto fare affidamento più che su chiunque altro!
Anche Dimitri si sentiva sereno. Sapeva che nulla avrebbe potuto impedire loro di vincere. Susan era troppo brava per meritarsi anche solo un secondo posto! Ma evidentemente si sbagliava. Si sedette, e con le dita tremanti si allacciò i pattini. Erano il regalo che Susan gli aveva fatto per Natale.
Di sottecchi osservò la compagna sistemarsi distrattamente un ciuffo dei suoi capelli, che per tutti erano castano topo, ma per lui erano biondo ramato. La vide coprirsi di cipria controvoglia, per nascondere quegli spruzzi di lentiggini sempre tanto contestati dalla giuria, e da Miss, quand' era piccola.
L' ultima cosa che vide Dimitri, prima di venir chiamato in pista, fu Susan che si chinava per prendere i pattini che sarebbero dovuti essere stati sotto la panca.
Che sarebbero dovuti essere stati sotto la panca.
Susan allungò una mano, sicura di sentire al tatto il tessuto della sacca che copriva i pattini. E la sacca venne fuori. Susan la aprì. Ma i pattini non c' erano. In quel momento sentì la musica del loro pezzo iniziare, un brivido la assorbì tutta. Era ancora in calzini quando già da tempo avrebbe dovuto avere i pattini ai piedi! Un attimo di sconforto le suggerì di sedersi in un angolo e piangere. I pattini li aveva messi ad affilare ai piani superiori, e probabilmente li aveva dimenticati lì! E non c' era davvero più tempo perchè le sue gambe le consentissero di fare una corsa. Una lacrima oltrepassò lo strato di cipria formando sulla guancia una goccia opaca. Probabilmente Dimitri stava ticchettando il ghiaccio con la lama, in quel modo così fastidioso, probabilmente era incapace di muoversi, probabilmente sarebbero stati squalificati....per colpa sua! No, non ne aveva il diritto. Non aveva il diritto di rovinare anche il sogno di Dimitri per una dimenticanza così grave e a suo modo, anche così stupida. Un campione di pattinaggio che dimentica i pattini proprio il giorno della gara! Incredibile, quasi.
Ad un tratto capì che non sarebbe stato importante se i pattini a un passo da lei, quelli di Dimitri che usava per gli allenamenti, non erano in tinta col costume verde, perchè neri e un po' sfilacciati, e se le lame non erano proprio da gara, no, non aveva affatto importanza.
Li afferrò, ancor prima che potesse cambiare idea, e se li infilò febbrilmente. Per allacciarli, fece un rozzo fiocco davanti: non aveva tempo per riannodarlo e infilanlo dentro. I suoi piedi traballavano all' intenro del numero 44 di Dimitri, lei che aveva appena un 38 scarso!
Ma ancora una volta non aveva importanza. Si tuffò in pista, e come al solito l' odore del ghiaccio levigato la avvolse come una nuvola di vapore.
Si sentì d' improvviso tranquilla e rilassata a tutti e due i modi.
Dimitri stava piroettando a un passo da lei.
Non era così sprovveduto come immaginava, allora, pensò Susan. Mentre passava, l' afferrò, e piroettarono in tondo.
Dimitri lanciò Susan in alto, e quando la riafferrò, i suoi occhi caddero sui pattini della compagna.
Capì, ma nonostante tutto sorrise.
La decisione di Dimitri
Appena un' ora dopo l' esibizione, così, molto schiettamente, la coppia venne convocata dalla giuria. Dimitri, teso e accaldato come non mai, assentì in silenzio, dato che stava bevendo attaccato ad una bottiglietta piena di sali minerali dai colori improbabili. Susan preferì di gran lunga non rispondere.
Sapeva benissimo che per Dimitri i risultati avevano un valore relativo, solamente parziale della gara, ma per Susan era tutta un' altra storia.
Per lei i risultati, i premi, le postazioni, erano la gara. E quando si sentì dire che la giuria chiedeva di loro, e che li aspettava così urgentemente, credette subito che, nonostante il suo ritardo in pista volessero far loro i complimenti, come ogni volta, dopotutto.
Ma questa giuria era diversa. Innanzitutto era composta da quattro persone, in secondo luogo i loro volti erano molto diversi dal complimentarsi, anzi.
I due campioni si sedettero. Dimitri circondò Susan con un braccio.
Una della giuria si alzò, e prese la parola. Dopotutto, erano a Oslo, e quest' ultima era la sola delle quattro cariche a conoscere la lingua italiana, anche se con un lieve accento straniero.
- Signori, questa commissione ha deciso di convocarvi a causa di una cosa alla quale noi tutti abbiamo a lungo confabulato. Sappiamo che siete stranieri, abbiamo preso a lungo in considerazione che voi siete fin troppo preparati per le Olimpiadi, nonostante tutto....-
A quel punto Susan scattò. I lunghi giri di parole non le erano mai piaciuti, e tutti i leggeri colpetti di tosse che ogni tanto sboccavano durante la conversazione la infatidivano.
- Senta, signora, si può sapere dove vuole arivare? -
- Miss Matitos, nonostante la grave mancanza si permette anche di alzare la voce a un membro della commissione?-
- Quale " grave mancanza"?-
- Miss Matitos, lo sa alla perfezione, e il suo compagno meglio di lei. Il vostro pezzo doveva durare circa dieci minuti e lei ha fatto un ritardo di cinque! Si è inoltre presentata con un paio di pattini non suoi, e per giunta anche pericolosi, dato che come immagino il suo piede deve averci ballato dentro. Ha fatto un' imprudenza che le sarebbe potuta costare cara!-
- Ma....-
- Signorina, non importa, a me e a tutti i miei colleghi se lei ha eseguito un Triplo Axel impeccabile, una piroetta da maestro o un angelo che supera di gran lunga tutti quelli degli altri concorrenti messi assieme, no, ma si da il caso che qui una mancanza così viene severamente punita. E noi non faremo eccezioni. Pertanto...-
Dovrà rifare il pezzo?
Dovrà pagare una multa ?Dovrà ?
Dovrà?
- Pertanto, Miss Matitos, il vostro pezzo, dovuto all' eccessivo ritardo, e al pericolo che lei ha rischiato di correre con quei pattini non omologati, non è assolutamente stato preso in considerazione, quindi non qualificabile alle Olimpiadi.-
Per Susan sarebbe stato molto meglio se la donna l' avesse schiaffeggiata con tutte le sue forze, se l' avesse frustata con i fili di ferro, ma di certo non avrebbe potuto fare più danno di così.
Quel non qualificabile alle Olimpiadi voleva dire la fine, l' abisso, la depressione, il tunnel più buio nel quale un campione può scivolare quando non ha più speanza. Non aveva neanche reagito. Non avvertiva neanche più la leggera pressione del braccio del compagno posato sulla sua spalla. Il resto della discussione lo ascoltò come un' ebete.
- In quanto a lei, signor Maison, ho da porgerle tutti i miei complimenti per come nell' attesa ha gestito bene la situazione. Inoltre, il suo pezzo è stato valutato e lei potrà accedere alle Olimpiadi, ma senza la sua compagna, temo.-
Dimitri sgranò gli occhi, stringendo Susan ancora più forte.
- Come sarebbe a dire? -
- Potrà scegliere un' altra compagna se vuole pattinare a coppia, o potrà anche pattinare da solo, tanto le qualità non le mancano di certo. Scelga, ma in fretta, che dobbiamo subito spedire la richiesta della sua decisione all' associazione Olimpionica di Vienna.-
- Può anche mandarla subito, la sua richiesta. Tanto io non vado.-
- Che cosa?-
- Io non andrò alle Olimpiadi se Susan non mi accompagnerà.-
- Ma certo che la accompagnerà, ma solo nel viaggio, temo.-
- Lei non ha capito! Se mia moglie non pattinerà con me, neanch'io mi farò vivo alla prima sera. Senza di lei io non vado. Lei è parte di me. -
- Questi sentimenti le fanno onore, Maison, e anche a me duole molto escludere la vostra compagna da un sicuro primo posto, ma se dovessimo tutti essere così di buon cuore, in questo sport non ci sarebbe più disciplina! Sono le pratiche! Tornando a noi, non sia ridicolo, signor Maison! Le sto offrendo una decisione importante, che potrebbe far proseguire la sua carriera!-
- Me ne infischio della carriera! Me ne infischio di lei, di tutti voi, dell' associazione Olimpionica, di Vienna e di tutto il dannato mondo! Non fate partecipare Susan? E io non vengo. O fate venire anche mia moglie o io giro le spalle a tutto, ai premi, alle coccarde e alle medaglie. Non me ne importa, voi avrete pure le vostre decisioni ed io ho le mie. E vi assicuro che non mi smuoverete da ciò. -
- Si calmi, mister Mais....-
- No, non mi calmo! Lei non lo sa, non lo sa quanto ha lottato questa ragazza, e quante volte non l' ho aiutata! Nonostante tutto mi ha sposato, e se la vuol sapere tutta, ha rinunciato a suo figlio, a suo figlio per tutto ciò!-
A quel punto Dimitri aveva scaraventato giù dal tavolo una pila di scartoffie.
- Va bene, farò partecipe delle sue ragioni a tutta la commissione, vedremo quel che si può fare. faremo in modo che per Miss Matitos vi sia un' eccezione, dopotutto....-
- Così va molto meglio, perchè io...-
Ad un tratto Susan scattò in piedi, afferrò il braccio del compagno. Lo strinse.
- No, Dimitri - gli disse con dolcezza.
- Andiamo via, non dobbiamo pregare queste persone per una cosa così impossibile. Torniamo a casa, ti prego, andiamo a riprendere nostro figlio.-
Dimitri rimase fermo, ma i suoi occchi fremevano ancora.
- Queste persone non capiscono, e non capiranno mai. Dimitri, ti supplico, andiamo a prendere il nostro Richard!-
- Questi qua non ti meritano.-
- E non meritano neanche te, amore.-
Dimitri rimase fermo, pregustando il dolce suono di quella parola appena pronunciata. Tante persone lo avevano chiamato in quel modo, certo.
Sua madre, ad esempio, ma lo diceva con voce stridula e secca, come se avesse bevuto tutto d' un fiato un bicchierino di grappa forte.
Rosalise lo aveva detto piena di rancore, accentuando più del dovuto ogni singola lettera.
Suo padre lo diceva in dialetto, alla montanara, perciò non glielo diceva mai. Si limitava a dargli qualche callosa carezza sotto il mento.
Ma Susan?
Il suo " amore " era stato, come....No, non era stato niente di questo, era stato tutto.
- Andiamo, torniamo a casa -
- Si, Susan. Che importanza ha, in fondo, tutto ciò, stellina?-
" Stellina".
Susan sorrise a ttraverso il velo di lacrime. Assieme ai pattini aveva dimenticato anche i coprilama.
Epilogo
Cosa successe dopo?
Cosa succese dopo l' incontro con la commissione a Oslo?
Susan e Dimitri non parteciparono più a nessuna gara: provinciale, regionale, nessuna, mai, mai più. D'improvviso sparirono dai giornali, dalle riviste patinate delle sale d' attesa degli studi dei dentisti, da quelle che non leggeva più nessuno. Scomparvero come chi scompare quando non è più inquadrato dal limitatissimo schermo delle televisioni, da ciò che si vede solo quando è inquadrato, e il resto è come se non fosse mai esistito. E' questa la realtà.
Purtroppo.
Ma per Susan e Dimitri erano stati ventidue anni. Ventidue anni di lotte, di gare, di passioni, di errori, di liti, di coprilama sbattuti in testa, di cadute, di ruzzoloni, cose che non si possono cancellare. E proprio quando arrivi all' apice, al culmine della tua carriere, sudata tutta una vita, e quando imprrovvisamente ti viene troncata, ti si fa il vuoto attorno. Gli amici, anche i più intimi, o quelli che si consideravano tali ti abbandonano. La vicina di casa, il tuo miglior amico, tuo fratello, tua sorella, tua madre, tutti. Miss Papermate, sconvolta, aveva tagliato i fili con il figlio, non riusciva a farsene una ragione: la commissione aveva detto che avrebbe potuto andare avanti, continuare, e allora perchè, perchè aveva scelto di smettere?
Molly, Micky, con i loro ragionamenti, con la loro razionalità!
Perchè , si chiedevano.
Perchè? Perchè questa storia non è a lieto fine, non è un happy endin come si sarebbe potuto immaginare? Perchè non si conclude con un E vissero felici e contenti ?
Perchè l' amore è questo. Se solo ci avesse pensato un minuto in più, prima di dare quella risposta, se solo si fosse messo a pensare ragionevolmente di sicuro non avrebbe dato quella risposta. Ma Dimitri pensò a non pensarci, perchè se l' avesse fatto avrebbe commesso il più grande errore della sua vita.
Dopotutto, loro, quando pattinavano, non lo facevano per se stessi, o meglio, non lo facevano l 'uno per l' altro?
E dopotutto, il loro sogno, non era forse quello di pattinare insieme, tutta la vita? E di apprezzare la scia che la lama del compagno incideva sul ghiaccio al loro passaggio? E il profumo della pista appena levigata?
Tutto il resto: gare, sfide, medaglie, primi posti, Olimpiadi stesse- a guardare in profondità, erano solo lo sfondo. Persino per Susan.
La mattina presto, piano, per non svegliare Ricky, Susan e Dimitri andavano alla pista, si infilavano i pattini, facevano tutte quelle piccole cose che avevano fatto in una vita. Erano i primi a incidere le prime linee, i primi riccioli delle piroette sul ghiaccio. Non c' era musica, solo loro due, da soli, sulla pista, in compagnia del raschiare dei loro pattini. Provavano, riprovavano, come se si stessero preparando per una prima serata.
Ma invece non si stavano affatto preparando per una prima serata, semplicemente per il continuo della loro vita. Non vollero che Ricky seguisse le loro orme, nemmeno quando divenne un po' più grandicello, perchè le vere passioni nessuno te le può raccontare, te le senti dentro, come per Susan, se ricordate. Passarono gli anni, moltissimi anni. I capelli divennero bianchi, le ossa un po' più fragili, ma senza nessun rimpianto.
Susan conservò le sue lentiggini per sempre. La vita continuava!
E se ci pensate, questa è una storia a lieto fine, molto più di quanto vi potete immaginare, se avete capito il senso di questo racconto.
E vissero per sempre felici e contenti.
Sabato 10 novembre 2007
Piccola postilla
Che questo racconto vi sia piaciuto o meno, che vi abbia fatto consumare svariati pachetti di fazzolettini o vi abbia più volte fatti sbottare in una fragorosa risata, non vi sarà un seguito. Ciò vi potrà far piacere o far tirare un sospiro di sollievo, ma per me è molto duro capacitarmene. Abbandonare così due personaggi, due amici, senza continuare oltre? Ma questa è la loro storia, e poi, anche se provassi su diretta richiesta a scriverne il seguito, molto probabilmente ne verrebbe fuori una commediuccia. Guardate ad esempio Piccole Donne. nella memoria di generazioni si pensa a quello e non magari a Piccole Donne Crescono o ai Ragazzi di Jo. Insomma, se credete che sfruttando il personaggio del piccolo Richard possa trovare spunto per una nuova " stella del pattinaggio sulle orme dei genitori" vi sbagliate.
Richard Maison divenne un bravo direttore di banca.
E credetemi, talvolta è meglio così.
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